Secondo l’inchiesta svolta da The Guardian sul mercato ittico europeo, oltre il 40% delle etichette dei prodotti analizzati sono state falsificate: sono state scoperte specie classificate in maniera erronea, sono state vendute specie protette ed è stata rilevata la presenza di carni suine nei mix di pesce.
Lo studio è stato svolto con la partecipazione di ricercatori e scienziati di 23 Paesi diversi, che hanno prelevato di nascosto un totale di 283 campioni di pesce da 180 ristoranti, insieme ai dati sull’origine del cibo presenti sul menu. Sono state identificate tramite l’analisi del DNA dei prodotti le reali vere specie di appartenenza: il risultato è stato che un ristorante su tre vendeva frutti di mare con etichette falsificate. Le maggiori percentuali di falsificazione si sono riscontrate in Spagna, Islanda, Finlandia e Germania. Le specie che più spesso si sono rivelate “truccate” sono il tonno pinna gialla, il tonno rosso, il lucioperca e la sogliola.
Tra i 130 filetti di squalo analizzati sul mercato italiano, il 45% appartiene in realtà a specie poco pregiate spacciate per prodotti nobili e costosi. Nel Regno Unito il 70% tra i campioni di dentice indagati è riconducibile a differenti specie ittiche, per un totale di 38 diverse razze falsificate, tra cui alcune originarie della barriera corallina. Ma il culmine della truffa si raggiunge con i campioni provenienti da Singapore, in cui le polpette di gamberi sono risultate invece preparate con carni suine. Le capesante reali osservate in Germania, invece, si sono rivelate capesante giapponesi, appartenenti nuovamente a specie meno ambite rispetto a ciò che era stato riportato sulle etichette falsificate.