Nel calcolo dell’inflazione europea, l’andamento dei pubblici esercizi risulta essere fondamentale per mantenere il paese ancorato alla media degli altri paesi. Il settore è vitale e attrae nuove forze di lavoro.
“I pubblici esercizi stanno fronteggiando bene la crisi economica – afferma Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – nonostante siano additati impropriamente tra i responsabili degli aumenti inflazionistici. L’incremento delle attività è un buon segnale, ma dobbiamo stare attenti a non dequalificare l’offerta”. Il settore, infatti, si presta strutturalmente ad essere annoverato su base nazionale fra quelli dove il dato percentuale dei rincari è più alto, ma è molto più basso di quello registrato a livello europeo. Sia nei Paesi dell’Unione europea dei 27 Stati membri, sia in Eurolandia nei sette anni successivi all’entrata dell’euro, l’inflazione è aumentata nel settore della ristorazione molto di più quanto non sia cresciuta in Italia. Anzi, la crescita inflattiva sotto controllo della ristorazione aiuta l’Italia a rimanere allineata alla media europea. Il dato contenuto in una ricerca articolata del Centro Studi Fipe-Confcommercio (vedi anche www.fipe.it) testimonia chiaramente come anche nel mese di febbraio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente in Italia il comparto, nonostante l’impennata dei prodotti alimentari, abbia toccato il 3,4% a fronte di un 3,9% dell’Ue e del 3,7% registrato nell’eurozona. La crescita inflattiva contenuta della ristorazione riesce infatti a compensare quella ben più consistente registrata nei settori dell’abbigliamento, dell’arredamento e dei servizi creativi, cioè i capitoli di spesa che più allontanano l’andamento italiano dalla dinamica inflazionistica dei Paesi europei più virtuosi a cominciare da Francia e Germania.
Il settore della ristorazione è vitale e attira nuove forze di lavoro. Nel 2007 è infatti cresciuta l’offerta della ristorazione. I consumatori potranno scegliere fra 3974 ristoranti e bar in più. Nell’analisi del Centro studi di Fipe-Confcommercio risulta che a fronte di 18.244 chiusure di attività ne sono nate altre 22.218 con un bilancio in positivo di quasi quattro mila imprese. E c’è una curiosità: è fra le ditte individuali che si registra l’incremento più alto e fra queste cresce il numero degli stranieri (pari all’8% del numero complessivo) che però preferiscono diventare titolari di ristoranti piuttosto che di bar.