Da neo campione del mondo con il suo ristorante La Francescana, Massimo Bottura afferma che un grande ristorante è formativo come un museo e che cultura è anche ciò che si mangia.
Identica la posizione di Davide Oldani che in un’intervista dell’anno scorso aveva sentenziato che i turisti dovrebbero essere indotti a visitare i nostri ristoranti e le cantine, esattamente come fanno per i monumenti.
Quindi la grande cucina è arte?
Bottura dice di no, affermando che un grande cuoco è un artiere, ossia un artigiano ossessionato dalla qualità, in parte contraddicendosi, secondo me, nel parallelo che fa poi con il museo.
Mi pongo l’interrogativo della differenza tra arte e artigianato ogni qualvolta, nell’apologetica ormai esagerata ed esasperata della letteratura gastronomica, i critici esaltano i cuochi più famosi espandendo le iperboli oltre ogni limite, e definendo “opere d’arte” i loro piatti. Non sempre a ragione.
In palese discordanza con alcuni miei più autorevoli colleghi, anch’io, come quei critici che si lasciano trasportare dall’entusiasmo, continuo a pensare che non sia da considerarsi “arte” solo quella che porta la firma di un pittore, di uno scultore o di un regista. La creazione perfetta, seppur effimera, di uno chef geniale è per me una forma d’arte contemporanea. Invece, secondo alcuni opinion makers, un grande cuoco non può essere artista soprattutto perché il suo prodotto edibile non è destinato a durare. E allora, mi domando, cosa dire dei meravigliosi mandala che vengono distrutti non appena terminati? Quale fondamentale insegnamento ci viene offerto dai monaci buddisti che ci esortano – con queste loro opere straordinarie, ma destinate alla distruzione – a non innamorarci solo della bellezza duratura, ma anche di ciò che ci dà gioia per un attimo?!
Artisti contemporanei come il celebrante delle celebreties Andy Warhol, oppure il creatore di giocattoli/feticcio o di deperibili sculture vegetali Jeff Koons o l’iperrealista Ron Mueck dimostrano con le loro opere come la banalità del quotidiano, quando diventa efficace mezzo di comunicazione, assurge a democratica forma d’arte.
Non sono molti, in realtà, coloro che, in cucina, si distinguono dagli ottimi artigiani per passare alla categoria degli artisti. Ma se solo si esula da quel concettualismo che considera e celebra come espressione artistica unicamente l’esperienza intellettuale, per andare ad abbracciare invece la teoria/pratica secondo la quale è arte ciò che migliora la vita della gente e ciò che lo spettatore può condividere, allora che si onori adeguatamente lo spettacolo di chef che hanno fatto della loro creatività una forma d’arte alla portata di tutti.
E grazie a Bottura per il primato mondiale che ci ha regalato con la sua “arte artigiana”!