14/12/009
Ah, che bel fine anno!
Sicuramente migliore di quello senza prospettive dell’anno scorso, tanto da far dire agli economisti che la crisi è finita e andiamo verso la crescita.
E’ vero.
In poco tempo il prezzo degli spaghetti è cresciuto del 41%, quello di un cono gelato del 290%, quello della pizza margherita – che, per inciso, ha un costo di materie prime di circa 80 centesimi – del 153%, della birra del 35% e quello di riso e patate del 78%.
Ma dov’è il problema? Se il popolo, tra il quale cresce la disoccupazione, non può mangiare la pizza, che mangi le brioches!
Intanto dalle banche – che giustamente non regalano più neanche il calendario ai correntisti (figuriamoci se danno soldi in prestito) – viene il segnale della ripresa: nell’anno crudele della crisi in cui tutti hanno tirato la cinghia, i top manager degli istituti di credito internazionali hanno incassato premi del 37% superiori a quelli dell’anno scorso.
Crescono anche – almeno a livello di conoscenza da parte dell’opinione pubblica – gli uomini politici che compensano lo stress assumendo cocaina, andando a trans e comprando escort, ormai non più intese nel senso di auto.
Sul fronte nostro, mentre cala vistosamente il numero di clienti che frequentano i ristoranti, cresce sia il numero dei controlli, che quello dei controllori negli esercizi pubblici: ma che diamine, almeno loro dovranno pur mangiare!
Cresce il numero di chi è obbligato a bere meno vino perché, suvvia, è meglio far pagare a tutti il prezzo della stupidità di quattro imbecilli ubriachi o drogati che tutelare la sana imprenditoria italiana e le migliori espressioni della nostra enologia.
Crescono poi i progetti per le grandi opere e, a bilanciare, calano i progetti per aiutare la piccola gente; cresce il debito pubblico, ma anche quello privato; cresce il divario tra ricchi e poveri; cresce l’avidità di una classe socio politica vecchia mentre calano sempre più le prospettive per i giovani; cresce un’urbanizzazione senz’anima e senza etica, che assalta uno dei nostri beni più preziosi: il territorio.
Cresce, contestualmente a tutto questo, il grado di sfiducia, di assuefazione e rassegnazione della gente che, non credendo più a nulla e sentendosi spesso autorizzata ad emulare l’esempio di quelli che stanno “in alto”, accresce in sé la consapevolezza che il peggio, a tutti i livelli, deve ancora venire.
Dunque un Natale nel segno della crescita… Auguri.