Il 68% della popolazione ha ridotto o cancellato completamente i pranzi al ristorante e gli aperitivi al bar; quasi metà degli italiani ha diminuito drasticamente l’utilizzo dell’auto, annullando di fatto anche la visita ai ristoranti “fuoriporta”.
Intanto entro la fine dell’anno si perderanno altri 90 mila posti di lavoro con la chiusura proprio di 50.000 bar, ristoranti e negozi di moda. Entro il prossimo mese i disoccupati saliranno al 12,5% e il potere d’acquisto delle famiglie scenderà come mai da 20 anni a questa parte.
Saremmo alla frutta, se non fosse che costa troppo e non ce la possiamo permettere.
E pensare che eravamo il Bel Paese per antonomasia, quello dei poeti, naviganti e santi che tutto il mondo invidiava. Ma lo siamo ancora…
Poeti tutti noi che ce la raccontiamo e ce la siamo fatta raccontare, assistendo passivamente a questa deriva pur di non rinunciare a un benessere irresponsabile e fasullo.
Navigatori perché non vi è chi, più di noi, cerca di barcamenarsi ora in cattive acque.
E santi tutti coloro che, pur lavorando, studiando e rispettando le leggi, vengono immolati, inconsapevoli doni sacrificali, sull’altare di inqualificabili interessi politici.
Perché diciamolo: oltre 60 miliardi all’anno di corruzione e 120 di evasione fiscale non sono solo un dato contabile terrificante. Sono un sistema politico.
Solo un sistema politico di larghe intese clientelari e inconfessabili interessi economici privati può infatti spiegare come nessuno si sia posto il problema di confrontarci con i sistemi economici più evoluti e sani, allo scopo di analizzare il successo altrui e provare, almeno per emulazione, a risolvere una crisi solo da noi e in Grecia così devastante.