Il primo piatto della Gioconda è stato consegnato con una serie di mezzi privati alle 20.30 e l’ultimo alle 23.30 a 91 degli 8000 abitanti di Cagli, nel Montefeltro.
Il 31 dicembre 2020, in pieno lockdown, la cucina della Gioconda ha funzionato come un orologio svizzero, nell’intenzione di rimanere vicino ai propri concittadini almeno con un servizio “confortevole”. Servizio assicurato anche con un delivery che raggiungeva una media di 200 coperti durante i week end.
Ecco cosa deve essere un ristorante, sempre: un luogo ben organizzato in grado di assicurare benessere alla propria clientela.
Certo, la Gioconda è un ristorante rodato, forte di pregresse esperienze costruttive dello chef patron in locali dell’entroterra marchigiano e di 15 anni in pianta stabile nel delizioso borgo medievale di Cagli, tra le spesse mura storiche delle cantine del seicentesco nobile palazzo Brancuti, in pieno centro.
” Sono nato, cresciuto e sto invecchiando ai piedi dell’Appennino e sono felice!!! “
Gabriele Giacomucci, classe 1982, è nato e cresciuto (professionalmente) a Cagli.
In piena campagna, tra le colline marchigiane, Gabriele trascorre la sua infanzia, immerso nella natura. Qui apprende da subito dal nonno Peppe (Giuseppe) i segreti dell’orto, dell’allevamento e della norcineria, ma soprattutto impara a conoscere tutto ciò che il bosco regala: i funghi, gli asparagi e le erbe spontanee, ma soprattutto il tartufo. Si innamora di quei posti, di quei profumi e di quei sapori: in quegli anni fa tesoro di tutto quel sapere contadino che sarà poi alla base dello chef che verrà.
Frequenta l’Istituto Alberghiero di Piobbico e da giovanissimo lavora al ristorante La Ginestra al Passo del Furlo di Acqualagna dove consolida la sua esperienza in cucina.
Nel 2016, a 24 anni, apre il Ristorante La Gioconda in pieno centro storico a Cagli, nella cantina del Palazzo Nobile Brancuti. Qui propone una cucina “marchigiana contemporanea”: l’anima è la tradizione acquisita da bambino, l’ispirazione è il territorio che Gabriele ama e preserva, la tecnica è moderna, attenta alle novità, spinta dalla continua ricerca che Gabriele effettua per scoprire nuovi accostamenti e nuove sinergie di profumi e sapori.
La cucina di Gabriele è una cucina stagionale, che segue il ciclo della natura e valorizza i prodotti locali del periodo: “Il bosco è la mia dispensa”, sintetizza il concetto di qualità dove il cibo è storia, tradizione, paesaggio, armonia e benessere.
Lo Staff è completato dalla mamma Carla, colonna portante della cucina insieme a Gabriele e altri due collaboratori, e da Massimiliano, a cui è affidata la sala.
Gabriele Giacomucci, classe 1982, diploma all’Istituto Alberghiero, è noto ad un pubblico più vasto per aver vinto una puntata del celebre format televisivo “ Quattro Ristoranti” condotto sornionamente da Alessandro Borghese.
Ciò potrebbe sembrare un dettaglio trascurabile per gli esperti gourmet se non fosse che questo riconoscimento popolare è in realtà suffragato non solo dagli ottimi giudizi delle principali guide (sulla Michelin è Bib Gourmand per il migliore rapporto qualità prezzo), ma anche e soprattutto da clienti fidelizzati negli anni, che in questo ristorante trovano un ambiente suggestivo, un’ottima cantina con oltre 600 etichette italiane ed estere scelte con particolare passione ed esperienza e una cucina che non scende a compromessi sulla qualità delle materie prime.
Ne sono una prova le paste fatte in casa, dai frascarelli ai passatelli, dai ravioli ai cappelletti, passando per le meravigliose tagliatelle, che diventano piatti sontuosi particolarmente in autunno, perché questo è il regno del tartufo e Gabriele sa utilizzarlo dall’antipasto al dolce con un non comune senso dell’equilibrio: un menù speciale è proprio dedicato alle varianti stagionali sia di questo amato tubero, sia dei funghi.
Ma vale la pena soffermarsi anche sulle altre proposte di una cucina di convincente e convinta prossimità, che omaggia con stile attuale sia la tradizione che il territorio nelle sue molteplici espressioni: sulla crema di casciotta di Urbino si appoggiano i cappelletti; il Mistrà Varnelli, unito al caffè, sposa addirittura il tenero coniglio; l’olio di Cartoceto irrora la tagliata, il carpaccio e le carni della Cooperativa Agricola di Cagli.
Sulle digressioni fuori regione lo chef non si fa certo trovare impreparato, ed ecco che da lui si può assaporare tutta la gamma di sfumature della Vaca Vieja Galiziana, il filetto di toro lardellato con cinta senese, il patanegra, ma anche il baccalà (il pesce di montagna, come si dice) con pomodoro del Piennolo e olive.
Il dolce ai pinoli con mousse di miele millefiori di Cagli e mascarpone di montagna, il Rovo di Monte Ida con burrata alla vaniglia e sorbetto di lampone, insieme a un favoloso cestino di pane fatto con gli antichi grani locali, completano un quadro dove ogni pennellata ha i colori e il calore delle coccole vere.