Magari è superfluo, ma oggi voglio semplicemente farvi un invito a leggere sempre con molta attenzione quello che vi capita sott’occhio: in particolare etichette nutrizionali e articoli di giornale! Purtroppo la verità non è mai (ma veramente MAI) quella che appare a prima vista. Parto da un articolo di Repubblica apparso il 19 settembre scorso. Si legge, nel titolo, “Il paradosso dell’obeso: il grasso fa vivere meglio”. Ecco che, con un titolo del genere, siamo tutti a illuderci che, alla fin fine, “c’è troppo allarmismo…la verità è che (lo dice anche il giornale) qualche chilo di troppo fa solo bene!”. In grande, nell’articolo, si legge ancora che “le ultime ricerche smentiscono ciò che pareva assodato: magro non è sempre bello. A molte malattie si reagisce se si hanno più chili. A patto di fare esercizio”. Credetemi trovo tutto questo letteralmente inquietante. Non perché non creda a quegli scienziati che hanno pubblicato gli studi, ma perché questi studi vengono messi su un giornale di forte tiratura, senza un minimo di approccio critico: questo è quello che io trovo inquietante! Mi spiego: nell’articolo si legge che “i soggetti dializzati presentano minori probabilità di morire se sono in sovrappeso” e poi, ancora, che “uno studio condotto da oltre 10 anni su 11mila Canadesi evidenziò che i soggetti sovrappeso avevano minori probabilità di morire di qualsiasi causa. Ad oggi gli scienziati hanno documentato risultati simili in soggetti colpiti da collasso, disturbi cardiaci, ictus, insufficienza renale, ipertensione arteriosa e, più recentemente, diabete”. In tutto questo ci si dimentica di dire che, in questi studi non sono stati affatto presi in considerazione una serie di molteplici aspetti. In particolare posso citarne alcuni: a) la reale percentuale di grasso delle persone esaminate, visto che l’unico dato preso in considerazione è stato il rapporto tra peso e altezza e non la reale composizione corporea; b) le varianti genetiche, che sono state totalmente ignorate, per cui non sappiamo se, nei gruppi studiati ci fossero soggetti geneticamente più o meno predisposti ad alcune malattie; c) il tipo di alimentazione utilizzata dai soggetti esaminati, in quanto non è affatto escluso che molti dei soggetti lievemente in sovrappeso, abbiano avuto una alimentazione effettivamente qualitativamente migliore rispetto a tanti altri soggetti normopeso; d) il livello di attività fisica dei soggetti; e) il livello socio economico dei soggetti, in quanto possono esserci stati molti individui in stato di malnutrizione, magari magri o normopeso, ma che, per esigenze economiche avevano una alimentazione squilibrata, che ha quindi inciso sulla mortalità; f) altre abitudini di vita ( tipo fumo o lavoro in ambienti inquinanti, ecc.); g) il livello di stress dei singoli individui. Può bastare? Ma non è tutto: è possibile che chi scrive l’articolo non si ponga in modo critico le seguenti domande: “Ma, se è vero, che i diabetici grassi vivono meglio, come mai la principale causa del diabete è l’alimentazione?”… ”Ma, se i cardiopatici grassi vivono meglio, come è possibile che la principale causa di ictus, ipercolesterolemia, infarti sia l’alimentazione?”… ”Ma se i grassi vivono meglio, come mai l’80% delle persone in sovrappeso, ha con l’età, problemi di artropatia gravi tali da subire interventi di protesi al ginocchio o all’anca?”… “Ma, possibile, che io, giornalista, amante della verità, non abbia invece voglia di parlare di tutti i casi di diabete del bambino dovuti ad assunzione di latte vaccino?”… eh no: troppo complicato! Meglio un articoletto con un bel titolo ad effetto, così si apre un bel dibattito e si genera una gran confusione! Perché sono proprio questi i problemi: la confusione, il disorientamento. E, purtroppo, in campo alimentare, di confusione ce n’è davvero tanta.
Ed è proprio sulla confusione che le industrie alimentari puntano, quando ci fanno vedere con orgoglio le informazioni nutrizionali sui loro prodotti, mettendo l’accento su qualcosa di positivo, per nascondere la maggior parte di informazioni che invece non vanno! Un esempio tra tutti? La margarina. Ci sono ancora persone che comprano la margarina, perché “è priva di colesterolo” e quindi è migliore di qualsiasi altro grasso di condimento! Già dagli anni 70 del secolo scorso, un numero sempre maggiore di studi ha analizzato il possibile ruolo dei grassi parzialmente idrogenati (caratteristici della margarina e responsabili della sua consistenza molle, semisolida) nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari. In quel periodo, la margarina e i grassi simili presentavano un livello elevato di grassi trans (39-50%). Nel 2003 l’assunzione quotidiana di grassi trans da parte degli americani era di circa 7 grammi al giorno per gli uomini e 5 per le donne. Il principale organo di controllo americano sull’alimentazione, la FDA, stimò che la presenza di grassi trans negli alimenti poteva causare la morte per patologia coronarica di 1000 americani all’anno. Con il tempo la percentuale di grassi trans nella margarina è di molto diminuita, ma resta comunque un alimento che viene proposto come “salutare” e che invece è dannosissimo. E, a proposito di confusione, c’è da dire che non sempre quello che leggiamo è comprensibile: secondo un’indagine che ha coinvolto, nel 2011, 56 Paesi, condotta dalla Global Nielsen Survey, 6 consumatori su 10 non capiscono le etichette delle confezioni. Infatti, poi, il più delle volte, non capendo bene il significato delle tabelle nutrizionali, ci fidiamo degli slogan e degli spot. Come, per esempio, quando ci troviamo di fronte ad un prodotto “magro”: le persone sono ancora convinte che un prodotto a “zero grassi” sia un prodotto a “zero calorie”!…. Ma allora, se fosse così, vorrebbe dire che lo zucchero (zero grassi) è paragonabile all’acqua fresca!… Oppure pensano che “cibi grassi” sia sinonimo di “cibi cattivi”!… E, in questo caso, l’olio di oliva (elemento fondamentale per la salute) sarebbe dannosissimo! Che fatica, amici, orientarci nella jungla degli articoli salutistici, delle etichette nutrizionali e degli spot pubblicitari! Meglio chiudere il giornale, spegnere la tele, riporre in frigo il nostro prodotto “zero grassi” e farsi una bella passeggiata all’aria aperta!
Di Primo Vercilli