L’enciclopedia Treccani cita: ignoranza s. f. [dal lat. ignorantia]. – 1. Con sign. ristretto, l’ignorare determinate cose, per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia.
Ora, non partiamo male e non prendetemi troppo sul serio (anche se lo sono) ma sono particolarmente stanco di leggere il niente sul mondo del vino.
Non che io abbia scisso l’atomo nella mia carriera, ma sono uno che prende spunti e purtroppo, ad oggi, ho quasi esaurito le mie fonti d’ispirazione: si è detto troppo (in tutti i sensi) e non si dice più niente (purtroppo) di estremamente interessante.
Che si siano esauriti gli argomenti come le risorse e le materie prime in alcuni Paesi del mondo è palese, ma cerchiamo una soluzione, per cortesia!
Ok, ok mi piace sognare e credere che oramai i pensieri, anche se estremamente importanti, non vengono più pagati come una volta ed essendo romantico (ah ! adoro il mecenatismo) voglio credere che nessuno scriva cose più sensate, perché se uno è bravo a fare una cosa, non deve mai farla gratis (o sottocosto).
Ma non credo a quanto ho precedentemente scritto perchè i miei genitori mi hanno insegnato che Babbo Natale non esiste già quando ero molto piccolo per non avere brutte sorprese da adulto, quindi non ci credo.
Cito un tratto: “Ai tempi di Francesco I, saggi e benevoli giganti correvano le campagne e la loro principale missione era di liberare il mondo dai pedanti, dagli sciocchi e dagli scrittori senza talento, pisciando loro addosso da grandi altezze”.
Ora, prendiamo l’ultimo “attore” del verso, ovvero lo scrittore, in questo caso di vino (se vogliamo anche di cibo, ma vorrei restringere il campo al mio settore principale).
Chi scrive di vino? provo ad elencare alcuni soggetti atti a prendersi questa briga.
Colui che pensa di avere un buon dizionario (soprattutto dei sinonimi e dei contrari) ma purtroppo non ha idee innovative o, in alcuni casi, proprio senza idee. Risultato? Un’esercizio di stile allo specchio che non cede al lettore neanche un barlume di saggezza. Negativo. Soluzione? Limitare le dosi di inchiostro oppure le opportunità di scrittura (care riviste mi rivolgo a voi!).
Colui che ha delle idee, in alcuni casi geniali, ma purtroppo non è in grado di riportarle nero su bianco. Risultato? Questo è un caso eclatante di come tante menti siano purtroppo sprecate. Potreste dirmi: ma come? Se ha delle idee, come può non essere in grado di tramutarle in pensieri su carta? Citerei il mestiere che avrei voluto intraprendere se non fossi stato folgorato dal vino, ovvero il procuratore. Tutti quelli che mi conoscono sanno che il mio idolo indiscusso è tal Carmine Raiola detto Mino. Ok, tutti sanno che questo soggetto, che vi piaccia o no, è un genio assoluto nel bene e nel male. Mino non è proprio un animale da palco e forse non è proprio il suo mestiere quello di avere una penna in mano, eppure è un genio. Massimo rispetto per le idee che si tramutano in azione (poche parole e tanti fatti). Soluzione:= W i ghostwriter, ne esistono troppo pochi in questo mestiere e aiuterebbero tante menti lucide e preparate a rivoluzionare un mondo stantio.
Poi abbiamo l’esperto – uomo/donna “Ego”, ovvero quello che pensa (ripeto pensa) di avere una soluzione a tutto (un po’ come il “tuttologo” da bar) ma non si accorge di ripetere quello che altri dicono da anni e pensa di avere in mano un Kalashnikov al posto della penna e di poter fare la guerra a tutti. Soluzione: non fateli scrivere! Sono le persone più pericolose del mondo e non portano a nessun risultato (ne conosco molti, anzi direi molte …).
Passiamo allo storico del vino, colui che da anni ripete sempre gli stessi concetti, ovvero quelli visti, rivisti e stravisti. Un “panificatore” di idee: prendere un concetto e reimpastarlo all’infinito, quotidianamente (che noia). Soluzione: mandarlo in pensione subito, non vedo alternativa. In questo caso gli editori o i direttori delle riviste sono i principali responsabili soprattutto di ritardi generazionali.
Poi esistono quelli che vivono di citazioni, i famosi “uomini del copia-incolla” veri e propri artisti del google-collage. Soluzione ? Nessuna (vedi il capitolo sui reimpastatori). Cito Andreotti: “Non importa che le citazioni siano esatte. L’essenziale è il proporle con voce ferma e grande sicurezza. Ad un convegno di teologia morale citai uno studio universitario inesistente secondo cui sarebbe più grave per un uomo sposato avere un’amante che dieci. Parecchi oratori successivi commentarono questa massima, arricchendola di particolari e dandole persino un’esatta paternità”.
E poi ci sono io…
Ora, io mi chiedo: ma il vino è solo aspetto tecnico? Il vino è solo storia delle persone? Non credete si possano esaurire certe informazioni prima o poi? Tutte queste persone hanno storie così interessanti da essere raccontate? O tutte queste persone meritano di essere raccontate così tante volte? Io non credo.
A volte mi faccio alcune domande e credo tutti dovrebbero porsele prima o poi: che cosa vorrei da un articolo sul vino ? Non mi vergogno a dirlo, l’ultimo articolo per il quale ho sussultato nel mondo del vino è stato scritto da Andrea Grignaffini e trattava di neuro-marketing applicato al mondo del vino. Mi sembra poco uno solo, non trovate?
Prestiamo a volte più attenzione ad un pensiero personale scambiandolo per un articolo, e poi non ci soffermiamo su veri e propri trattati dedicati al vino scaturiti da anni e anni di studio.
Il futuro? Ottenere informazioni e convertirle in una materia stupenda e atroce, essere pericolosi, essere visionari.
Forse sono in confusione anche io, ma per cortesia aiutatemi: chi devo leggere?