Esiste una correlazione tra la coltura del vino e la finanza? Indubbiamente sì. Vorrei declinare i due argomenti su tre livelli diversi: investimenti nel vino, il vino come investimento e analogia del mondo del vino con la cultura della finanza.
Se hai mai pensato ad investire nel vino o sei un appassionato, o magari sei una persona curiosa che si approccia a questo mondo almeno una volta, potresti domandarti: “Cosa bisogna fare per iniziare a produrre il vino?”
Servono terreni, filari, concimi, macchinari, edifici, vasche, botti, serbatoi, manodopera specializzata e magari anche un enologo. Oltre a produrre è necessario imbottigliare, distribuire e promuovere il proprio prodotto.
Tutto questo con l’utilizzo di una risorsa preziosissima: il tempo. In parole povere serve un bel capitale.
Ed ecco che per iniziare a produrre vino è necessario un importante investimento senza nessuna garanzia di successo e, soprattutto, con i primi frutti che vedranno la luce solo dopo diversi anni.
La questione del tempo è cruciale, ancor di più per chi vuole cominciare a produrre vino da invecchiamento. Dal momento in cui si vanno a piantare le barbatelle di uva nel terreno, al momento in cui si andrà a stappare la prima bottiglia, passeranno 5 o 6 anni.
Altri ne serviranno per cominciare ad avere un minimo di ritorno dall’investimento. È un processo lungo che prevede l’impiego di 3 fattori produttivi (J.B. Say): lavoro, capitale, terra e, aggiungerei, tempo.
Questa strada non è percorribile per tutti: servono doti imprenditoriali unite alla capacità organizzativa. Esiste però un altro approccio sicuramente più conservativo: investire nelle bottiglie di vino. Quanto vale una bottiglia di vino? Dipende. Oggi ci sono diversi luoghi di scambio per intenditori e appassionati in cui si collezionano e si rivendono le bottiglie di vino. Un po’ come si fa con le automobili, le moto, gli orologi… ecc. Non solo luoghi geografici, come cantine, negozi o agriturismi, ma anche siti web dove tanti enoturisti o esperti si incontrano e acquistano vini con l’aspettativa di veder valorizzato il loro acquisto nel tempo.
Se, per esempio, avessi comprato dieci anni fa la bottiglia da 3 lt di Barolo del 2010 della cantina Giacomo Conterno per poche centinaia di euro, oggi lo potrei rivendere a 16.000 euro. Stesso discorso per un Sassiccaia del 1985 Tenuta San Guido che oggi varrebbe quasi 5.200 euro.
Chi investe nel settore sa che gli acquisti più vantaggiosi si riferiscono a territori e cantine specifiche e che dipendono anche dalla combinazione perfetta di annata, stato di conservazione e disponibilità sul mercato.
Uno dei fattori più importanti è la capacità di invecchiamento che per alcune etichette può raggiungere e superare i vent’anni dalla vendemmia. È proprio da qui che parte il sistema “en primeur”, nato più di 200 anni a Bordeaux, mediante il quale i britannici acquistavano vino pregiato per il commercio. Solo negli anni Ottanta questo meccanismo è stato esteso anche ai clienti privati. Infatti a Bordeaux, nel mese di aprile, per una settimana, si avvicendano esperti e professionisti per le degustazioni dell’ultima annata negli oltre 150 grandi châteaux della zona.
Da maggio partono le campagne di vendita, che possono proseguire fino a giugno. Acquistare le etichette 24 mesi prima del loro imbottigliamento e quindi prima dell’arrivo sul mercato è un affare per intenditori e investitori.
Un ultimo aspetto riguarda la correlazione tra vino e finanza: il connubio sinergico e il fattore tempo sono cruciali per generare valore sia all’investimento finanziario sia al vino pregiato. Tutte le attenzioni necessarie per curare le vigne, la trasformazione dell’acino in vino, il processo di conservazione ed invecchiamento e la cura del particolare, hanno molti punti in comune con la pianificazione finanziaria e la valorizzazione degli investimenti finanziari nel lungo periodo. Emerge anche un altro aspetto importantissimo, dal mio punto di vista: non possiamo essere preparati su tutto. Prima siamo consapevoli dei nostri limiti, meglio sarà per le nostre scelte enologiche e finanziarie.
affidarsi ad un buon consulente esperto in finanza è come affidarsi ad un buon enologo per scegliere il vino.
Ognuno di noi può decidere di investire in autonomia scegliendo tra i tantissimi prodotti finanziari disponibili sul mercato, oppure farsi guidare da un professionista del settore che è in grado di analizzare le esigenze, gli obiettivi di vita e la storia del cliente. In base a queste informazioni si riesce a costruire il portafoglio: unico, personalizzato e tagliato su misura. Il professionista resta al fianco del cliente nel corso del tempo, per verificare che il portafoglio costruito in base alle esigenze di partenza continui a essere ben impostato anche in base all’andamento dei mercati e alle novità normative. Proprio come fa un bravo enologo in tutte le fasi di produzione del vino.
Affidarsi ad un professionista del vino garantisce di raggiungere un risultato migliore specialmente quando il cliente è indeciso su cosa bere.
Allo stesso tempo è ancora più importante avere al proprio fianco un professionista della finanza, sia per la vastità di strumenti a disposizione nel mercato, sia nei momenti di grande volatilità e incertezza come quello attuale.
Il fattore tempo è cruciale.
Esistono vini importanti che per essere gustati al massimo delle loro potenzialità hanno bisogno di un’attesa di 10, a volte 15 anni, e a nessuno viene in mente di stapparli prima del tempo.
Allo stesso modo, quando si costruisce un portafoglio finanziario, è importante rispettare i tempi tecnici dello strumento per non creare danni.
Se apro dopo due anni una bottiglia di vino che richiede almeno 10 anni di invecchiamento, non berrò un buon prodotto; così se scelgo un prodotto finanziario che ha un orizzonte temporale di cinque anni e decido di uscire dopo sei mesi, il risultato che otterrò difficilmente potrà essere positivo.
Il mondo del vino è straordinario: quando siamo seduti a tavola a sorseggiare il “nettare di bacco” non siamo del tutto consapevoli di cosa c’è dietro.
Spesso il lavoro dell’enologo è quello di creare il vino ancora prima di iniziare la vendemmia: dai concimi utilizzati, all’esposizione ai venti e alla luce del sole, fino al tipo di terreno…ecc.
Io stesso, prima di iniziare un corso da sommelier e di scrivere articoli, non conoscevo quanto lavoro ci fosse dietro e quanta preparazione servisse.
Per ottenere il massimo del piacere e i migliori risultati è quindi meglio affidarsi al consiglio di persone esperte, che dedicano tempo alla formazione per aumentare le loro competenze professionali.
“La finanza è un mezzo, non un fine”
[Questo articolo è tratto dal numero di novembre-dicembre 2023 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]