Anche i ristoranti della bellissima Parma, Capitale della cultura 2020, titolo prorogato al 2021, stanno correndo lo stesso pericolo e da settimane la crisi pandemica morde anche loro, visto che in pochissimi hanno ricevuto liquidità e il pagamento della cassa integrazione.
“Costruiremo spazi e tempi di incontro e di dialogo, riconoscendo la ricchezza multiculturale della nostra storia”, aveva detto il sindaco Federico Pizzarotti al lancio del progetto Capitale, aggiungendo, “arrivando, con ogni sforzo, a coinvolgere ogni singolo cittadino.”
Un proposito impegnativo per l’ex grillino.In questo senso ha fatto storcere il naso a molti ristoratori locali la neo iniziativa promozionale Tasty Box – I Sapori della Food Valley, promossa proprio da Comune, Fondazione Parma Unesco Creative City of Gastronomy, in collaborazione con Parma Quality Restaurants e alcune aziende alimentari del territorio. L’iniziativa è questa: a partire dal 1° giugno a fronte di una spesa minima di 50 euro in uno dei trenta ristoranti del circuito Parma Quality Resturants, il cliente riceverà un voucher che darà diritto a ottenere una Tasty Box – I Sapori della Food Valley. Un regalo/scatola con dentro alcuni prodotti della food valley, dalla pasta al Parmigiano Reggiano DOP, dal Prosciutto di Parma DOP al pomodoro, dal latte alle conserve ittiche. Una bella iniziativa che si trova sul sito www.parmacityofgastronomy.it, ma dove si scopre che vale solo per i primi 400 fortunati. Sarebbero disponibili solo 400 scatole.
In più l’iniziativa è stata presentata come rivolta a sostenere tutti i ristoranti del territorio mentre a essere coinvolti sono solo 30 esercizi. Si è scagliato contro il progetto il parmense Luca Farinotti, scrittore, saggista ed esperto di food governance e che nel 2019 ha vinto il premio “Selezione Bancarella della cucina” al Salone del Libro di Torino, dove descrive la ristorazione e il sistema del cibo nel mondo contemporaneo come inquinato dal business e dalle sponsorizzazioni. Puoi legger qui una sua intervista.
Farinotti: “Il messaggio che passa è che l’amministrazione e le citate associazioni aiutino, con questa iniziativa, tutti i ristoranti del territorio. Invece la stessa è pensata esclusivamente per 30 ristoranti… Sarebbe gradevole se, nel rispetto degli altri mille e più ristoranti non coinvolti, fosse rimossa la frase: è una iniziativa per sostenere ‘i ristoratori del territorio parmense, categoria duramente colpita per l’emergenza covid-19’, e sostituita con un più veritiero : ‘i 30 ristoratori del club Quality, duramente colpiti, così come gli altri ristoratori non aderenti, dall’emergenza’”.
Dello stesso avviso altri ristoratori locali come Giovanni Tonelli, Barbara Aimi, Marina Restori, Emilio Restori, Betty Tarasconi, Stefano Sidoli, Ires Crippa e Massimiliano De Stefano ma anche lo chef stellato Mauro Ricciardi che di Parma non è. In molti hanno commentato criticando il Comune e intervenendo nello scambio su Facebook tra Farinotti e l’assessore al Turismo, Commercio e Città internazionale Cristiano Casa che sponsorizzava l’iniziativa.
Farinotti: “Dato che l’emergenza è davvero gravissima e centinaia di attività sono a rischio (molte non riapriranno), una promozione pubblicitaria a favore solo di una piccolissima parte induce a confondere 30 ristoranti con la totalità dei ristoranti del territorio. Se così fosse, si rischierebbe di pubblicizzare gli uni a discapito degli altri, condizionando il visitatore che si affidasse alla voce istituzionale col risultato di frequentare solo alcuni locali.”
Farinotti richiama l’istituzione comunale al suo ruolo di imparzialità e a rimuovere il comunicato perché il rischio è quello di ufficializzare messaggi ingannevoli. Della serie: l’istituzione ha la facoltà di promuovere iniziative anche e solo a favore di una piccola parte di categoria, anche quando trattasi di attività private a scopo di lucro, ma deve dirlo.
L’assessore Casa ha replicato: “Al di là di questa situazione, l’invito è a trovarci e a discutere insieme progetti corali per sostenere i ristoratori tutti”. Facendo capire che il Comune è intenzionato ad aiutare anche gli altri esercenti.
Farinotti replica così parlando degli organizzatori: “Non è un consorzio elettivo di ristoranti selezionati da un Ente terzo secondo rigidi parametri qualitativi, ma un’associazione di imprese private la cui partecipazione prevede il pagamento di una quota annuale. Ergo, i ristoranti che non aderiscono a tale associazione non sono stati esclusi dalla stessa in virtù di un Ente giudicante, ma sono semplicemente attività che, esercitando la propria libertà di scelta, o perché non riscontrano parametri qualitativi comuni in cui identificarsi, o semplicemente per motivi personali, rimangono felicemente indipendenti.”