Gent.mo Direttore,
che piacere leggere il suo articolo “Si fa presto a dire gourmet”!. Devo ammettere che anche io spesso commetto qualcuno degli errori da lei analizzati. (…). Tuttavia il suo editoriale mi dà il la per parlare anche della fatturazione elettronica. Lei crede che di sabato sera, appena finito di sistemare la cucina, mi metto al computer ad inviare le fatture? I nostri errori, spesso non voluti, si sommano ora anche ad una burocrazia che ci mette i bastoni tra le ruote.
Antonio Torino – Ristorante Mamma Rosa – San Polo d’Enza (RE)
Già, le promesse di snellimento della burocrazia – passo fondamentale per favorire il rilancio della nostra economia – vengono vanificate da uno Stato che, incapace di contrastare l’evasione degli attuali oltre 35 miliardi di euro di IVA, fa lavorare la collettività al suo posto.
Con costi di tempo e danaro davvero non trascurabili: occorre acquistare un programma specifico e procedere ad un’immissione dei dati ben più complessa rispetto a quella necessaria per una normale fattura da inviare via Pec.
Ovvio che a pagare maggiormente il prezzo saranno le piccole imprese, costrette ad affidare questo compito a strutture esterne, con aumento del costo di gestione, già di per sé eccessivo.
Il beneficio andrà solo a vantaggio del nostro oneroso apparato burocratico, e questa tracciabilità immediata non servirà certo a contrastare l’evasione perché ad assolvere agli obblighi saranno, o saremo, i soliti.