La pianta di cannabis appartiene alla famiglia delle Cannabaceae; al genere della Cannabis appartengono tre specie: Sativa, Indica e Ruderalis. Secondo alcuni, le varietà Indica e Ruderalis sono delle sottospecie della Sativa, mentre secondo altri in realtà sarebbero tre specie distinte.
La pianta della specie Sativa (= utile) ha origine in Asia Centrale, ma anche in Paesi del centro America come Messico, Perù e zone tropicali; ha bisogno di climi molto caldi e necessita di molto tempo e tanta luce per fiorire. La pianta della Sativa è la varietà che lascia effetti più energizzanti, con proprietà anti-ansiolitiche e anti-depressive. Contiene più THC (Tetraidrocannabinolo) rispetto al CBD (cannabidiolo). Il THC è la frazione psicoattiva della cannabis e il CBD è quella non psicoattiva, utilizzata come medicinale. Di conseguenza la Sativa aumenta la serotonina prodotta dal cervello, con influenze a livello di concentrazione e creatività. Nota per le sue fibre, è molto utilizzata in agricoltura e nell’industria tessile.
La pianta della specie Indica (= indiana) ha origini nel subcontinente indiano (Nepal, Tibet, India del nord); può crescere anche in climi meno caldi (ma non freddi!), ha una fioritura rapida ed una resa maggiore con gemme piú dense. La specie Indica contiene più CBD difatti aumenta il rilassamento mentale e muscolare, grazie alla stimolazione del cervello nella produzione di dopamina.
La pianta della specie Ruderalis (=ruderale) è nativa della Russia e della Siberia: pianta piccola, robusta e legnosa, è una specie selvatica naturalmente povera di THC (1,2) e viene usata negli incroci per far aumentare la robustezza delle piante di altre specie. Questi i principali ceppi della Cannabis, dai quali vengono studiati incroci e da cui sono nate moltitudini di varietà con caratteristiche diverse ed adattate alle esigenze di mercato.
LA CANNABIS FA BENE, LO DICE L’OMS
Il 24 gennaio scorso, dopo un lungo lavoro di ricerca scientifica sugli usi terapeutici e sugli eventuali danni e pericoli derivanti dall’uso della cannabis, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha inviato all’ONU e alla CND (Commission on Narcotics Drug) la sua raccomandazione che la cannabis venga rimossa dalla IVª tabella della Convenzione sulle droghe del 1961, riservata alle sostanze considerate più pericolose come eroina e cocaina e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto, e che il principio attivo del THC venga tolto dalla Convenzione del 1971, e riclassificato alla tabella I della Convenzione del 1961,
Stando ai risultati della ricerca, secondo l’OMS non sembra che la cannabis possa avere effetti negativi paragonabili alle altre sostanze presenti nella IVª tabella e ne ha invece sottolineato la potenzialità terapeutica per curare e alleviare sintomi di varie patologie, in particolar modo il dolore cronico e altre malattie come l’epilessia e la sclerosi multipla. In aggiunta, sottolinea come il THC abbia effetti simili alla cannabis e alla resina di cannabis, motivo per cui ha senso che queste sostanze abbiano la stessa classificazione. Il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo) sono due cannabinoidi che si trovano nella cannabis sativa, ed entrambi hanno effetti sui recettori del corpo e del cervello umano. Il THC è il principale componente psicoattivo della cannabis, responsabile per la sensazione di «high» ottenuta. I suoi effetti possono includere rilassatezza, alterazioni dei sensi, appetito, fatica e aggressività ridotta. Il THC può anche aiutare nel contrastare gli effetti negativi della chemioterapia e della sclerosi multipla.
Il CBD non è psicoattivo anche se ha la stessa formula chimica del THC. È quindi possibile utilizzarlo per fini terapeutici senza riscontrare effetti significativi sulle abilità cognitive. Può aiutare nel contrastare il dolore cronico e la depressione.
L’OMS dichiara che non si conoscono effetti negativi del cannabidiolo (CBD), che può essere invece usato a scopo medico; ad esempio, ne è già stato riconosciuto l’uso negli Stati Uniti come trattamento per l’epilessia infantile.
È importante ricordare come nonostante sia vietato dalle convenzioni internazionali, un numero crescente di legislazioni a livello statuale negli Usa e in Paesi come Uruguay, Canada, Messico e Jamaica stiano legalizzando la cannabis per usi non medico-scientifici, mentre cresce sistematicamente il numero di Stati che ne permettono l’uso terapeutico come l’Italia.
La proposta di riclassificazione della cannabis era una notizia attesa da tutti coloro che da anni si battono per una regolamentazione della produzione, consumo e commercio della pianta della cannabis Indica e dei suoi derivati. La proposta non è stata messa ai voti durante l’ultima sessione del 18 Marzo della Commission on Narcotic Drug, in quanto la comunicazione della raccomandazione è giunta solo due mesi prima e quindi fuori tempo limite di almeno tre mesi previsti dalla regolamentazione in materia di classificazione delle sostanze. Nonostante ciò, la presa di posizione dell’OMS sulla cannabis parla chiaro e pone gli Stati di fronte alla responsabilità di rispondere con norme adeguate. (Fonte www.forumdroghe.it)
GRAZIE ALLA CANNABIS LEGALE, AFFIORANO I PRODOTTI DI CANAPA
La canapa viene utilizzata con diverse applicazioni da migliaia di anni. La sua coltivazione in Italia iniziò a svilupparsi maggiormente dal XVIII° secolo, momento in cui si intensificarono le coltivazioni anche grazie al massiccio impiego tessile, edile e fu persino utilizzata per la produzione di carburante. Si introdusse la varietà Sativa anche in cucina, ma avevano tutte un bassissimo, se non nullo, contenuto di THC. La produzione di canapa subì una battuta di arresto mondiale con l’introduzione del cotone e dei materiali sintetici e quando fu dichiarata illegale negli Stati Uniti. Con il sopraggiungere della “cannabis light” o “marijuana legale” ed in certi casi della completa legalizzazione della cannabis, che sta interessando diversi stati del mondo, si ha avuto come effetto diretto il ritorno della canapa e di tutti i suoi derivati sul mercato. Il conseguente business sta crescendo ogni giorno sempre di più e vede la canapa come materia prima di base per la realizzazione di diversi prodotti che variano dal settore alimentare, a quello tessile, alla bioedilizia e ora affronterà il suo utilizzo anche a scopo terapeutico.
La cannabis è davvero un prodotto tanto versatile quanto vantaggioso in termini di sostenibilità ambientale, in quanto richiede un impiego di risorse nettamente inferiore rispetto al cotone: ha una forte resistenza agli stress climatici, adeguandosi con estrema facilità ai climi più disparati, non richiede molta acqua e tantomeno sostanze chimiche come erbicidi o pesticidi per la sua crescita. Di fatto, è sempre stata coltivata in vasti campi, solo successivamente, quando fu dichiarata sostanza illegale, veniva coltivata al chiuso, illuminata con luci artificiali, con sistema idroponico, ma questo tipo di coltivazione ha un forte impatto ambientale a causa degli alti consumi energetici. Oggi che è tornata “legale” bisognerebbe spingere per una coltivazione biologica sui campi, utilizzando fertilizzanti naturali vegetali in modo da ridurre l’impatto sull’ambiente ed incrementarne la qualità.
CANNABIS DA MANGIARE
Il seme della canapa è il custode della sua versatilità in cucina. Neanche a dirlo, sono le piante femmine a dare semi con la polpa più preziosa, ricca di sostanze nutritive ed estremamente lavorabile. I semi sono ricoperti da una buccia piuttosto coriacea che protegge il seme, permettendogli di mantenere inalterati i valori nutrizionali sino al suo utilizzo. Una volta che i semi vengono raccolti e privati della loro buccia, possono essere consumati interi o inseriti all’interno di preparazioni, come biscottini, barrette energetiche, zuppe, cracker, etc…
Non è tutto: i semi possono essere macinati per ottenere una farina naturalmente senza glutine, adatta a svariate preparazioni per impasti sia dolci che salati. Dai semi, costituiti al 75% da grassi, si può ricavare un ottimo olio, a livello nutrizionale ed organoletticamente equilibrato, molto aromatico, dalle note nocciola e lievemente amare per il suo contenuto di clorofilla che ne denota anche il suo colore verde acceso. Le proprietà energetiche del seme di canapa sono eccezionali oltre che nutrizionalmente bilanciate e complete: le proteine corrispondono al 25%, sono complete di tutti gli otto aminoacidi essenziali; i grassi insaturi della famiglia degli omega 3 e 6 coprono il restante 75%, sono acidi polinsaturi importantissimi nella prevenzione di malattie cardiovascolari, del colesterolo, per l’artrosi e a tutela del sistema respiratorio. A livello di vitaminie e minerali, da non sottovalutare l’alto contenuto di vitamina E e dei sali come calcio, magnesio e potassio. Il mercato della canapa in campo alimentare è in continua espansione, la troviamo nelle più disparate forme che vanno dai biscottini, alle caramelle gommose, ai cioccolatini, ai dolcetti come brownies, torte e persino panettoni, fino agli infusi. I prodotti a base di canapa stanno riscuotendo enorme successo proprio perché si può beneficiare delle sue proprietà nutritive senza le possibili controindicazioni date, ad esempio, dal suo utilizzo a scopo ricreativo.
ANCHE IL VINO VUOLE LA SUA CANAPA
Oltre al campo gastronomico, anche quello enologico è stato conquistato dalla canapa. Canavì è il primo vino italiano e d’Europa alla cannabis prodotto nelle Marche e nato dalla collaborazione con l’azienda Canapa Verde e la cantina Monte Schiavo prendendo ispirazione dalla California, dove producono questo tipo di prodotto già da qualche tempo. In realtà, tecnicamente non si può definire vino, piuttosto bevanda aromatizzata alla cannabis (per infusione) in uve da verdicchio marchigiano, ma chi lo ha provato assicura sia speciale!
LA CANNABIS UN VALIDO AIUTO ANCHE PER GLI ANIMALI?
Le proprietà positive del CBD (e quindi non psico attive), sembrerebbero essere efficaci anche su cani e gatti, e non solo sull’uomo. Parrebbe che qualche goccia di olio di CBD già utilizzato a scopo terapeutico sull’uomo per placare dolori, ansia e per stimolare l’appetito, siano altrettanto efficaci per i nostri cani e gatti, senza controindicazioni, sebbene con dosaggi e modalità di assunzione diverse.
In realtà non ci sono ancora delle comunicazioni ufficiali da parte degli esperti, ma anche questa è materia di studio e le premesse per una sua evoluzione ci sono tutte. In caso di dubbi, prima di somministrare qualsiasi sostanza ai vostri amici pelosi, consultate il vostro veterinario di fiducia che saprà sicuramente indicarvi la strada migliore.
UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA PLASTICA
Grazie all’idea di due giovani siciliani, Giovanni Milazzo e Antonio Caruso, è nata la start up “Kanèsis” che produce bioplastiche derivate dall’unione della canapa ad altri materiali di scarto vegetale. Kanèsis propone una plastica ecosostenibile e 100% compostabile che s’immette nel già presente mercato delle bioplastiche con amido di mais e canna da zucchero, ma con una marcia in più, essendo la canapa costituita principalmente da cellulosa e pertanto molto più versatile rispetto ad altre bioplastiche. Inoltre beneficia di una coltivazione a ridottissimo impatto ambientale, riducendo drasticamente le emissioni di anidride carbonica.
“HempBioPlastic” HBP, è il nome del filamento della canapa di colore marrone naturale, senza coloranti industriali, atossico, leggero, resistente e soprattutto biodegradabile. Il primo prototipo risale al 2015 e si basa sul concetto di economia circolare e sostenibile, ovvero realizzare un prodotto industriale con materiali provenienti dalla Terra e rispettosi della Terra stessa. Proprio come fu per la “Hemp Body Car“, il prototipo di automobile progettata da Henry Ford nel 1932 con telaio e carrozzeria realizzati grazie alla lavorazione di semi di soia e canapa.
Oggi più che mai, l’intuizione di Ford si rivela una necessità: i nostri mari ed i suoi abitanti sono in estremo pericolo: si calcola che in meno di 30 anni avremo gli oceani abitati da plastica invece che pesci. Siamo già nel pieno sconvolgimento dell’ecosistema terrestre!
LA SFIDA ECOSOSTENIBILE, OLTRE ALLA PLASTICA, LA CARTA DI CANAPA
L’uso della fibra di canapa per produrre carta risale a più di 2mila anni fa; le prime copie della Bibbia di Gutemberg, realizzata tra il 1453 e il 1455, furono realizzate proprio con la pasta di canapa, così come la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 e la Costituzione Francese del 1791. La qualità della carta di canapa è eccezionale perché è una carta sottile, molto resistente e durevole nel tempo, rispetto a quella prodotta da altre piante. Inoltre non richiede sbiancanti chimici per via della polpa già naturalmente chiara. Altro fattore da non trascurare è che la coltura della pianta di canapa é eticamente ed ecologicamente piú vantaggiosa per l’ambiente e l’uomo: a parità di quantità rispetto alle piantagioni di cotone o di lino, la canapa produce cellulosa quattro volte tanto, al contempo necessita meno acqua per la crescita ed assorbe maggiori quantitá di anidride carbonica.
In italia Sandro Tiberi, artigiano della storica cartiera di Fabriano, ha in progetto di avviare una filiera per la lavorazione della cellulosa di canapa, utilizzando esclusivamente materie prime italiane. L’idea è in collaborazione con il Comune di Fabriano per la raccolta fondi. Un progetto che ci auguriamo possa partire molto presto, contribuendo di fatto alla diminuzione delle pratiche di disboscamento
Che tutte queste “nuove” forme della cannabis siano la chiave per un cambiamento vero di approccio alla canapa – sostanza tanto demonizzata per i suoi effetti ricreativi – per condurci invece ad un utilizzo più diffuso, sostenibile, consapevole e di salvaguardia del nostro ecosistema?
A BRIGHTON, IL PRIMO RISTORANTE VEGANO CON CANNABIS
Il 1 Dicembre 2018 è stato inaugurato a Brighton in Inghilterra “The Canna Kitchen”, il primo ristorante 100% plant based che vanta l’utilizzo della cannabis tra gli ingredienti primari della sua cucina, una cucina sana, vegana ma con il tocco speciale della cannabis. Sam Evolution, il proprietario del ristorante, ha intrapreso questa scelta per cambiare la percezione di molte persone rispetto alla cannabis vista unicamente come sostanza ricreativa. La canapa è una pianta nutriente, versatile, ricca di sapori e profumi e dai naturali benefici terapeutici.
“LET FOOD BE THY MEDICINE” cioè “LASCIA CHE IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA” è lo slogan di The Canna Kitchen, con la mission di mostrare la canapa sotto vesti diverse, proponendo dei piatti belli da vedere, sani, rispettosi e che fanno bene.
La cucina del ristorante utilizza solo ingredienti vegetali, naturali, freschi e di provenienza locale e biologica laddove possibile, e piante di cannabis contenenti i fitocannabinoidi CBD (cannabidiolo), CBG (cannabigerolo) e CBN (cannabinolo), con un livello di THC che rientra nei limiti consentiti dalla legge. Una cucina alternativa solo in apparenza, perché in fondo sfrutta la materia prima offerta dalla terra. Il menu è principalmente vegano con opzioni vegetariane, molto creativo, con opzioni gluten free e varia a seconda dei momenti della giornata.
Tra le delizie vegane del Canna Kitchen troviamo Tofu o tofu burmese (a base di ceci) strapazzato con cipolle, pane a lievitazione naturale, cipolle, avocado, pesto di canapa e semi di girasole; carote affumicate con blinis di canapa e grano saraceno, spalmabile al cocco ed olio di canapa aromatizzato all’aneto e barbabietole fermentate; budda bowl energetiche e ben bilanciate; zuppe del giorno servite con pane a lievitazione naturale e olio di canapa; brownie di canapa con gocce di cioccolato servito caldo con salsa di cioccolato CBD terpene, nocciole caramellate e gelato alla vaniglia e canapa. Abbasso quindi stereotipi e pregiudizi: The Canna Kitchen conduce verso un’esperienza di benessere psico-fisico!
CUCINANDO SU RUOTE: È IN ITALIA LO STREET FOOD GOURMET CON CANAPA
Sara Samuel, una ragazza solare ed energica, è alla guida di Gigetta, un furgone tutto rosa che attraversa l’Italia proponendo ricette gourmet che hanno come protagonista nientepopodimeno che la canapa in tutte le sue varianti: semi, latte, farina, olio ed infiorescenze. La passione di Sara per la canapa è data proprio dalla possibilità di usarla in mille modi anche in cucina, avvalendosi delle sue proprietà benefiche senza l’effetto “high” a cui molti tendenzialmente associano gli effetti di questa pianta. Le avventure di Gigetta, e quindi di “Cucinando Su Ruote” iniziano nel 2014, dopo due anni nella cucina di in un ristorante, Sara decise di diffondere la cultura della cucina su ruote, con l’obiettivo di avvicinare sempre più persone alla cucina vegetale, nel rispetto di tutti: animali, ambiente e uomo. I suoi piatti sono semplici, colorati, con tocco gourmet, privi di soia, non utilizza seitan o surrogati, ma predilige un attento lavoro con frutta, verdura, cereali e legumi di stagione ed italiani e ovviamente la canapa, pianta dai mille usi, che fa bene alla terra e all’uomo. Oltre ad alcuni festival di streetfood, trovate Sara e la sua Gigetta ad eventi, dove la cucina è di contorno ad un altro evento e ciò le permette di proporre piatti più ricercati e a raccontare storie. Sara ci confessa anche che dopo anni in tour sente il bisogno di cambiare, non di fermarsi fissa in un posto, ma cambiare il suo modo di divulgare, non solo quindi una scelta ed un tipo di cucina, ma un modo di stare.