A marzo 2021 l’economia italiana si trova a vivere un momento di stallo molto simile a quello del 2020, nonostante le restrizioni e le chiusure delle attività risultino leggermente meno stringenti. Un rallentamento tale da rendere improbabile la crescita del PIL del 4% durante l’anno, come si pronosticava.
I settori in difficoltà
Mentre una grossa fetta dei servizi di mercato si trovano impossibilitati a lavorare a pieno ritmo, altri stanno recuperando i picchi di perdita dei momenti peggiori del 2020.
L’ICC (Indicatore Consumi Confcommercio) registra un andamento negativo per il mese di febbraio: -12,2%, dopo il calo del -17,5% di gennaio. Un segnale positivo è tuttavia dato dalle famiglie, che sembrano in grado e ben disposte a spendere in consumi il risparmio involontario accumulato durante la pandemia. Dato che costituisce una potenzialità di crescita interessante per l’economia italiana, ma che potrebbe essere danneggiato dallo slittamento della fase di ripresa e dagli inciampi sul piano vaccinale.
Confcommercio: “La ripresa dovrebbe registrare, in seguito alle nuove limitazioni, un brusco stop nel mese di marzo per il quale si stima una riduzione del PIL del 4,7% in termini congiunturali. Su base annua, il confronto con il mese iniziale della crisi porta, comunque, a una crescita del 7,3%. Nel complesso del primo trimestre la variazione dovrebbe attestarsi al -1,5% rispetto all’ultimo quarto del 2020 e al -2,6% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno.”
Le tendenze
Secondo le analisi sull’andamento del primo trimestre 2021, i consumi si confermano in positivo solo per i servizi di comunicazione e l’elettronica. È in crescita anche la domanda di autovetture da parte dei privati, forte anche degli incentivi statali sull’elettrico.
Il settore dell’alimentazione sta incontrando il primo momento di difficoltà da inizio pandemia, in seguito alle “scorte” accumulate dalle famiglie.
I più penalizzati rimangono anche nel 2021 la filiera turistica, la mobilità e i settori riguardanti il tempo libero e la cultura: -70%. Sembra sempre più realistica la possibilità che le ripercussioni peseranno su questi ambiti molto più a lungo della durata della crisi sanitaria.