Quando in Italia sono nate le prime Guide, il rapporto con le aziende era molto problematico. L’improvvisa istaurazione di un regime “valutativo”, in cui qualcuno si arroga il diritto di attribuire voti e fare classifiche, ha creato molte perplessità, che La Madia Travelfood condivide in gran parte. Ma alla lunga le relazioni tra guide e aziende si sono per così dire assestate, si è trovato un modus vivendi meno conflittuale. Il mondo della produzione ha preso atto della realtà delle Guide e, invece di continuare all’infinito a digrignare i denti, ha scelto un atteggiamento piú collaborativo. Oggi sono gli stessi consorzi ad organizzare grandi degustazioni ad uso esclusivo delle guide. Si può dire che ormai, dopo una lunga serie di successivi aggiustamenti, di spinte e controspinte, si sia trovato un punto di equilibrio. Le due parti, convergendo su quel punto, possono riuscire addirittura a sostenersi a vicenda, pur nella differenziazione dei ruoli. Hanno capito entrambe che vi è una forte dipendenza reciproca. Ovvio che l’apprezzamento delle Guide faccia comodo alle aziende (a tutte, anche alle piú brave, perchè offre la possibilità di raggiungere rapidamente quegli obbiettivi che magari raggiungerebbero comunque, ma in tempi assai piú lunghi). Meno scontato, ma non meno vero, dire che le guide hanno a loro volta bisogno delle aziende, sotto vari aspetti. Se c’è un “bel movimento” nel mondo del vino, molto dinamismo, molte novità, naturalmente le guide se ne avvantaggiano. Non solo: sul piano dell’immagine e della credibilità le guide hanno bisogno del riconoscimento di chi produce. E’ importante cioè che il “sistema vino”, nel suo complesso, riconosca nelle guide una fonte autorevole e a sua volta le promuova, seppure in modo indiretto. O addirittura involontario, come accade quando un produttore, arrabbiandosi e protestando per le valutazioni di una guida, mostra implicitamente di attribuirle un grande valore. A maggior ragione, chi è stato “trattato bene” si premurerà di allegare il giudizio delle Guide alla sua brochure, di citarle nei suoi materiali promozionali, di tenerne copie in bella mostra in azienda o nel suo stand al Vinitaly o al Vinexpo, o in qualunque altra occasione, in qualunque angolo del mondo. Così il nome delle guide “viaggerà” insieme a quello del produttore, raggiungendo una parte di pubblico che magari ancora non le conosceva. Questo rapporto di naturale interdipendenza si fa sempre piú cogente man mano che crescono i numeri: piú copie vendono le Guide, piú estendono la propria influenza, e piú le aziende da esse premiate ne ricevono popolarità e prestigio, spuntando prezzi piú alti per i loro vini. E, in una sorta di incessante feed-back, il successo di quelle aziende “retroagisce” sulle Guide, che hanno saputo riconoscere in anticipo i loro meriti e ora vengono giustamente premiate con un ulteriore incremento di vendite. Il giro d’affari diventa importante. E quando ci sono in gioco forti interessi, si creano inevitabilmente altrettanto forti pressioni. Per sostenerle occorrono, inutile dirlo, il massimo della cautela e del senso di responsabilità.
Di La Madia