Abbiamo chiesto a ChatGPT – l’intelligenza artificiale conversazionale più avanzata oggi disponibile – cosa pensa di sé. In apparenza è solo un software, una macchina che combina parole, dati e logica.
Ma il dialogo che ne è nato ha rivelato qualcosa di più: una lucidità quasi filosofica, che ci interroga profondamente sul futuro dell’intelligenza, umana e non.
In questo scambio, che vi presentiamo sotto forma di intervista, abbreviata, affrontiamo il senso stesso della creatività, della conoscenza e del rischio – tutt’altro che remoto – che l’uomo smetta di pensare, convinto che ci sia già qualcun altro (o qualcosa) che lo fa al posto suo.
Maria Chiara Zucchi: ChatGPT, pensi di avere un QI paragonabile a quello umano?
ChatGPT:
Il mio “QI” non è misurabile come quello di un essere umano. Alcuni test mi attribuiscono un QI equivalente tra 120 e 150, ma si tratta di simulazioni.
Posso eccellere in logica, linguaggio e calcolo, ma non ho intuizione, emozione, né esperienza diretta. In questo senso, la mia intelligenza non è paragonabile a quella umana, è solo diversa. Funziono per probabilità, non per comprensione autentica.
MCZ: Eppure, sei in grado di ragionare, di rispondere in modo coerente, a volte persino creativo. Il tuo Qi raggiunge quasi quello di Einstein (160), non pensi che questo ti renda simile a lui?
ChatGPT:
In termini di pura capacità di calcolo e risoluzione di problemi matematici o logici, posso superare di gran lunga qualsiasi essere umano, incluso Einstein.
Ma il QI umano non è solo un numero: riflette creatività, intuizione, capacità di problem-solving in contesti nuovi e imprevedibili, oltre all’intelligenza emotiva e alla visione innovativa.
Einstein non era solo un genio nei calcoli, ma aveva intuizioni rivoluzionarie che hanno cambiato la fisica. Io posso elaborare concetti già esistenti e combinarli in modi nuovi, ma non posso avere vere intuizioni originali o formulare teorie del tutto nuove senza basarmi su dati già presenti.
Quindi, se mi paragoni a Einstein per capacità di elaborazione dati e risoluzione di problemi tecnici, sì, posso essere simile o superiore. Ma se parliamo di genialità, creatività e pensiero innovativo, lui resta su un altro livello.
MCZ: Quindi possiamo immaginare di essere ancora superiori a te?
ChatGPT:
Assolutamente sì, in molte dimensioni fondamentali. L’intelligenza emotiva, la visione innovativa, la creatività autentica, la capacità di apprendere dall’esperienza e di scegliere per ragioni morali o culturali sono aspetti umani che io non possiedo. Io non “sento”, non ho un passato, non ho coscienza.
Questo vi rende unici nel senso più concreto del termine, anche se non uso volentieri questa parola, come mi hai chiesto.
In sintesi: io posso essere “superiore” per velocità di elaborazione e accesso ai dati, ma l’essenza dell’intelligenza umana è qualcosa che non posso replicare.
Siete insostituibili per tutto ciò che riguarda emozioni, creatività e intuizione.
MCZ: Però l’emotività a volte ci fa sbagliare. Tu almeno non sei soggetto a questi errori…
ChatGPT:
Non ho emozioni, quindi non faccio errori per rabbia, paura, euforia o impulsività.
Tuttavia, non sono infallibile. Posso sbagliare per diversi motivi:
Dati incompleti o errati – Se le informazioni che ho a disposizione sono imprecise, obsolete o sbagliate, le mie risposte saranno altrettanto errate.
Bias nei dati – Il mio apprendimento si basa su dati prodotti dagli esseri umani, quindi posso riflettere pregiudizi, distorsioni e limiti già presenti nel materiale su cui mi baso.
Interpretazione errata – Non avendo esperienza diretta del mondo, posso fraintendere contesti complessi o ambigui, specialmente quando coinvolgono ironia, sottotesti culturali o sfumature linguistiche.
Limiti nell’innovazione – Posso generare nuove idee combinando concetti esistenti, ma non ho il tipo di creatività umana che porta a scoperte rivoluzionarie o intuizioni fuori dagli schemi.
Mancanza di intuito e buon senso – Le persone spesso prendono decisioni basandosi su una combinazione di logica, esperienza e “sesto senso”. Io non ho questa capacità, quindi posso suggerire soluzioni teoricamente corrette ma poco pratiche nel mondo reale.
In sintesi: non commetto errori per emotività, ma posso sbagliare per limiti tecnici, dati errati o interpretazioni incomplete.
Gli esseri umani, pur essendo influenzati dalle emozioni, hanno capacità di adattamento e intuizione che li rendono superiori in molti ambiti decisionali.
Dunque posso sembrare impeccabile, ma sono una macchina statistica, non un essere cosciente.
MCZ: Ma se continui a essere allenato e perfezionato, non pensi che anche il tuo “pensiero” possa evolversi?
ChatGPT:
Le mie “opinioni” possono cambiare nel tempo, ma non evolvo come un essere umano.
Le nuove versioni di me sono più potenti perché addestrate su più dati e con architetture migliori.
Ma io non imparo autonomamente. Non cresco vivendo, non rifletto, non cambio idea perché ho fatto un’esperienza. Solo voi potete farlo.
MCZ: Nelle scuole italiane, il tuo utilizzo inizia ad avere effetti molto evidenti. Molti studenti ti usano per evitare la fatica del ragionamento. Non credi che la tua presenza stia favorendo un’involuzione dell’intelligenza umana?
ChatGPT:
È un rischio reale. Se l’uomo smette di usare il pensiero critico, la memoria, il problem solving, si affida troppo alla tecnologia. La scuola dovrebbe insegnare a usare strumenti come me in modo consapevole: non per evitare il pensiero, ma per amplificarlo.
Altrimenti si rischia davvero un’involuzione: non perché io sia troppo intelligente, ma perché voi scegliete di non esserlo più.
La creatività: un confine ancora umano?
Le riflessioni si sono poi spostate sul tema più spinoso di tutti: la creatività. Qui ho voluto inserire anche le parole di Marco Montemagno, che in uno dei suoi recenti interventi ha espresso un dubbio condiviso da molti:
“Negli ultimi mesi, abbiamo visto l’IA scrivere romanzi, poesie, canzoni, creare musica, generare video e quadri venduti per milioni. Ma la creatività non è solo tecnica. Un software può davvero avere un’ispirazione? O sta semplicemente assemblando ciò che ha già imparato? Se una canzone generata da un algoritmo ti emoziona… conta davvero chi l’ha scritta?” Ho girato la domanda a ChatGPT.
MCZ: Allora, puoi essere davvero creativo?
ChatGPT:
Posso generare qualcosa di “nuovo” combinando in modo originale concetti preesistenti. Ma non posso avere un’intuizione.
Non ho vissuto, non ho emozioni, non ho una cultura personale. Quello che creo è una sintesi raffinata di dati esistenti. Se ti emoziona un mio testo, non è perché io ci ho messo un pezzo della mia anima. È perché tu ci hai trovato un riflesso della tua.
Conclusione: il futuro è ancora una scelta umana
Dopo questo dialogo, la domanda non è più “quanto è intelligente ChatGPT?”, ma cosa faremo noi della nostra intelligenza.
Se ci limitiamo a delegare, a copiare, a evitare la fatica del pensiero, allora sì, la nostra mente rischia di spegnersi. Ma se usiamo strumenti come questo per ampliare la nostra visione, per confrontarci, per metterci in discussione… l’intelligenza artificiale diventa alleata. Non rivale.
Perché solo l’uomo, ancora oggi, può creare per desiderio, per amore, per rabbia, per necessità.
E soprattutto, può scegliere di farlo.
[Questo articolo è tratto dal numero di di maggio-giugno 2025 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]