Oltre all’evidente no-youngs da parte di una società di vecchi voraci e immortali fermamente decisi a non cedere opportunità e potere ai giovani – come dimostra la preoccupante inamovibilità della classe dirigente e politica italiana, nonché il dato nazionale sulla disoccupazione giovanile ormai vicina al 30% – avanza ora addirittura un fronte tricolore no-kids sempre più forte e minaccioso. Non è più solo il nostro governo infatti a tagliare con vistosa miopia su asili nido e materne condannandoci ad un indice di natalità fermo a -1,2 o i costruttori a progettare case che non prevedono spazi per bambini (scatole assurde, sempre più anguste, contrastanti con gli imperativi di una società dei consumi che ci porta a comprare continuamente e a gettare, visto che gli spazi, appunto, non ci sono), oppure i proprietari di immobili sempre più ostili nei confronti delle famiglie. Ora ci si mettono anche compagnie aeree, alberghi e caffè ad ingrossare il partito Children-Free.
Come infatti succede già nella civilissima Svezia dove molti hotel accettano ospiti soltanto a partire dai 14 anni, o nell’ordinata Svizzera dove gli alberghi no-kids sono regolarmente strapieni, o anche presso l’inglese Thomas Cook Airlines che vola solo con passeggeri adulti soprattutto verso mete turistiche che condividono la medesima filosofia, anche in Italia sono numerosi gli esercizi che tendono a non accettare prenotazioni di famiglie con bambini piccoli, fonte spesso non possibile ma quasi certa di disturbo della quiete pubblica.
Premesso che la legge italiana proibisce tali discriminazioni, i gestori dei locali si arrogano il diritto di una probabilmente legittima scelta di target. Scelta poco lungimirante, dico io, visto che i bambini di oggi saranno i clienti di domani.
Certo, quelli male-educati disturbano non poco, ma la non educazione parte sempre dai genitori che non hanno né l’intelligenza, né la sensibilità, né la voglia di impegnarsi in un serio e costante progetto educativo.
Sono loro i clienti da evitare, di solito maleducati anche senza prole al seguito.
Ho ricevuto alcune lettere riguardanti un noto giornalista gastronomico che mette in palese difficoltà il servizio nei ristoranti visitati proprio grazie alle due piccole pesti che si porta appresso: consiglierei ai disperati ristoratori che non osano ribellarsi a tanta autorevole maleducazione di invitare anche questi clienti al rispetto che loro stessi esigono, possibilmente infischiandosene di eventuali ritorsioni.
Il passo successivo da fare infatti potrebbe essere solo quello della museruola e del guinzaglio…
Di Elsa Mazzolini