E’ un vero piacere scrivere di Calabria e di un indirizzo dove l’ospitalità e la buona tavola si coniugano in perfetta sintesi. Ancora una volta il racconto ha inizio con un’impresa di famiglia mediante radici che affondano nel lavoro di anni; una realtà costruita passo a passo nella quale sono sempre presenti buon servizio e qualità. Pietro Lecce e Denise Miglietti sono calabresi e fino a 3 anni fa la loro era soprattutto una storia di ristoratori, in cucina lui, in sala lei, apprezzati non solo nel loro territorio, ma noti e conosciuti tanto che il loro locale era una destinazione, il motivo di un detour, la sosta di un itinerari di vacanza.
Solo ristoratori dunque fino a pochi anni fa, fino a quando la struttura adiacente al loro ristorante, che era bar, emporio, negozio, abitazione, telefono pubblico, insomma il punto di riferimento per la frazione di San Lorenzo, il posto dove ci si dava appuntamento, l’indirizzo dove ci si faceva recapitare la posta o dove si andava a giocare a carte, bene…questo posto non solo cessa l’attività, ma l’intera proprietà va all’asta e per la famiglia Lecce si pone un problema di vicinato: chi sarà il nuovo inquilino nella casa attaccata alla loro? E fu così che Pietro e Denise decisero che era arrivato il momento di farsi albergatori e acquistarono l’immobile per trasformarlo e trasformarsi.
La casa era semplice e squadrata, priva di qualunque pregio architettonico, ma fra gli affezionati frequentatori del Ristorante La Tavernetta, c’era l’architetto GianElia Luzzardi con studio di architettura in quel di Bergamo, un cliente diventato negli anni un amico, un tecnico che sapeva interpretare le loro aspettative e trasformarle nel reale concreto, così a lui fu affidato il progetto di restauro, trasformazione e riqualificazione dell’immobile. Racconta oggi Denise:”il grande lavoro è stato togliere, togliere il superfluo, togliere l’inutile, togliere il non bello”.
‘San Lorenzo si Alberga’ è a 5 km dal centro di Camigliatello, è a bordo strada non lontano dal lago Cecita, affaccia su un paesaggio di colline dolci e boscose e su campi coltivati inframmezzati da qualche chalet di legno circondato dagli orti, l’aria è fine e tersa, l’azzurro del lago appena all’orizzonte. Arrivando è impossibile sbagliarsi, la casa ha stile e personalità e si distingue per la semplicità elegante della sua facciata che richiama quella delle fattorie canadesi, moderna e tradizionale al tempo stesso.
L’antica abitudine locale di proteggere il lato nord della costruzione con elementi di lamiera, oggi riutilizzata, è diventata elemento di distinzione e decorazione. Il Ristorante La Tavernetta ora è parte dell’albergo, la nuova cucina spostata di pochi metri occupa uno spazio più ampio di prima ed è stata progettata e realizzata alla “francese”: i banchi di lavoro si fronteggiano e il personale sta faccia a faccia e non rivolto verso la parete. La zona pasticceria è in un locale dedicato, l’arrivo delle merci è accanto alle celle frigorifere, l’intera superficie del soffitto è coperta dalle cappe aspiranti e grandi finestre si aprono sull’esterno, insomma una cucina grande e luminosa e laddove era la cucina d’origine ora riposano le 1000 etichette della cantina e accanto e contigua c’è l’altra ‘Cantina’ quella degli aperitivi, delle chiacchiere, del conoscersi per socializzare e condividere impressioni e sensazioni. Arredata con scaffali non per libri ma per altre bottiglie ha al centro tavoli in legno massello dove l’ospite assaggia il prosciutto di suino nero tagliato a coltello, i salami artigianali con l’aggiunta di un bicchiere di bollicine o di rosèe.
Si passa poi al ristorante diviso in più ambienti; i colori delle pareti sono parte integrante ed importante dell’arredamento, colori “adobe” con tonalità dall’albicocca al prugna che d’inverno, quando il caminetto in angolo è acceso, accentuano il senso dell’accoglienza, addolciscono la tonalità della luce, contribuiscono al senso di calore. Pochi tavoli ben distanziati, mise en place semplice ed elegante.
Noi abbiamo assaggiato il panino con salsiccia e patate croccanti, ovvero come trasformare un piatto semplice in un perfetto e trendy finger food, poi la podolica transumante trova un cestino di funghi, carne perfetta di incredibili e freschi profumi e di perfetta consistenza. Un assaggio di tagliolini con funghi del sottobosco, pomodorini freschi e secchi e mullicata croccante, piacevoli e ben presentati, poi il piatto che è parte della storia della Tavernetta, filetto steccato con la radice di liquirizia, cubo di petto laccato con il miele di fichi e patate schiacciate, olio, timo e gelatina di clementina tardiva, dove si racconta del suino nero e dei prodotti della Calabria, del filetto tenero e magro, del petto laccato che è sinfonia di grassi peccaminosi e lussuriosi, della liquirizia e del timo che aggiungono profumi antichi e, per finire, la gelatina che tutto sgrassa e perdona; a chiudere il gelato con miele e fichi e mandorline tostate, dolce e lievemente amaro, morbido e lievemente croccante, contrasti in perfetto equilibrio.
Fuori le terrazze, una per ogni livello, intime e raccolte per ospitare poche persone per volta, affacciano sul giardino e sull’orto con le erbe aromatiche e con le siepi di fiori a fare bordura. Le camere sono luminose ed essenziali; anche qui il letto è una citazione del letto contadino di un tempo, ferri ricurvi fanno da base, ma sono di design. I mobili hanno linee semplici e moderne, qualche dettaglio risalta sia sul grigio chiaro e luminoso delle pareti che sul bianco della biancheria; tocchi di colore sono dati dai paralumi e dalla dormeuse.
Si apprezzano ovunque il respiro e la funzionalità intelligente degli spazi, il sorriso di Denise, la sua continua dedita attenzione ad ogni particolare e la sapiente e leggera mano di Pietro in cucina.
Di La Madia