Da Gennaio 2017 i clienti delle più grandi catene di negozi di alimentari britannici sono diventati oggetto di un esperimento che porta la popolazione britannica a mangiare più frutta e verdura. Una vera e propria missione iniziata con un accordo stipulato tra gli studiosi della Oxford University e le catene di negozi alimentari, tra cui Sainsbury’s, uno dei colossi britannici, che sta riequilibrando via via il contenuto del carrello della spesa dei britannici portando sempre più consumatori ad acquistare meno carne.
L’iniziativa “Our Planet, Our Health” (Il Nostro Pianeta, la Nostra Salute) ha ricevuto ben 5 milioni di sterline come finanziamento dalla Wellcome Trust, fondazione di beneficenza che sostiene e supporta la ricerca per migliorare la salute e le prospettive di vita mondiali in una situazione di profondi cambiamenti climatici (www.wellcome.ac.uk). Uno dei 15 progetti pilota di questa iniziativa è “Future of animal-sourced foods” che mira alla valutazione della relazione tra il cibo, l’ambiente e la salute a livello globale ed esamina le motivazioni delle scelte alimentari individuali.
Secondo le ultime ricerche, ciò che scegliamo di mangiare è uno dei fattori determinanti della salute mondiale degli esseri umani e dell’ambiente e i cibi di origine animale, come carne e latticini, la influenzano negativamente. Mangiare più frutta e verdura e meno carne rossa andrà a beneficio non solo della salute delle persone, ma anche dell’ambiente. Questa è la missione di questo recentissimo progetto britannico.
Il piano di accordo siglato tra i ricercatori e i supermercati vede questi ultimi impegnati nel ridisegnare le proprie corsie inserendo le alternative vegetariane sugli stessi scaffali dei prodotti a base di carne, per dare ai clienti la possibilità di fare un confronto tra le due tipologie di articoli; offrendo buoni e punti fedeltà a tutti i clienti che scelgono prodotti vegetariani; fornendo ricette e volantini che spiegano come ci si possa nutrire mangiando meno carne.
La catena di negozi alimentari Sainsbury’s, che nel 2016 ha lanciato cinque formaggi vegan attraverso il suo marchio registrando un picco delle vendite del 300% oltre le previsioni iniziali, è il collaboratore chiave di questo progetto. Sainsbury’s ha identificato una serie di punti vendita, tra cui negozietti locali, ipermercati ed il suo servizio di shopping online, come punti di analisi per l’andamento dell’operazione. Ciascun punto vendita viene monitorato da nutrizionisti, economisti ed epidemiologi della Oxford University; i risultati di queste ricerche verranno poi resi pubblici per aiutare la gente a capire quanto la salute dell’uomo sia strettamente legata all’ambiente in cui viviamo, quali sono le prospettive di vita attuali e come intervenire per ridurre le minacce.
L’iniziativa di intraprendere misure specifiche per incentivare la popolazione ad un’alimentazione sempre più vegetale nasce in seguito ad uno studio pubblicato lo scorso anno nel “Proceeding of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS)”, rivista scientifica ufficiale dell’organo statunitense National Academy of Sciences.
Lo studio afferma che mangiare meno carne ridurrebbe la mortalità globale del 6 -10% e taglierebbe le emissioni di gas ad effetto serra del 30-70%. In effetti il sistema alimentare di oggi è responsabile di più di un quarto di tutte le emissioni di gas serra, di cui fino al 80% associate all’allevamento di bestiame: la produzione di carne da macello richiede un uso di grandi quantità di pesticidi, fertilizzanti, carburanti, alimenti, grandi appezzamenti di terreno e milioni di tonnellate d’acqua, rilasciando contemporaneamente significative quantità di gas serra e sostanze chimiche tossiche. Tutto ciò è una delle principali cause del cambiamento climatico.
Oltre alla correlazione con l’ambiente, i ricercatori ed in particolar modo i nutrizionisti della Oxford University, ribadiscono il forte legame tra il mangiare carne e malattie come cancro e patologie cardiovascolari; la carne rossa è ad alto contenuto di grassi saturi e le diete squilibrate, povere di frutta e verdura, ma ricche di carne e derivati animali, sono le principali responsabili della pessima salute globale. Oxford è quindi in prima linea per tagliare in maniera significativa l’assunzione di carne tra i britannici, spingendo ad un consumo maggiore di vegetali che devono diventare l’elemento principale dell’alimentazione.
In realtà nel Regno Unito e nel resto del mondo, la tendenza a mangiare meno carne è già in forte crescita tra i consumatori e ci sono diversi supermercati e catene di ristoranti che offrono piatti vegani. In Italia, l’ultimo rapporto Eurispes di gennaio 2017 dichiara che il 7,6% del campione della popolazione intervistata segue una dieta vegetariana o vegana (nel 2016 era il 7,1%) di cui il 4,6% degli intervistati a campione si dichiara vegetariano (-2,5% rispetto al 2016) mentre i vegani giungono al 3% (erano l’1%). Secondo i ricercatori della ricerca “Future of animal-sourced foods” tutto ciò non basta, sono necessarie ulteriori riduzioni dell’assunzione di carne e derivati animali nell’alimentazione quotidiana di tutti. Per questo motivo, nonostante si possa scegliere tra una maggiore varietà di prodotti vegan rispetto al passato, la ricerca ha disposto quattro attività primarie da svolgere all’interno dei negozi di alimentari:
• Proporre offerte nel servizio di negozio online, dando la possibilità di ordinare, con uno sconto extra, un altro prodotto come alternativa più sana e più rispettosa del pianeta.
• Installare in fondo ad ogni corsia dei supermercati degli espositori per la promozione di prodotti vegetali come ad esempio spaghetti e lasagne senza carne ed inserire ricette vegane tra gli scaffali a disposizione di tutti.
• Eliminare le aree dedicate ai soli prodotti vegani, collocando invece tutti questi prodotti accanto ai loro “equivalenti” a base di carne: accanto a salsicce, burger e polpette di origine animale si trovano quelle vegetali; le torte con panna e burro vegetale vengono inserite accanto a quelle con latticini; preparati a base di riso, cocco, noci proposti come alternativa ai formaggi vaccini sono riposti nelle celle frigorifere accanto a quest’ultimi; etc. Secondo i ricercatori questa nuova modalità di collocamento dei prodotti aiuta il consumatore a diventare sempre più consapevole delle proprie scelte, gli permette più facilmente di confrontare ed esaminare gli ingredienti ed i nutrienti di entrambe le categorie, incentivandolo a decidere su cosa è meglio per la propria salute.
• Bonus sui punti fedeltà e sconti per i prodotti a base vegetale.
Secondo un’analisi dei ricercatori di Oxford, adottare una dieta a base vegetale porterebbe, entro il 2050, ad evitare 7,3 milioni di morti ogni anno. Inoltre si pensa che, entro lo stesso anno, le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di cibo si ridurranno della metà rispetto alle emissioni che la Terra può sopportare, a patto che il riscaldamento globale si limiti a non superare i 2°C.
L’intento di questo studio non è quello di far diventare tutti vegan, ma il cambiamento climatico dovuto all’attuale sistema alimentare ha bisogno di essere affrontato in maniera diversa e non solo attraverso dei cambiamenti tecnologici. Un grande passo avanti è l’adozione di un’alimentazione più sana, sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Scelte come il “Meatless Monday” (lunedì senza carne) sono sicuramente un supporto per andare nella giusta direzione, ma per molti queste giornate “libere” dal consumo di carne hanno la tendenza a non durare nel tempo oppure non portano affatto a cambiamenti poiché spesso molti si “premiano” per aver rispettato il “Lunedì senza carne” aumentandone il consumo nel resto della settimana.
Attraverso questo esperimento sul campo, il proposito è proprio quello di capire come si possono aiutare le persone a fare scelte più informate ed a incoraggiarle nell’intraprendere diete sostenibili e sane a lungo termine.