Nonostante la vicinanza geografica a Parigi e alla zona di produzione dello Champagne, l’area dello Chablis appartiene alla regione vinicola della Borgogna: più precisamente, è situata a circa 200 chilometri a nord-ovest dalla Côte d’Or ed è riconosciuta dal sistema di qualità francese come AOC (Appellation d’Origine Contrôlée, Denominazione d’Origine Controllata).
Il suo nome è stato nel mondo (e lo è ancora) sinonimo di grande vino bianco, e soprattutto di Chardonnay, modello di stile per quanto riguarda i vini bianchi fermentati in acciaio. Sono infatti assai rari i produttori che usano anche legno, nel qual caso si tratta di botti piuttosto grandi e mai nuove.
La vicinanza con la Champagne e il clima perfetto per preservare l’acidità dello chardonnay hanno fatto sì che queste uve fossero utilizzate, in un lontano passato, anche per essere trasformate in bollicine.
La posizione geografica, la struttura geologica del terreno, il microclima e l’esposizione sud/sud-ovest dei vigneti regalano al vino una perfezione aromatica difficilmente riproducibile in altre zone viticole.
Grazie al ritiro del mare alla fine del periodo giurassico e, in seguito, all’era glaciale che formò definitivamente quest’area geografica, il territorio di Chablis presenta un suolo ricco di gesso e di conchiglie (in particolare la forte presenza di un’ostrica di dimensioni molto piccole, l’Ostrea Virgula), le condizioni climatiche sono effettivamente molto più simili alla Champagne che alla Borgogna, infatti i vini prodotti sono famosi in tutto il mondo per la loro spiccata acidità e citricità, cosa ben più difficile da scovare nei vini prodotti nei principali comuni della Côte de Beaune. Ovviamente l’utilizzo dei contenitori di acciaio per la vinificazione aiuta particolarmente questi chardonnay, provenienti da zone molto fredde, a mantenere freschezza e nerbo.
Le caratteristiche dello Chablis sono quelle di essere un vino duro, a volte scontroso; un vino che in degustazione regala sensazioni minerali di pietra focaia e ardesia che lo rendono per certi tratti assolutamente inconfondibile. Nonostante la maggior parte dei vini prodotti vengano vinificati appunto in acciaio, spesso si percepiscono sentori ben più ampi ed evoluti di agrumi e note burrose e nocciolate al tempo stesso. La freschezza e la mineralità di questi vini li rendono adatti a lunghi invecchiamenti.
Lo Chablis sta attraversando un ottimo momento di mercato ed è in primissimo piano un po’ ovunque da oltre dieci anni a questa parte, vuoi per lo stile dei vini che rappresenta, vuoi perché in questo momento incarna perfettamente il tipo di bevuta richiesto dal mercato.
I vini di Chablis sono classificati in: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru.
Gli Chablis Premier Cru di maggior prestigio sono considerati i seguenti (nonostante esistano 40 vigneti appartenenti a questa tipologia): Beauroy, Côte de Léchet, Fourchaume, Les Fourneaux, Mélinots, Montée de Tonnerre, Montmains, Monts de Milieu, Vaillons, Vaucoupin, Vaudevay e Vosgros.
Gli Chablis Grand Cru arrivano da appena sette vigneti (chiamati climats) che si trovano su un particolare terroir composto da strati di calcare, marne e organismi marini fossilizzati: Blanchot, Bougros, Les Clos, Grenouilles, Preuses, Valmur e Vaudésir.
Molti considerano Les Clos e Vaudesir i migliori climats, che esprimono le loro migliori caratteristiche dopo diversi anni di affinamento in bottiglia e, se conservati correttamente, possono mantenersi perfettamente integri e migliorare per moltissimi anni. Anche qui, come in molte altre parti della Francia, i monaci, in particolare i cistercensi, hanno giocato un ruolo fondamentale, introducendo probabilmente lo chardonnay, infatti non scelsero a caso questa zona per dedicarla alla produzione di vino bianco. L’area offriva condizioni climatiche e ambientali ideali per una buona coltivazione della vite, soprattutto quella a bacca bianca, oltre alla presenza di uno scalo fluviale. Infatti a quell’epoca, e durante i secoli che seguirono, lo sviluppo commerciale dei vini di Chablis fu importante grazie alle vie fluviali: i vini seguivano il corso dello Yonne, che raggiunge Parigi e quindi Rouen, per essere portati verso i paesi del Nord.
Nel Seicento queste zone furono praticamente distrutte dagli Ugonotti e questa sorte toccò anche a buona parte dei vigneti, che con grandi difficoltà furono successivamente riportati in produzione anche se occorsero tantissimi anni e la zona attraversò un periodo molto buio.
Una seconda epoca nera iniziò nel 1886, quando nei vigneti di Chablis fecero la loro comparsa l’oidio e la fillossera, due flagelli che scoraggiarono molti viticoltori al punto che per parecchio tempo evitarono di reimpiantare i loro vigneti, con ovvie conseguenze negative per la produzione vinicola della zona. L’avvento della ferrovia fu a sua volta deleterio per l’economia vitivinicola di quest’area, infatti, grazie al collegamento ferroviario, i vini di altre zone della Francia cominciarono a raggiungere in breve tempo Parigi, facendo perdere significative quote di mercato ai vini di Chablis.
All’inizio degli anni ‘60 la superficie vitata era inferiore ai 1.000 ettari, ma fu proprio allora che la produzione dei vini a Chablis riprese il suo sviluppo grazie al reintegro dei vigneti e a sistemi di prevenzione contro le malattie della vite e il freddo pungente (combattuto con delle stufe “chaufferettes” che riscaldano i vigneti durante le notti più fredde).
Oggi lo Chablis, con i suoi quasi 5.000 ettari coltivati e i suoi 40 milioni di bottiglie annue, rappresenta un punto di riferimento mondiale per la produzione di Chardonnay, un modello largamente emulato anche fuori dai confini francesi.
I PRINCIPALI PRODUTTORI DI CHABLIS
Domaine Vincent Dauvissat
Domaine Raveneau
Domaine Jean-Paul et Benoît Droin
Domaine Duplessis
Domaine William Fèvre
Domaine Billaud-Simon
Domaine Hamelin
Domaine Christian Moreau
Domaine Corinne et Jean-Pierre Grossot