Quanto tira ancora l’offerta della riviera romagnola?
La Riviera che non c’è più era quella che si vedeva nei servizi televisivi degli anni ’80: giovani seminude che ballano in discopiramidi stile Ibiza, truccate come mascheroni di Viareggio, bagnini in cannottiera con curricula da 10mila prede e forse più, le svedesi al Carnaby, i romanzi di Piervittorio Tondelli, lo spregiudicato titolare della pensioncina che si procaccia i clienti in stazione con la vespa sponsorizzata hotel Widmer, il cocco bello. Una specie di giardino zoologico.
Adesso le cose sono marketing oriented. E anche il linguaggio. E così il giardino zoologico si è trasformato in Mirabilandia: cubiste nude che ballano in spiaggia, vu cumprà palestrati che ricordano il turismo sessuale di Capo Verde, stabilimenti balneari con tanto di terme incluse, drag queen, le russe al Carnaby, i romanzi di Isabella Santacroce, hotel a tre stelle superiori (che vorrà mai dire?), outlet che vendono anche gli zerbini griffati per facoltosi (?) clienti dell’est Europa, concorsi di bellezza per anziane. La Riviera è sempre diversa per rimanere sempre uguale. O forse era il contrario…
Sta di fatto che la stagione inziziata in ritardo causa maltempo si presenta consueta eppure diversa da tutte le altre. Gli ultimi due anni sono stati positivi, in crescita. Ma quello alle porte, secondo gli analisti, evidenzierà un rallentamento nel comparto turistico. Ma non si può dire, il sistema costa adriatica gioca una partita contro se stesso. Non ha competitor nel settore, offre un modello unico e senza concorrenza. E poi è noto che albergatori, ristoratori, bagnini e discotecari della zona si sarebbero disperati comunque per la cattiva stagione. Anche negli anni migliori lo sport nazionale – o meglio, territoriale – è la lamentela contro il turista malvagio che preferisce spendere altrove i suoi (pochi) soldi.
In&Out della riviera romagnola
IN
• I ristoranti gastronomici di Milano Marittima
• Gli stabilimenti balneari ecologici. L’ambiente è di moda
• Gli aperitivi a Marina di Ravenna. Selvatici ma divertenti.
• La caccia alle russe al Carnaby. Rinverdiamo i fasti dei vitelloni
• Bionde sempre, con i boccoli di sera. Guai a uscire dallo schema
• La spa in riva al mare.
• La paglia. Borse, cappelli e accessori.
John Denver sarebbe contento
• La piadina a pranzo. Qualsiasi altro pasto è out
• Gli short. Preferibilmente con il tacco alto
• Gli sport nautici. Catamarano in testa
OUT
• I perizomi in spiaggia. E anche il topless. Troppo anni ’90
• Il fitness sulla sabbia. Bisogna rilassarsi. Mica affaticarsi
• I tatuaggi usa e getta da abbinare al vestito o alle scarpe
• I nuovi sport da spiaggia che arrivano dagli Usa come il tchouk-ball
• Le crocs. Erano già brutte quando andavano di moda l’anno scorso
• Basta con le zeppe. Vi prego
• Al mare con il cane. Povere bestie
• Gli stivali. D’estate. No. No. No.
• I parchi di divertimento e gli scivoli acquatici.
A meno che non si abbia meno di dieci anni
• Il cocomero è out. Troppo anni ’80. E anche il cocco.
Un giorno in più, che se ne va…
L’Osservatorio per il turismo dell’Emilia Romagna ha fatto un calcolo: gli appassionati della Romagna avranno lo stesso budget del 2007, ma qui i costi si sono alzati in linea con l’inflazione. Quindi? Quindi ogni turista trascorrerà, in media, un giorno in meno tra i 1.426 stabilimenti balneari. In realtà il trend è nazionale, ma qui si avvertirà maggiormente. Perché già da qualche anno va di moda il mordi & fuggi.
Ma quale è l’identikit del turista rivierofilo? Intanto, nell’80 per cento dei casi è italiano. Arrivano a migliaia ogni sabato e ogni domenica. Sono gli unni, i barbari, i lanzichenecchi del week end, i forzati, i condannati, gli schiavi, i teledipendenti. Poi ci sono gli stranieri: la presenza ancora preponderante è quella dei tedeschi (38,6 per cento).
E delle tedesche, se si considera che sono ancora uno dei poli di attrazione per i vacanzieri italiani. Ma da qualche anno i flussi arrivano dall’Europa dell’est (24 per cento), Svizzera, Francia Belgio e Olanda.
Sesso e volentieri
Cambiano le nazionalità, ma il miglior marketing è ancora quello che punta sull’offerta… femminile. Russe, tedesche, polacche. La vera novità sono però… le romagnole.
Secondo una ricerca dell’Università Bocconi di Milano, le riminesi lo fanno prima. Il mare non solo aumenta gli stimoli sessuali, ma anticipa l’età della prima volta per le ragazze. E quello di Rimini pare sia il più galeotto.
La relazione tra geografia ed età del primo rapporto è più forte per le femmine che per i maschi, perché – secondo Francesco Billari, demografo dell’Università Bocconi, e Riccardo Borgoni della Bicocca – è sulle ragazze che pesano di più le pressioni sociali, che spesso tendono a indebolirsi in estate e nei periodi di vacanza. E così se la media d’età per il primo rapporto sessuale, in Italia, si attesta intorno ai 18-19 anni per i maschi e i 20-21 per le femmine, questa è decisamente più bassa, fino ai 14 anni, tra le giovani che vivono nelle aree legate al turismo estivo. Dalla ricerca della Bocconi risulta addirittura che la latitudine alla quale vi sono le maggiori probabilità di fare prima l’amore è proprio quella di Rimini. Ma le raffinate strategie di marketing non potevano tenere fuori il resto del 50 per cento del mercato.
E così negli ultimi anni, in giro per le spiagge più chic (leggi Milano Marittima) è spuntata una nuova generazione di vù cumpra.
Culturisti, perfetti, taglio alla moda, probabilmente selezionati da Lele Mora per passeggiate, ops, sfilate su queste sabbie. E anche le classiche borse contraffatte sono “tarocchi” di qualità. Roberto Saviano, nel suo libro “Gomorra” spiega questo fenomeno: le grandi firme fanno aste fra le fabbriche per la produzione delle loro linee. Ma solo una fabbrica alla volte vince l’appalto e le altre, che hanno comunque prodotto il materiale, devono trovare altri canali distributivi. E quelli illegali sono perfetti. Per tutti, perché comunque gli oggetti contraffatti sono uguali agli originali, cambia magari un marchietto qua e là. Le maison di moda sono forse altrettanto soddisfatte, perché il brand si mette comunque in evidenza.
Questa costa non è un albergo.
è una pensione all inclusive
Negli ultimi dieci anni è diminuito il numero di alberghi, ma in compenso è aumentato il potenziale ospitale. Se arrivano 42 milioni di persone all’anno, 600mila posti letto (dati Trademark) sono il numero giusto. Un giro di soldi favoloso, così la categoria albergatori è diventata la vera forza di governo della zona. Capace anche di imporre anche leggi regionali. Come quella, discutibilissima, che ha introdotto le categorie “tre stelle super” e “quattro stelle super”. La vicenda è iniziata la scorsa estate, quando molti hotel romagnoli sono stati multati dal Garante della concorrenza e del mercato perché pubblicizzavano l’appartenenza alle due categorie suddette. Categorie che allora non esistevano, e che dunque rappresentavano un’attrazione ingannevole per i clienti. Oltre che un sistema per alzare i prezzi. Detto fatto, le pressioni degli albergatori hanno convinto la Regione a creare la legge ad hoc, unica in Italia. E ora la riviera pullula di strutture a tre e quattro stelle super senza aver dovuto minimamente modificare servizi o qualità del prodotto.
Una tendenza da segnalare è invece quella che invita gli ospiti delle pensioni tra Bellaria e Cattolica a snobbare la buona vecchia piadina da spiaggia e a tornare in albergo per il pranzo. Il sistema è semplice: è un offerta all inclusive, come quelle che vigono nei villaggi delle multinazionali del turismo. In pratica, il pranzo viene a costare 11 euro a persona. 11, sì, per tutti gli hotel è uguale. Perché si sa, quando un albergatore si inventa qualcosa, tutti gli altri lo copiano per paura di rimanere fuori dal giro. 11 euro per un pasto completo sono una concorrenza spietata per l’accoppiata panino&bibita, che costa poco di meno. E così si annuncia anche un periodo difficile (ma senza esagerare) per chioschi di piadina e venditori di snack.
Intanto si assiste anche a una piccola rinascita dell’hospitality d’autore, soprattutto nella zona di Milano Marittima. Dopo il maquillage invernale la località presenta ben tre hotel a cinque stelle, Premier, Waldorf e Palace. La ricca clientela da anni chiedeva una serie più ampia di soluzioni di livello. D’altronde qui d’estate è un continuo viavai di cacciatori a caccia di soubrette, soubrette a caccia di calciatori, stelline di “Amici”, saltimbanchi, nani, foche e ballerine.
Mica possono dormire alla pensione Pina. A Rimini quello giusto è il Duomo Hotel, a Cattolica invece c’è l’Hamiltown, perfetto per i nottambuli. Camere insonorizzate, niente pulizie in camera e check out fino alle 16. Colazione in camera fino alle 16 senza sovrapprezzo. Roba per discotecari.
Non vedono l’ora!
Sabbia, musica pop-rock, luci soffuse. Gli ingredienti ci sono tutti per le feste migliori dell’estate. C’è un solo problema: gli orari. Fino a che ora si può far gazzara in spiaggia? Ogni comune ha preso la sua decisione. Non ci sono più battaglie, perché i comuni più in vista della Romagna adriatica si sono divisi i target di pubblico. Più o meno.
In cima alla piramide ci sono ancora le discoteche. “Gli orari sono stati unificati per tutti i locali della regione – spiega Sergio Pioggia, presidente del Silb (sindacato dei locali da ballo) -. Le discoteche possono chiudere alle 4, con la deroga delle 5 di mattino nei weekend. I pub invece possono chiudere all’ora che vogliono, ma può esserci musica solo fino alle 2. Il vero problema dei locali notturni è che non si possono servire alcolici dopo le 2. E’ un provvedimento molto duro per i gestori e non risolve i problemi. Perché la questione non riguarda chi si ubriaca, ma chi si ubriaca e si mette alla guida”. I locali sulla spiaggia possono fare musica fino alle 2, a Rimini e Riccione. Con una deroga speciale per le strutture del Marano. Qui infatti i problemi di viabilità e rumore per le amministrazioni si sono risolti. Quindi possono lavorare fino alle 3. Con la colonna sonora. A Cervia e Milano Marittima la spiaggia, in serata, è off limits. Non si può andare, non ci sono feste, niente di niente. Il Comune ha deciso così anni fa. In parte perché gli hotel sono tutti a ridosso della spiaggia, quindi vengono tutelati i clienti più… sonnacchiosi. In parte perché i gestori di locali notturni hanno un certo potere, a livello politico. A Marina di Ravenna le feste in spiaggia spengono gli altoparlanti tassativamente a mezzanotte. E ogni bagno può organizzarne solo due a settimana. La salvezza sta nel pomeriggio, dove si scatenano gli aperitivi. A Marina come al Papeete Beach. Cesenatico ha il suo Polo della notte. E anche qui vige il limite orario delle 2. Per la musica, perché poi i locali possono comunque rimanere aperti. Ma il Comune di Cesenatico non promuove molto le sue attività… notturne, perché preferisce mantenere l’immagine di località turistica “tranquilla”. Per famiglie.
Sulla sabbia.
Dalla mattina alla sera
Ecco, arriva l’immancabile cronista del tg nazionale che va ad intervistare le finte veline cococo e morte di fame. Naturalmente pone loro domande del tipo, come state passando questa stupenda giornata di sole? Come va con la tintarella? Le veline rispondono sullo stesso tenore: ci stiamo rilassando, finalmente un po’ di relax, un po’ di riposo, ihihih. Su 110 km di spiagge si trovano 1.426 stabilimenti balneari “full optional”, dalla palestra a cielo aperto alla Spa (come il Bagno Fantini di Cervia), passando per lettini che facilitano una abbronzatura più sana (grazie a speciali materiali filtranti) e ombrelloni “wi fi” per navigare su internet direttamente dalla spiaggia. Gli stabilimenti balneari romagnoli non chiudono mai. Si comincia all’alba sul bagnasciuga con il “Nordic Walking”, la disciplina finlandese basata sulla camminata a passo sostenuto con l’utilizzo di due bastoncini e ispirata allo sci di fondo. E si finisce a notte fonda con le feste stile Beach Boys. Ma attenzione, le cose cambiano da comune a comune.
A Cesenatico, ad esempio c’è tutto un fiorire di party che si prolungano fino a notte fonda. A Cervia e Milano Marittima invece le norme sono molto restrittive. Anche perché gli imprenditori della notte qui hanno un discreto peso in seno all’amministrazione pubblica.
I bagni più innovativi? Il Milano di Milano Marittima dispone di un minigreen con cinque buche vista mare per gli appassionati di golf, mentre il Bagno 63 a Rimini può contare su una palestra a cielo aperto di oltre 100 metri quadrati. Il Bagno Giulia di Riccione è completamente eco-friendly, con un sistema di riutilizzo delle acque, impianto fotovoltaico e solare termico per il risparmio energetico, un sistema per la raccolta differenziata dei rifiuti e una stazione informativa realizzata con l’Arpa di Rimini, con i dati aggiornati periodicamente sulla qualità delle acque, i livello di radiazione Uv e le previsioni meteo. Alla Baia degli Angeli di MisanoAdriatico ci si può abbronzare in riva al mare su maxilettoni matrimoniali a due posti, oppure sul brandinone, a una piazza e mezzo.
La spiaggia delle donne al Bagno Marano Beach 134-136 di Riccione, una spiaggia tutta declinata al femminile, dove le donne possono prendere il sole liberamente, ma anche farsi belle, grazie alla presenza di parrucchieri e truccatori.
Attenzione anche alla linea, grazie all’apposito menu creato ad-hoc da una dietologa per tutte le bagnanti e ai vari corsi di cucina, ma anche e soprattutto fitness. Anche tutti gli addetti allo stabilimento sono rigorosamente donne e il rosa è il colore dominante di ombrelloni e lettini. Bagno Vally a Cesenatico: postazione Internet gratuita e wi-fi, ombrelloni con cassette di sicurezza, animazione giornaliera per bimbi e nursery con fasciatoio e scaldapappe per neonati.
Infine, negli ultimi anni la Riviera si è guadagnata un altro primato, quello di polo di attrazione per il turismo gay friendly.
Riccione era già da parecchio considerata una località “open minded”, eppure è stata surclassata da Lido di Savio come capitale estiva dei vacanzieri omosessuali. E anche in spiaggia le vecchie carte del bagnino playboy a caccia di bagnanti da salvare si mescolano. E’ più probabile che la figura mitologica dell’Adriatico qui si butti a salvare un fusto in boxer…
Le nuove Spa
Gli hotel contrastano il wellness a cielo aperto con assolute novità: a Riccione all’interno dell’Hotel Des Nations, direttamente sul mare, nasce la prima florifarm italiana. Chantal Michaux, floriterapista ed emotional trainer, con l’aiuto della numerologia e grazie alle essenze floreali punta a far ritrovare energia psicofisica e riequilibrio del sistema vibrazionale.
Il Prana Health Spa dell’Hotel Promenade di Riccione recupera i segreti di bellezza della regina egizia Nefertiti. La dottoressa Carla Aghito ha sviluppato un nuovo trattamento a base di polveri d’oro e di pepite, per sviluppare il chakra del cuore e ampliare il pensiero.
Piadina, bye bye
Finalmente si mangia. Sì, ma cosa? Ancora per l’Osservatorio, la qualità media della ristorazione è aumentata molto. Si può aggiungere che questo è accaduto anche per il miglioramento del cibo distribuito dalla Marr, che da queste parti è un vero trust.
I ristoratori si trovano in casa la concorrenza spietati dei bagnini, che ormai da parecchio servono pranzi completi ai loro frequentatori.
La deregulation è totale. I bagni dovrebbero servire solo cibi rigenerati. Invece avviene tutto il contrario. Ma la torta è grande, forse c’è spazio per tutti. Sono 2.250 gli esercizi attivi, fra pizzerie, trattorie e locali vari.
Il trend è chiaro: dal riminese stanno sparendo i ristoranti di alta gamma, che invece vanno a popolare l’area tra Cesenatico e Cervia. A Milano Marittima si è appena trasferita La Frasca di Gianfranco Bolognesi. E ha riaperto la Zi Teresa, storico locale chiuso da qualche anno. A Rimini non c’è più invece l’Acero Rosso, e l’unica novità è che Da Guido, dalle parti di Miramare, ha raccolto una stella Michelin e ora è sempre pieno. Evergreen l’happy hour da Victor in Viale Ceccarini a Riccione, con cena nel mondanissimo Azzurra dove la cucina non chiude mai. L’osservatore più attento può anche notare che si sta facendo un tentativo per creare una ristorazione da spiaggia di alta qualità, complici anche aziende – come la Surgital di Lavezzola – che offrono una scelta di una trentina di primi piatti monoporzione con i sapori buoni di casa. Solo da rigenerare con il microonde, senza rischi per chi offre e per chi consuma. La gente mangia – quasi – in spiaggia, ma niente bermuda e torsi nudi: topless e muscoli unti in vista sono out, meglio il pareo carino e la t-shirt ben stirata. E creme solari più che creme brulèe.