Di Elsa Mazzolini
A domanda ovvia si risponde (ovviamente…)
Tempo di vendemmia. Tempo di articoli sulla vendemmia. E di inchiestone sul tema. Sempre le stesse. Sempre con i soliti argomenti e le solite rassicurazioni e con le solite domande.
Si parte con quella dalla quale si dovrebbe desumere se il produttore fa qualità o numeri. E allora bisognerebbe osservarla bene la faccia di quel produttore al quale l’esperto giornalista chiede: “Ma qual è la resa per ettaro?”
Su quella faccia apparentemente sorridente non si troverebbe traccia di apprezzamento per la domanda apparentemente competente, bensì solo una sconfinata, sconsolata, esasperata NOIA.
I produttori sono stufi di dichiarare bassissime rese, per dimostrare l’elevata qualità dei loro vini.
E invece i giornalisti sapientoni, messi a memoria i tre o quattro teoremi fondamentali, continuano imperterriti la recita dell’ “aspetta che ti stano con la domandona!” e si espongono inesorabilmente a una risposta di inevitabile ovvietà da parte del produttore che, anche lui, conosce i tre o quattro teoremi fondamentali e risponde ciò che i giornalisti vogliono sentirsi dire.
Come si può spiegare che, come per i ristoranti, non vale sempre solo la regola matematica dell’inversamente proporzionale?
Piú capziosa o apparentemente piú insidiosa la domanda: “Dato il caldo torrido e la conseguente la vendemmia anticipata di quest’anno, vi regolerete sul grado zuccherino o sulla maturazione fenolica?”. La risposta piú credibile è che quasi sicuramente tutti si regoleranno sul grado zuccherino, ma poiché questa risposta implica la considerazione che il grado zuccherino da solo può assicurare immediata gradevolezza ma non garantirà automaticamente quella complessità e quella capacità di invecchiare che solo una corretta maturazione fenolica può conferire, il produttore si barcamenerà con una risposta diplomatica.
Chiedere al vigneron come sarà la vendemmia di quest’anno è come chiedere all’oste se ha il vino buono. Se non si ha (…). E siccome il vino si fa anche con l’acqua – ovvero se non piove, come quest’anno, il vino probabilmente non sarà (per dirla efficacemente con un paragone di Angelo Gaja) Marcello Mastroianni, ossia di una personalità complessa che si dispiega nel tempo, bensì John Wayne, ossia di evidente immediata e immutabile personalità – cosa vogliamo che ci dicano i produttori, se non le ovvietà del caso?
E allora coraggio. La produzione 2007 sarà comunque eccellente, “con basse rese e molta qualità”. O, al contrario, “con rese leggermente piú alte e piú alta qualità”.
Ovviamente…