
Durante il lockdown abbiamo passato più tempo in cucina e a tavola traendone più gusto e scoprendo un interessante rapporto tra tradizioni culinarie e nuove tecnologie. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca interdisciplinare condotta dai professori e ricercatori, con la collaborazione degli studenti del nuovo corso Food Innovation & Management*, dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che tra l’8 aprile e il 3 maggio 2020 hanno realizzato una ricerca su oltre 3.000 persone cercando di esplorare quali siano state le conseguenze alimentari della quarantena.
I risultati, raccolti nel volume “Effetto Lockdown: Come sono cambiate le abitudini alimentari degli italiani durante l’emergenza COVID-19” curato da Michele F. Fontefrancesco, ricercatore di antropologia culturale, hanno sondato: le variazioni nelle modalità di approvvigionamento, preparazione e consumo alimentare, le trasformazioni delle abitudini alimentari in relazione alle caratteristiche demografiche e socioeconomiche degli individui, i cambiamenti culturali e sociali nella relazione con la pratica della cucina durante il periodo di quarantena.
“Il volume è uno strumento per capire meglio come l’Italia è cambiata in tre mesi di incertezza e limitazione di mobilità,” spiega Michele F. Fontefrancesco, ricercatore di antropologia culturale e curatore del volume. “Si rivolge al vasto pubblico volendo contribuire ad una discussione importante sull’impatto della quarantena e sul futuro del cibo nel Paese. Gli interventi analizzano i cambiamenti profondi nell’uso degli spazi domestici, nelle abitudini alimentari e nei modi in cui gli italiani hanno ravvivato la loro passione culinaria in questo difficile periodo. Effetto Lockdown apre, quindi, alla riflessione sul post COVID-19 e su cosa di positivo potrà restare di queste difficili settimane nella vita della nazione.”
È tornata la passione del cucinare
Durante la quarantena, 83% degli intervistati ha dichiarato di impiegare più di 1 ora per preparare il pasto (vs. 52% prima di Covid-19) un aumento considerevole che deriva sicuramente dal maggior tempo a disposizione ma non solo. Per molti italiani il cibo si è rivelato un elemento fondamentale per il suo valore identitario e conviviale. Sarà interessante capire se questa passione si consoliderà anche a emergenza finita, soprattutto laddove lo smart working continuerà a essere una delle modalità di lavoro prescelte da diverse aziende, con la conseguente possibilità di avere più tempo a disposizione per cucinare.
L’ipermediazione tecnologica dei consumi alimentari durante il lockdown
Durante il confinamento, gli intervistati hanno riscoperto la piacevolezza del tempo dedicato alla preparazione dei pasti (+0,57) e l’affiatamento del cucinare insieme (+0,4), dati, questi, in linea con l’istantanea fatta da Nielsen (2020) a livello europeo (08.04.2020), secondo cui la forma dominante del pasto tra gli italiani durante il lockdown è stata quella del prepararsi da mangiare a casa. Non è tutto. Complici il distanziamento sociale ed una pubblicità ripetitiva e malinconica, gli italiani hanno messo da parte i tradizionali canali di informazione per gli acquisti alimentari – libri di ricette (-0,04) e la televisione (-0,03) – in favore di uno sconfinato “ipermondo” culinario, fatto di siti di ricette online utilizzati sia per informarsi sugli acquisti (+0,19), sia per trarne ispirazione sui piatti da preparare (+0,16). Questa svolta social, più che segnare l’inesorabile tramonto della realtà, sembra rinnovarla all’insegna dell’ipermediazione tecnologica. Il boom social sembra, nel caso dei consumi alimentari, derivare non tanto da solitudine e isolamento, ma da una inedita condivisione della pratica del cucinare tra tutti componenti della famiglia, che ha riattivato un significativo scambio intergenerazionale, in cui i Centennials (18-24 anni) hanno scoperto la preparazione dei pasti come forma di espressione da condividere con gli adulti e sembrano essere proprio loro a guidare questo processo.
L’apprezzamento dei pasti durante l’emergenza
In lockdown la durata del pasto è aumentata per il 43% dei soggetti. Il maggior tempo trascorso a tavola potrebbe aver favorito un aumento della quantità di alimenti assunta, elemento che potrebbe parzialmente spiegare l’incremento di cibo consumato dichiarato dal 52% dei rispondenti. Un incremento che il 51% dei partecipanti, soprattutto giovani, ha motivato con un aumentato apprezzamento dei pasti.
La variazione quantitativa della spesa alimentare durante il lockdown
Durante la quarantena si è registrato un incremento della spesa alimentare per il 32% degli intervistati. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, l’aumento di spesa è stato più rilevante per le fasce meno abbienti della popolazione. Infatti, tra coloro che hanno dichiarato di possedere un reddito lordo annuale compreso tra i 15.000 e i 28.000 euro, il 34% ha dichiarato un aumento di spesa. Al contrario, all’aumentare del reddito disponibile, la spesa per prodotti alimentari è rimasta maggiormente invariata o, addirittura, diminuita.
Lo strumento d’indagine
Alla ricerca, che si è svolta con un questionario compilato online tra l’8 aprile e il 3 maggio 2020, hanno risposto più di 3.000 persone in tutta Italia (tutti maggiorenni e italiani, o stranieri residenti in Italia da almeno 2 anni), di cui il 67% costituito da femmine e il 33% da maschi. Con età variabile dai 18 ai 91 anni e un valore medio di 46 anni.
Il volume è scaricabile liberamente sul sito dell’Ateneo a questo link, insieme agli altri prodotti di ricerca sviluppati dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche nel campo dello studio delle cause e degli effetti della pandemia.
Gli autori:
- Paolo Corvo è professore associato di sociologia generale.
- Michele Filippo Fontefrancesco è curatore del volume “Effetto Lockdown” e ricercatore di antropologia culturale.
- Federica Giardino è studentessa del corso di laurea magistrale in “Food Innovation & Management”*.
- Andrea Mantegazza è studente del corso di laurea magistrale in “Food Innovation &
Management”*.
- Maria Giovanna Onorati è professoressa associata di sociologia dei processi culturali e comunicativi.
- Andrea Pieroni è Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e professore ordinario di etnobotanica ed etnobiologia.
- Maria Piochi è ricercatrice di scienze e tecnologie alimentari.
- Donatella Saccone è ricercatrice di economia politi
- Luisa Torri è responsabile scientifico della “Indagine sulle Abitudini Alimentari e l’Emergenza” e professoressa associata di scienze e tecnologie alimentari.
Il corso di laurea magistrale in Food Innovation & Management* è la classe di laurea nata nel 2017 su iniziativa dell’allora Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli sul modello didattico dell’esperienza di Pollenzo. Un motivo di orgoglio ed un riconoscimento importante per dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che grazie all’unicità e alla originalità della proposta formativa legata alle scienze gastronomiche, è stato preso a modello dal Ministero.