Fotografie dal nostro Festival della Cucina Italiana a Rimini: quattro persone si dividono un unico piatto di eccellente prosciutto stagionato, bevendo un calice di lambrusco: a testa, un conto di cinque euro.
L’obiettivo si sposta sul ristorante tradizionale: il menù, completo di bevande, realizzato con ingredienti poveri, ma di altissima qualità, costa 20 euro e fa registrare il tutto esaurito nel locale.
Ora puntiamo sul ristorante gourmet con le sue belle tovaglie bianche, i cristalli, i fiori, i vini prestigiosi, lo chef di alta scuola: qui si mangia “à la carte”, ma lo scontrino medio battuto è di 35 euro.
Dirigiamo lo sguardo nell’area dedicata al cibo di strada con il furgoncino che offre il cartoccio di pesce fritto a 6 euro, quello delle olive ascolane a 5, quello degli arrosticini abruzzesi e l’altro delle bombette pugliesi a 5 euro; 6 euro anche nel gazebo della trippa romagnola o degli arancini siciliani: ovunque una ressa umana da resentare il soffocamento.
Infine andiamo nel mercato delle bontà: prodotti tra i più straordinari delle nostre tradizioni regionali, dal bitto storico, al formaggio di Roccaverano, dai taralli e orecchiette, al pane di Matera, all’evo toscano fino ai banchi di frutta e verdura di piccole e pregiate produzioni locali, dai salumi d’elite, alla birra artigianale, dalle farine alle bibite bio: anche qui una marea di persone molto attente e motivate fa la spesa per casa, con scontrini (tutti li emettono, ovviamente) che non superano i 10 euro per banco o merceologia.
I nostro osservatorio “pratico” su un campione di circa 30.000 persone parla chiaro: la gente ha voglia di acquistare cibi di qualità e prodotti genuini, ma lo fa con molta parsimonia.
Certo il target dei consumatori che hanno affollato il Festival non è quello dei tre milioni di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà alimentare, ma costituisce comunque un modello di riferimento significativo per analizzare il trend del momento. Che ancora desta preoccupazioni, che non ci fa guardare con serenità agli scenari futuri.
Eppure proprio la stessa crisi che ha ammalato il nostro sistema economico e sociale, può aiutarci a guarire: la spesa consapevole, la cultura del cibo, la filiera corta, i gruppi di acquisto solidali, i negozi on line, i prodotti di stagione, il riciclo, possono insegnarci che spendere con giudizio migliorerà di molto la nostra stessa vita.