Dopo l’11 settembre 2001 abbiamo pensato che la civiltà occidentale dovesse temere solo l’Islam più radicale e i suoi feroci attacchi, e invece i colpi letali sono arrivati dalle nostre familiari banche e più in generale dalle grandi speculazioni economiche fatte con i nostri risparmi, politica permettendolo. Banalmente, il nemico subdolo e sanguinario non ha tratti esotici e pelle scura, ma si nasconde, come prediceva il vecchio Marx, sotto l’insidioso e rassicurante aspetto del capitalismo sia casalingo che internazionale. 1900 miliardi di debito pubblico contratto soprattutto presso banche estere: ogni nostro investimento è stato gestito per il 47% da grandi speculatori e la nostra politica, da sempre al guinzaglio dell’economia, ora non ci tutelerà e non ci salverà dagli errori commessi. Venderà a buon mercato la nostra pelle, come ha fatto in tutti questi anni di privilegi, enormi sprechi e corruzione. Siamo qui, affacciati sul baratro, e a tirarci indietro non è arrivato alcun segnale, non un taglio alle provincie, alle poltrone, alle auto blu, agli affitti milionari per migliaia di uffici ed enti inutili, alle liquidazioni stratosferiche di funzionari pubblici, alle pensioni d’oro, ai vitalizi dei politici.
Come dicono gli indignatos di New York e Madrid “noi siamo quel 99% sul quale l’1% si è arricchito a dismisura”. Eppure siamo noi che continuiamo a pagare, continuando anche ad assistere all’osceno teatrino della politica che non sa e che non vuole cambiare.
Sotto l’albero di Natale dei nostri ragazzi non ci sarà pertanto un pacco regalo, bensì un pacco bomba che la nostra generazione ha confezionato durante anni di impunita incoscienza, di dissolutezza economica, culturale e sociale. Chi apprezza i miei editoriali di solito ironici e tendenzialmente positivi, non troverà soddisfazione in queste righe.
La misura era colma da tempo e chi, come me, ha sempre pensato che la baldoria sarebbe finita presto, non può fingere un ottimismo di facciata. Noi però siamo l’Italia che ha alzato la testa anche dopo due guerre consecutive, siamo l’Italia onesta e operosa che ha creato ricchezza per assicurare un futuro ai propri figli.
Siamo noi la voce forte del nostro Paese, ma lo siamo solo se ci crediamo e se lavoreremo per il cambiamento. “Loro” non li abbiamo eletti noi e non ci hanno mai rappresentato.
Nella primavera che, sono sicura, arriverà anche per noi, dobbiamo poter vedere facce nuove e una palese onestà. Le dittature economiche e politiche devono finalmente vedere il tramonto.
Di Elsa Mazzolini