Ma quanto hanno contribuito i numerosi politici ladri a tenere in piedi il settore della ristorazione?
Molto, non c’è dubbio.
E’ ormai mitico l’aperitivo della Minetti a 800 euro, così come è noto il pranzo di matrimonio della figlia di un consigliere lumbard, entrambi in conto alla regione Lombardia; le continue cene a ostriche e champagne di “Batman” Fiorito; le allegre e folte tavolate della Lega grazie alla disponibilità di oltre 15 milioni di euro di finanziamento pubblico del cui utilizzo non è obbligatorio per i partiti fornire il rendiconto; il sontuoso convivio per le seconde nozze di Lusi – oltre agli 80mila euro per vacanze gourmet alle Bahamas e fiumi di soldi per fiumi di champagne nei migliori ristoranti di Roma (180 euro gli spaghettini e caviale al ristorante La Rosetta), Venezia, Londra e Parigi: 218 mila euro spesi solo nel 2011, grazie alla disponiblità illimitata di un fondo Margherita da 23 milioni di euro -.
La lista sarebbe pressoché infinita e largamente trasversale a tutti i partiti che in ogni regione, con punte epiche nel Lazio, hanno con disinvoltura dilapidato le nostre fortune. Mentre un Fiorito si appropriava di 1 milione e 500 mila euro, un centro di assistenza per malati di SLA da 150 mila euro l’anno era costretto a chiudere; mentre la Polverini avallava per 8 milioni di euro la costruzione di un nuovo, inutile, palazzo della Regione, l’ospedale Santa Lucia chiedeva ripetutamente il pagamento di 110 milioni di arretrati; mentre si progettano la TAV o il mega ponte sullo stretto di Messina – zona altamente sismica – crollano sugli studenti scuole fatiscenti o senza rispetto delle regole antisismiche; mentre si allarga a dismisura negli anni il numero dei deputati, consiglieri regionali e provinciali, funzionari per ogni più superflua funzione, si è vieppiù ristretto il numero degli insegnanti di ruolo; mentre si comprano cacciabombardieri per 99 milioni di euro, si fanno finanziarie che affamano i pensionati, tolgono fondi alla ricerca scientifica, lasciano sgretolare il nostro patrimonio artistico; mentre si mantiene un mostruoso parco di 620 mila auto blu con autisti, benzina e annessi (la grande America ne ha “solo” 73 mila) si nega la carrozzina o si tagliano con l’accetta gli irrisori contributi a supporto degli invalidi veri.
Non è vero che l’Italia non ha i soldi.
L’Italia li ha o li trova e li spende secondo logiche che a molti di noi sfuggono. Li spende soprattutto per aumentare gli iperbolici stipendi della casta politica, amministrativa e militare e per regalarli alle banche funzionali ad interessi finanziari dai vampireschi appetiti.
Per arginare le mille considerazioni che vorrei fare, concedetemene solo due: è interessante notare come l’affermazione sociale passi ancora per il cibo più vistoso, per il vino più costoso e per la loro generosa elargizione ai sempre numerosi cortigiani. La mensa epulonica esibita è simbolo di potere e di rivalsa, una sorta di nemesi o di pretesa vendetta divina contro un destino che ti ha fatto nascere ciociaro squattrinato, igienista dentale senza identità, buttafuori da discoteca…
Punto 2: a parte Antonello Colonna che, correttamente, ha osservato che Lusi è stato per lui un buon cliente, tutti gli altri ristoratori chiamati a raccontare cosa sapevano dei paperoni “de noantri” che frequentavano i loro locali, hanno affermato di non ricordarli.
Strano: di un cliente abituale che in una sera gli lascia anche 10 mila euro, un bravo ristoratore ne riconosce la voce al telefono, le compagnie, i gusti e le idiosincrasie.
Vogliamo giustificarli allora dicendo che la poco credibile amnesia non significa omertà, bensì tutela della privacy dei propri ospiti?
Di Elsa Mazzolini