Tra antiche leggende e nuovi racconti
Ogni anno a febbraio l’isola di Torcello riemerge dalle straordinarie maree invernali della laguna veneziana, che la ricoprono per la maggior parte della sua estensione. Per i pronipoti dei Dogi convivere con i disagi di una natura mai doma è sempre stato normale ed anche motivo della loro secolare fortuna. Torcello fu la prima Venezia; il primo ambito territoriale della laguna dove si insediarono i fuggiaschi d’Aquileia, rincorsi dalle invasioni barbariche che decretarono la fine dell’impero romano.
In questo piccolo lembo di terra ricco di storia, Dario Campa, assieme al suo braccio destro, lo chef Andrea Iuliano, hanno realizzato un eremo della gastronomia e dell’ospitalità veneta: l’osteria “al Ponte del Diavolo”.
Un ambiente dall’eleganza rustica, capace di trenta posti a sedere interni e altri 170 nel dehors esterno coperto, senza dimenticare il giardino attrezzato all’occorrenza.
L’attaccamento che Dario nutre per la sua terra (forse sarebbe meglio dire per la sua acqua) trasuda da tutti i particolari gastronomici ed architettonici del locale;
Dal pesce fresco che compra al mercato tutte le mattine, al pavimento realizzato con il legno di vecchie bricole dismesse, dalle verdure dell’orto che personalmente coltiva, ai quadri appesi alle pareti, ricchi di vividi richiami alle leggende veneziane. Una su tutte è proprio quella dell’antico “ponte del diavolo”, l’unico, oltre a quello di Cannaregio, costruito secondo la vecchia tradizione veneziana, senza parapetti, e per questo utilizzato per gli incontri di pugilato: perdeva chi cadeva in acqua.
Sembra che ogni sera a mezzanotte un gatto nero – il diavolo per l’appunto – venga per riscuotere il tributo di anime che una maga, nei secoli passati, non ha pagato, buggerandolo, per riportare in vita un soldato austriaco, eterno amore di una bella dama veneziana. Dario Campa è lieto di intrattenere i propri ospiti con altre leggende e notizie storiche che riguardano l’isola, come ad esempio il trono di Attila che si trova nella piazzetta di fronte alla chiesa di Santa Fosca. Dal business lunch, all’aperitivo serale per finire con la cena gourmand, è sempre possibile assaggiare i piatti della tradizione veneziana, in un ambiente che secondo l’orario trasforma la sua mise, arrivando a sera ad assumere i toni del rosso – arancio del tramonto immerso nel blu – verde della laguna.
Gamberetti con castraure su letto d’insalata e aceto balsamico; Cocktail d'astice e castraure di Torcello con crema al martini dry; Scialatielli al limone tiepidi con erbette e fiori del nostro orto; Tris di saor con bocconcini di polenta fritta (scampi moleche e sarde) e per finire una Granita all'anice con primizie dell'orto: questo è un tipico menù della tradizione, ossia come Dario intende far degustare il suo territorio, quella natura ricca di disagi ma che da sempre ricambia il veneziano con prodotti genuini. La carta dei vini, pur essendo sbilanciata più verso Veneto, Friuli e Trentino, offre alcune note di spicco per i vini francesi e alcune selezionate birre artigianali. Se poi non bastassero le leggende e la cucina del “Ponte del Diavolo” ad incuriosire, allora sia chiaro che solo il viaggio attraverso la laguna per raggiungere l’isola è un viaggio attraverso i sensi.