Negli ultimi anni sono stati effettuati molti studi e ricerche nel campo del food, tant’è che miriadi di innovazioni sono state introdotte soprattutto in campo vegetale. Pensate ad esempio alle fermentazioni di mandorle, noci e semi vari per produrre dei simil formaggi vegetali, “all’avena sfilacciata” per riprodurre la consistenza e sapore del pulled-pork, oppure ai burger fatti di carne sviluppata in vitro.
Anche il mondo della moda è stato coinvolto in questo trend, difatti manipolando in laboratorio materiali vegetali impensabili si sono aperte le porte alla moda cruelty free ed è così che oggi si producono scarpe ed accessori in finta pelle utilizzando i funghi, oppure le fibre di cellulosa dell’antico tè kombucha, oppure ancora le foglie dell’ananas o la buccia delle banane. Una delle più recenti rivoluzioni nel campo del food pare proprio arrivare dalla patata. Un’invenzione tutta australiana, che grazie ad Andrew Dyhin, fondatore ed ingegnere dell’azienda PotatoMagic, promette di offrire un prodotto 100% vegetale composto da sole patate, versatile che si presta per fare la crema pasticciera, le salse, i gelati, la maionese, negli impasti da forno, yogurt e naturalmente i formaggi come ad esempio l’halloumi, tipico formaggio cipriota.
COS’È IL CHATO?
Il Chato (fusione delle parole “Cheese” e “Potato”) è costituito al 100% da semplici patate coltivate che vengono sottoposte ad una serie di processi top secret che prevedono la loro cottura a determinati range di temperatura e poi raffreddate.
Il prodotto si presenta sia in forma liquida, per essere utilizzato come addensante per creme, salse, purè o come latte vegetale alternativo, sia in forma solida, grattuggiato sulla pizza o gli gnocchi perché fonde come la mozzarella, o tagliato a cubetti nelle insalate, fritto come le classiche patatine o grigliato, oppure grattuggiato per ottenere delle frittelline simili ai Rösti svizzeri o agli hashbrown americani. Nella sua forma solida vengono aggiunti degli aromi che riproducono il sapore del formaggio. Chato è un prodotto adatto a vegani, intolleranti al lattosio ed alle uova e più sano rispetto ai classici formaggi ricchi di grassi.
Chato si può conservare nella dispensa per oltre 12 mesi e si rivela quindi un prodotto comodissimo per la vita di tutti i giorni, ma anche perfettamente fruibile dalle truppe militari durante le missioni oltreoceano oppure come alimento d’emergenza in caso di disastri naturali o per le popolazioni in via di sviluppo; inoltre utilizzato nella versione fortificata con calcio si ottiene un prodotto di livello nutrizionale pari a quello della mucca, ma privo di ormoni ed antibiotici che vengono somministrati agli animali in tutti gli allevamenti.
ORIGINI DEL CHATO
Il Chato è nato un po’ per caso ed un po’ per passione del suo inventore Andrew Dyhin, il quale affascinato dalle patate, ha speso anni nello studio di questo prodotto. Sembrerebbe che, durante uno degli innumerevoli test di laboratorio per un progetto a cui stava lavorando assieme al suo team di scienziati, qualcosa sia andato storto e la sperimentazione abbia generato un risultato inaspettato.
VANTAGGI DEL CHATO
I vantaggi del suo utilizzo sono notevoli. Innanzitutto si parla di fonte di cibo sostenibile ad alto rendimento grazie ad una resa di tre volte superiore rispetto a quella del grano, un’efficienza produttiva che include tutti i sottoprodotti della lavorazione della patata stessa e una coltivazione della materia prima come la patata, che richiede meno acqua e risorse rispetto alla maggior parte dei cereali e dei prodotti di origine animale. Di fatto per ottenere il Chato, si utilizza il 100% della raccolta delle patate, includendo anche gli “scarti” di lavorazione che vengono riscontrati negli attuali processi di lavorazione delle patate e quantificati come il 25 % sul totale del raccolto.
Dyhin ha inoltre promesso che il costo del prodotto finale sarà meno caro del 30% rispetto ai classici formaggi vegetali che troviamo sul mercato. Chato non è ancora in commercio, ma il lungimirante Dyhin prevede l’approdo nei supermercati australiani entro il 2018. Attualmente è già impegnato nella discussione con potenziali fornitori ed investitori per il potenziamento dell’impianto, la produzione ed il marketing ed alla ricerca di joint venture. Ha rivelato di nutrire un profondo interesse per il mercato cinese poiché l’80% della popolazione asiatica è intollerante al lattosio ed inoltre le autorità cinesi stanno cercando di duplicare le coltivazioni di patate entro il 2020 riducendo quelle del riso e del grano che sono meno produttive e più costose rispetto alla patata. Aspettiamo ulteriori studi e la conseguente introduzione sul mercato di questo nuovo prodotto vegetale le cui premesse fanno pensare davvero ad una innovazione che ci garantisce un futuro ancora più ecosostenibile, di sostentamento per la popolazione mondiale, a bassi costi e totalmente cruelty free.
Silvia e gli esperti rispondono…
Alcuni prodotti che trovo al negozio biologico sono molto costosi. Ad esempio, volevo utilizzare il burro di cocco per fare i dolci ma i prezzi sono proibitivi. – Renato, Trieste. –
Innanzitutto bisogna fare distinzione tra l’olio extravergine di cocco ed il burro di cocco: il primo è costituito da solo grasso, mentre il secondo contiene anche la polpa del cocco e quindi anche alcune fibre. L’olio extravergine di cocco subisce delle lavorazioni di spremitura a freddo che giustificano il prezzo più alto. Diffidate dall’olio di cocco che si trova a basso costo, poiché è spesso deodorato ed ha subito trattamenti non a freddo. In alternativa al cocco comprato, una valida soluzione è realizzare il burro di cocco in casa. Aprire e pulire la noce di cocco, e separare la polpa dal guscio. Grattugiare la polpa, mescolare il trito con l’acqua e lasciarlo macerare. Infine, filtrare il tutto per ottenere il latte di cocco. A questo punto, foderare un colino con un canovaccio pulito, appoggiare il colino sopra ad una ciotola, dunque versare il latte di cocco e lasciare sgocciolare il latte di cocco per 6-8 ore, in frigo. Trascorse le 8 ore di gocciolamento, si può notare il latticello raccolto nella ciotola sottostante ed il burro di cocco, contenuto all’interno del canovaccio. In questo modo, si potranno ottenere circa 230 grammi di burro vegetale. Rimuovere il burro con un cucchiaio o con una spatola e conservarlo in un barattolo di vetro per 7-10 giorni. Il latticello si può utilizzare per preparare altri piatti.