Gent.mo Presidente del Consiglio,
chi ha deciso di scriverle è il direttore della prima rivista italiana per la ristorazione, rivista che quest’anno compie 30 anni. Per età, per passione e perché proprio in questi trent’anni l’enogastronomia e la ristorazione hanno vissuto la loro vera evoluzione dopo mille anni di tradizioni pedissequamente applicate, ho visto nascere e brillare i più bei locali nazionali e internazionali, ho visto crescere e imporsi al mondo i nostri più talentuosi chef, ho visto affermarsi i prodotti meravigliosi del nostro sistema agroalimantare. Eppure oggi sono costretta a vedere il declino e la sofferenza assurda di questo settore trainante per il turismo, per l’industria, per l’edilizia, per l’agricoltura, per l’occupazione giovanile.
Le faccio, Dott. Renzi, solo alcuni esempi pratici di ciò che vedo adesso e, mi creda, il mio osservatorio è molto più analitico di tante analisi ISTAT.
1) Chiude in Piemonte un ristorante famoso: ha deciso di ribellarsi in questo modo ad una tassa dei rifiuti che è arrivata a 20.000 euro, ai mille capziosi controlli fiscali e sanitari che mirano solo a far cassa per ingrassare i mille burocrati in poltrona, alla multa per una piccola vetrofania (non un’insegna) con il nome del locale sulla porta d’ingresso.
2) Sono a spasso in questo momento alcuni famosi chef stellati, solo pochi anni fa contesi da tutti.
3) E’ in aumento l’esodo verso l’estero di cuochi e camerieri di ottima professionalità che, a dispetto di quanto afferma dai suoi miopi pulpiti dorati John Elkan, proprio non trovano lavoro in Italia.
4) Sono in diminuzione nell’ho.re.ca assunzioni, stipendi, acquisti, investimenti, propensione ai pagamenti. Sono per contro in aumento i licenziamenti e il ricorso al “nero”. Moltiplichi all’infinito queste poche indicazioni e avrà un quadro abbastanza realistico della situazione.
Lei mi dice, Dott. Renzi, che gli studi di settore registrano ancora aumenti nei pasti fuori casa? Ci guardi meglio, alle statistiche, e vedrà che i “pasti fuori casa” in più sono quelli delle società di catering a cui oggi ospedali, case di cura, asili, affidano la gestione delle proprie mense, un tempo a conduzione interna.
Intanto i nostri produttori virtuosi, gli allevatori, i contadini, i cuochi, i ristoratori soffrono perché questo disastrato Paese non vede in loro altro che mucche da mungere.
Manca l’orgoglio di ciò che si ha, caro Renzi, affossato da una macchina statale mangiasoldi che non sa da anni ragionare in termini meritocratici e democratici.
Come, meglio di me, le può consigliare il suo amico Farinetti, metta dunque subito in agenda una visita ad un ristorante di fascia media per farci due chiacchiere, visto che ha sempre sostenuto di voler ascoltare la viva voce della gente. Se crede, la invito io, così magari traduco. Lei è la nostra ultima speranza, Signor Presidente del Consiglio, e sono certa che non ci deluderà. Molti sentiti auguri per il suo gravoso compito. Spero a presto…
Elsa Mazzolini
P.S. Già che c’è, metta mano a quegli assurdi finanziamenti che ancora elargite in larga misura ai vari quotidiani e giornali funzionali alla politica.
Noi non siamo giornalisti di serie B, eppure siamo tartassati e spremuti come e più delle categorie produttive di cui alla lettera qui sopra: giornali come il mio hanno contribuito a far crescere e prosperare questo settore perché la libera comunicazione – e lei ne è maestro – è fondamentale per lo sviluppo, anche culturale, di ogni attività. Ci pensi: o dividete gli “aiuti di Stato” alla stampa anche con noi, oppure dovete togliere le stampelle e il foraggio a tutti. Che vada avanti, come in ogni azienda, solo chi ne ha i meriti! Libera concorrenza in libero mercato. O teme che poi certi virtuosi giornalisti le sparino contro?