Lione è una città che mette voglia di tornare, una città borghese, solida, comoda, ricca di identità, ricca di storia e a misura d’uomo.
Il suo centro storico è uno dei più grandi e meglio conservati d’Europa: di origine medioevale, si ingrandì in epoca rinascimentale con l’arrivo dei banchieri fiorentini e dei mercanti attirati dalle franchigie regie e dalle fiere esenti da dazi che vi si tenevano quattro volte l’anno. Vi si sviluppò il commercio della seta (con tecniche di lavorazione importate dai genovesi) e gli stretti legami con l’Italia influenzarono anche l’architettura della città.
La Vieux Lyon si articola intorno alla Cattedrale Saint Jean e alle Chiese di Saint George e di Saint Paul con quartieri che ebbero ognuno una propria vocazione, abitati da banchieri e da mercanti o da tessitori della seta e da artigiani. Oggi le strade, i vicoli, le piazze alberate sono un susseguirsi di ristoranti con tavolini all’aperto e camerieri che cercano clienti: l’insieme è sicuramente molto turistico ma anche molto vivace e animato grazie alla presenza degli studenti che a Lione frequentano l’Università.
Vale davvero la pena passeggiare per il centro storico, visitare la Cattedrale e non perdere, nella Cappella a sinistra dell’altare maggiore, l’orologio astronomico del XIV secolo, magnifica opera di un artista sconosciuto. è anche piacevole confrontare le offerte dei vari ‘bouchons’ (i piccoli ristoranti che fanno cucina tipica lionese), guardare le vetrine delle pasticcerie (molto nota la Marquise, vicino alla Cattedrale, che espone meringhe rosa e le ’tarte aux pralines’ specialità gastronomica della città), non perdere il Museo delle Miniature e non perdere i ‘Traboules’ (dal latino trans ambulare) ossia passaggi che attraversano le corti cinquecentesche dei palazzi dei ricchi mercanti, per mettere in comunicazione due strade parallele. I Traboules, che furono una soluzione urbanistica atta a facilitare la circolazione nella città che cresceva rapidamente, sono segnalati da piccole targhe in ottone poste accanto al portone d’ingresso di alcuni edifici storici, e si possono visitare anche se si trovano in proprietà private: il comune di Lione ne paga ai proprietari l’illuminazione e la pulizia in cambio dell’accesso turistico.
Conservano fascino e mistero, sono interessanti dal punto di vista architettonico e sono parte anche della storia recente della città (durante l’ultima guerra questi corridoi-gallerie, talvolta veri labirinti, sono stati nascondigli, vie di fuga e tipografie clandestine degli uomini della Resistenza).
Nel XIX secolo i ‘canuts’, così erano chiamati i tessitori della seta, si trasferirono nella Croix Rousse, un quartiere che si arrampica sulle falde della collina fra scalinate ripide e vicoli in salita, dove le case operaie hanno tutte un’architettura riconoscibile ed unitaria, facciate sempre prive di balconi con alte finestre per far passare sia la luce che i telai di legno per la lavorazione della seta. Sulla cima della collina, sul ‘plateau’, ci sono invece le Maison de Maitre che appartenevano ai ricchi borghesi. La Croix Rousse è un quartiere vero e vissuto con una potenziale anima artistica; è orgogliosamente difeso dai suoi abitanti che non vogliono che si trasformi; appare tranquillo e sonnacchioso e si gira a piedi piacevolmente, per scoprire piccole perle come le Mur de Canuts, il più grande murale d’Europa, o la Traboule, costruita intorno alla fine del 1880, che permette di passare dal numero 9 di Place Colbert al 14 bis della Salita di Saint Sebastien, oppure il Passage Thiaffait dove un gruppo di giovani artisti-artigiani ha dato vita al ‘Village des Createurs’, uno spazio con boutique di moda e oggetti di decorazione.
Ai piedi della Croix Rousse, la Presque-Ile (la Penisola) si estende fino alla confluenza dei fiumi Rodano e Saône ed è il cuore della città con i Palazzi istituzionali, l’Hotel de Ville, l’Opera, il Museo des Beux Arts, le piazze storiche, le chiese monumentali, ma anche piazzette e stradine caratteristiche e le vie dello shopping, i bistrò ed i lungofiume con 20 km di banchine fluviali.
Il progetto di rinnovamento, iniziato nel 2002 e terminato nel 2007, ha trasformato le sponde del Rodano e ha regalato alla vita cittadina 10 ettari di esterni vivibili in un alternarsi di alberi d’alto fusto e prati con sentieri pedonali e piste ciclabili, con la piscina olimpionica costruita a pelo d’acqua o la gradinata ad anfiteatro dove sedersi e seguire lo scorrere della corrente.
Sul fiume sono ancorate le peniche: qualcuna è abitata in modo stabile, altre trasformate in bar, o ristoranti, o nightclub. Adesso è in progetto la ristrutturazione delle rive della Saône per farne una lunga Promenade con spazi per eventi culturali.
Più avanti, sulla punta della Penisola, laddove le acque del Rodano e della Saône si uniscono, nella ex zona industriale del porto fluviale, sta nascendo La Confluence, nuovo quartiere con case per abitazione affacciate sulla grande darsena, una piazza liquida che è il cuore della nuova realtà, mentre le vecchie Dogane ed i Magazzini, ristrutturati da architetti di fama, sono diventati le sedi di aziende, società, TV e media, e presto sarà inaugurato il Museo de La Confluence.
Le ex Salines du Midi sono il nuovo Concept Restaurant di Nicolas Le Bec (2 stelle Michelin nel suo ristorante nella Vieux Lyon). ‘Rue Le Bec’ è un locale-loft multifunzionale con panetteria, pasticceria, fiorista, sala riunione, un’unica suite spettacolare, standing bar, cucina a vista, griglia in primo piano e chef sul ponte di comando con auricolare e radio-microfono a dare il ritmo alla brigade di cucina e ai camerieri in sala. Pubblico prevalentemente giovane, ma non solo.
Lione vanta 15 ristoranti stellati Michelin fra centro cittadino e dintorni. La sua storia gastronomica ha inizio fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento quando, per le mutate condizioni economiche, alcune ricche famiglie furono costrette a licenziare il personale domestico. Le cuoche rimaste senza lavoro si misero in proprio dando origine ad una cucina ‘fusion ante litteram’, una cucina ‘Altoborghese-Popolare’.
La prima a diventare famosa fu la Mère Filloux, che iniziò nel Caffè gestito dal marito, locale che divenne poi il prestigioso ristorante in Via Duquesne. Poi fu La Mère Brazier, un’apprendista della Mère Filloux, che aprì il suo ristorante in Rue Royale nel 1921 e che nel 1933 fu la prima chef donna ad ottenere 3 stelle Michelin; da lei imparò il mestiere Paul Bocuse, mito internazionale della cucina (il suo Auberge de Collonges sulle rive della Saône ha 3 stelle Michelin dal 1965).
Nel 2008 il ristorante della Mère Brazier che, in lenta decadenza, si avviava a diventare un Minimarket, è stato rilevato da Mathieu Viannay. Ora nelle sale e nelle salette rinnovate si respira un’aria di tradizione e di attualità e, sotto la guida di questo chef premiato da 2 stelle Michelin, la cucina è eccellente, i sapori emergono distinti e puliti nelle loro gradazioni sensoriali, le salse sono eleganti, di complessa preparazione e di raffinata leggerezza, le materie prime sono curatissime.
Fra le cose assaggiate, le gaugère che sono bignè mousseline al formaggio, simili a nuvole prive di qualsiasi sentore di grasso; l’appetizer (grandezza 1 centimetro cubo) Maigret de Canard avvolto in velina di melanzana su coulis di pomodoro fresco: qui l’ail des ours aggiunge appena una punta di piccante che si trasforma in un gusto più lungo, lieve e salato; il Paté en Croûte de Volaille de Bresse et Fois Gras, Confitures de Cerises Noires è un decalage perfetto di gusto e consistenze. Servizio impeccabile sotto la direzione di Stephan da Costa che riesce ad essere presente ed invisibile al tempo stesso.
Nel ‘Menu Classique’ che recita: “Ce menu revisite les classiques d’Eugénie Brazier lors de son arrivèe dans cette maison le 10 Avril 1921” Mathieu Viannay ha voluto ricordare la storia del locale:
Artichauts et Foies Gras
Cassolette de Quenelle et Langoustines, Jus de Carapaces a l’Absinthe
Supreme de Volaille, Fricassée de Légumes de Printemps et Champignons
Fromages Affinès
Dessert à la Carte
Nel Menu Degustation (98€ per 3 piatti o 115€ per 4 piatti)
Huitres Spéciales de David Hervé en Gelée de Pomme Verte, Caviar d’Aquitaine
Araignée de Mer aux Condiments, Fine Gelée Acidulée Emulsion de Crustacés
Fricassée d’ Ormeaux aux Pignon de Pin, Champignon des Bois
Emulsion a l’huile de Noisettes
Pomme de Ris de Veau à la Grenobloise, Petit Pois et Morilles
Fromages
Dessert à la Carte
Il Menu Affairs invece servito esclusivamente a mezzogiorno, è a 35€
Nel giro gastronomico della città non può mancare una visita alle Halles Paul Bocuse, anche chiamate ‘le ventre de Lyon’. Non ci si attendano strutture ottocentesche in ferro battuto, con verrieres ed alte volte: l’edificio, ristrutturato nel 2006, si presenta moderno, tutto vetro e cemento, più ministero che mercato. All’interno sono raggruppate 56 boutique di artigiani della ristorazione e sono in vendita tutti i prodotti del territorio che fanno grande la gastronomia lionese: i formaggi Saint Marcellin, i lavarelli del lago Lemano o del Lago du Bourget in Savoia, i lucci della Dombes, i polli di Bresse, le carni dello Charolais, solo per citarne alcuni e poi ostriche, crostacei e tante delicatezze e specialità; 3 soli banchi per ortaggi, frutta e verdure, un solo rivenditore di vini e Petrossian per il caviale. Fra i banchi più famosi, la Mére Colette Sibilia per la charcuterie, la Mére Richard per i formaggi, Seve per la cioccolata. Dopo aver vagabondato fra tante offerte e tentazioni si può scegliere uno dei piccoli bouchons all’interno delle Halles per assaggiare quenelles di pesce o crostacei, cuisine lionnaise o cuisine du midi.
I posti sono accoglienti, l’atmosfera c’è tutta, i prezzi ragionevoli.
Per finire, un breve accenno alla Cité Internazionale, (ville dans la ville) realizzata dall’architetto Renzo Piano e dal paesaggista Michel Corajoud. Si tratta di uno spazio pensato per offrire servizi, ma in accordo con l’ambiente circostante: gli edifici seguono la curva del fiume, hanno camminamenti interni luminosi che danno accesso a 4 hotel, al Museo d’Art Contemporain, alle 14 sale dell’UGC Cinema, al Casino e al Centro Congressi e all’Anfiteatro che può ospitare 3000 spettatori. Tutto questo è contiguo al Parco della Tête d’Or che ne diventa l’automatico prolungamento.