Chi dominerà il cibo, dominerà il mondo.
Se infatti c’è ancora molto spazio nel pianeta per i 7 miliardi di popolazione in crescita, a medio termine non saranno invece disponibili cibo e acqua per tutti.
Ne è una prova la contingentazione che l’Europa sta imponendo su certe razze di pesce, ne è sintomo la stessa recente convention sul cibo da parte di Obama, ne è preoccupante segnale il “land grabber”, che io tradurrei come “sgraffignamento di terre coltivabili” da parte di multinazionali, emirati, agenzie governative, speculatori in genere, ai danni dei Paesi più indigenti.
Col risultato che tanta povera gente si trovi sfrattata all’improvviso dalle aree che ha sempre abitato, che interi paesaggi vengano cancellati da coltivazioni intensive e che la deforestazione proceda senza sosta con un impatto allarmante sul clima.
Gli appetiti dei potenti non si concentrano solo sull’Africa dove la Cina, per esempio, ha comprato o affittato territori sterminati in almeno metà del continente, ma ovunque vi siano situazioni di difficoltà: all’ombra della guerra e dei costi bassissimi che si possono strappare, già più della metà del territorio ucraino è controllato da imprese straniere, la Monsanto tra queste.
Laos, Cambogia, Asia Centrale hanno impoverito ulteriormente la loro già povera economia a causa delle coltivazioni intensive di soia transgenica, o per la produzione di olio di palma.
Tra i più grandi neo colonialisti figurano i Paesi arabi del Golfo, il Brasile, l’Egitto, l’Europa e, ovviamente, gli USA, con buona pace di Obama. Le potenze mondiali hanno appetiti sempre maggiori e, come sempre, il banchetto sarà allestito a spese di tutti noi: non pensiamo, infatti, che i problemi riguarderanno soltanto “gli altri”. Chi potrà costruire riserve alimentari a lungo termine, incrementando fame e povertà nel mondo, non sarà disposto a dividerlo tra tanti o, se lo farà, sarà a caro, carissimo prezzo.