
Andrea Aprea: una cena singolare in una location curata nei dettagli che mette immediatamente a proprio agio; atmosfera raffinata e famigliare volta a creare un contatto visivo cliente-chef con la cucina a vista che rende i commensali degli spettatori come in un piccolo anfiteatro romano.
Il servizio merita un plauso per la semplicità nel rappresentare il percorso culinario che ci si appresta a vivere e per la flessibilità nel venire incontro alle esigenze del cliente (permettendo di sostituire i piatti tra i diversi menù).
La caprese dolce e salato, cavallo di battaglia da oltre un decennio, è un mix di sapori e contrasti che risvegliano fin da subito le papille gustative (spuma di mozzarella di bufala in una sfera di zucchero poggiata su una distesa rossa ed una pennellata verde, ossia, rispettivamente, riduzione di pomodoro e basilico): elogio all’italianità.
Gli abbinamenti dei vini – fermi, rossi, bianchi o bollicine rosse – della sommelier portano a spaziare dalla penisola iberica (Portogallo e Spagna), passando per il Libano per, poi, catapultarti in Italia ed alle origini campane dello chef creando un tripudio di sensazioni visive, olfattive e di sapori che ti fanno viaggiare con la mente.
Anatra e gamberi, accostamento improbabile quanto intrigante, annaffiato da un “duro” rosso libanese, creano un retrogusto fresco e pastoso al tempo stesso che persiste in bocca e si amalgama alla perfezione con il rosso di accompagnamento.
Inattesa nota cromatica nel “risotto Marino”; diverse tipologie di crostacei per la cottura ed alghe marine che colorano il piatto e ne fanno pregustare i sapori con un aglianico avellinese, valido compagno di portata.
A seguire i “bottoni con salsiccia di Bra” da gustare con bollicine rosse dal sud Italia in un continuo sali e scendi di gusti differenti che esaltano prodotti semplici, ma sapientemente lavorati.
In chiusura “gianduia e lamponi” con lo stuzzicante e ritmico “lottare” tra la tenue acidità del lampone ed una gianduia dolce e corposa; nota finale un piccolo arlecchino di Murano che porta con sè un tono allegro e scanzonato e soprattutto un iconico prodotto campano: due mini babà da assaporare lentamente per chiudere in bellezza un tour di sapori, odori e consistenze difficile da dimenticare.
Una cucina globale per materie prime ed abbinamenti, fortemente radicata nel territorio da un lato – la cassetta di limoni a centro tavola da cui sprigiona azoto liquido che si vaporizza all’istante riporta subito a Sorrento e la costiera – e cautamente innovativa dall’altro (la tecnica del grande freddo propria della cucina molecolare).
In sintesi, un’esperienza da vivere almeno una volta per saziarsi di piatti creati con fantasia ed ottimamente esaltati da vitigni che amplificano il carattere di ogni singola pietanza: “l’arte di cenare bene non è cosa da poco, il piacere di farlo non è un piacere da poco”
Di Francesco Crea