L’Italia avrà pure ben altri problemi, ma quello di un vistoso deficit culturale mi sembra possa collocarsi alla base di tutti.
La violenza perpetrata sulla nostra bella lingua italiana, poi, non è un fenomeno riscontrabile solo su internet dove l’ignoranza è ostentata senza alcun pudore, ma è amplificata dai tradizionali mezzi di comunicazione, il cui appiattimento semantico è davvero sconsolante.
Nei Tg non esiste altra banale terminologia, da anni, se non la cappa del caldo, la morsa del freddo, il tunnel della droga, passando per attenzionare l’opinione pubblica, ma anche per ovvietà tipo iniziamo con la prima notizia, e concludiamo con l’ultima (!).
Ma la vera aberrazione è il piuttosto che utilizzato non, come di regola, per indicare una preferenza, bensì al posto della “o” (ad esempio, sarebbe corretto dire preferirei morire piuttosto che vedere la Polverini in Tv, ma sbagliato dire preferirei morire o vedere la Polverini in Tv).
Insopportabile poi quel da quando sono piccolo usato come da quando sono nato: nel primo caso si tratta del verbo essere al presente, anacronistico da usare se oggi piccolo non lo si è più, mentre il secondo è il passato prossimo del verbo nascere ed indica, appunto, un fatto già avvenuto.
Ma inutile criticare se non si dà il buon esempio con i fatti.
Cominciamo col fare pulizia in casa.
Se un collaboratore invierà in redazione un articolo contenente l’abusato rigorosamente fatto a mano, io, rigorosamente, lo eliminerò dai collaboratori.
Se un ufficio stampa mi invierà un comunicato con la specifica “sono a chiederle la pubblicazione”, io “sarò a cestinarla” immantinente: in un mondo che va verso l’estrema semplificazione linguistica tramite emoticon, vorrei capire chi si è sognato di introdurre questo stupido bizantinismo. “Le chiedo”, non basta?
Non sopporterò di trovare in un testo il verbo “schernire” (deridere) al posto di “schermire” (difendere), oppure “avvallare” (affondare) al posto di “avallare” (garantire, dare valore). Mi piace rispettare la lingua e prendermene cura: è come, per uno chef o una donna di casa, rispettare un ingrediente primario quando lo si cucina. E’ amore, non una questione di lana caprina.
Ma siccome chi pontifica spesso è il primo a essere in torto, ammetto con orrore che il centralino elettronico della nostra redazione dice, con imbarazzante improntitudine: “La vostra chiamata sarà risposta nel più breve tempo possibile”. Al peggio non c’è mai limite. Pensiamoci un attimino!