E tanta confusione sotto il nostro cielo
Vi avevo raccontato lo scorso anno, in tempo di Vinitaly, di Vini Vino Vino: la festa degli altri vignaioli. Li avevo trovati a Villa Boschi, pochi chilometri a Sud di Verona, mentre si facevano il loro privato e indipendente salone del vino. Ve li avevo descritti come un movimento sorretto da varie anime e diverse filosofie di vita e di produzione. C’erano i vignaioli di Vini Veri, i più anarchici, quasi tutti piemontesi e ben rappresentati da Beppe “Citrico” Rinaldi e Augusto Cappellano, il figlio di Teobaldo; quelli di Renaissance du Terroir, probabilmente i più seriosi e presenti, appunto, in tutta Europa, con il loro leader Nicolas Joly; per finire con le Triple A (Agricoltori, Artigiani, Artisti), i più imprevedibili e incontrollabili che vi avevo presentato attraverso le parole di Rossella Bencini Tesi.
Mi ero chiesto allora se la loro manifestazione avesse un senso e me lo chiedo ancora. Sta di fatto che quest’anno non sono andato da loro perchè avevo in programma di incontrare gli ultimi rivoltosi del vino italiano e li ho trovati a Bologna, a pochi passi da casa mia: sono i nipotini di Gino Veronelli, i continuatori di Critical Wine, Terra e Libertà.
Hanno scelto Bologna per questo loro quarto appuntamento annuale e si sono trovati una location di per sé stessa evocativa e resistenziale, il Teatro San Leonardo di Vicolo Bolognetti. Qui verso la fine degli anni Sessanta si formava la scuola di teatro sociale bolognese sotto la guida di due bravi registi come Leonesi e Macchiavelli. Mentre il primo ebbe vita breve, Loriano Macchiavelli cominciò a scrivere racconti polizieschi e inventò prima il personaggio del commissario Sarti Antonio e poi iniziò a collaborare con Francesco Guccini in una serie di romanzi che ancora riserva sorprese. Il teatro passò poi di mano ed arrivò la gestione di Leo De Bernardinis: a Bologna lo chiavano il Teatro di Leo. Questo fino alla devastante malattia dell’attore e alla sua morte avvenuta un paio di anni fa. Poi più nulla fino alle giornate annuali di Critical Wine.
Abbandonato il nome iniziale, il gruppo che fa capo a Bologna si è poi evoluto in Gustonudo per presentarsi quest’anno come Vignaioli Eretici: c’è un po’ da perderci la testa!
Referente per tutti è Matteo Gattoni da Biella, 32 anni, ex studente fuorisede e traduttore dal tedesco, che ha ideato l’associazione che gestisce questa manifestazione e si occupa della distribuzione e della commercializzazione dei prodotti degli aderenti attraverso una snc di servizio che opera nell’hinterlad bolognese e a Berlino (!?!)
Matteo sembra che sia l’unico ad aver conosciuto veramente Luigi Veronelli, ma a domanda diretta nicchia un po’ e ammette di averlo incontrato una sola volta e anche di striscio. Fa opera di propaganda e di convincimento, parla di attenzione per la terra e per il territorio, amore per le piante (in questo caso, ovviamente, la vite), di ambiente e di ecosostenibilità. Ma parla poco di vino, ed è strano visto che sia lui che tutti gli altri sono qui proprio per una manifestazione specializzata. In cosa consista l’eresia dei suoi vignaioli, nonostante le molte parole, fondamentalmente non sono riuscito a capirlo. Forse nel non svolgere la solforosa o nel far rifermentare i vini a loro piacimento, più probabilmente nel sogno di un modello di vita più rasserenate o nella ricerca di ritmi più compatibili alla vita dell’uomo.
Sono una sessantina le aziende qui a Bologna; zoccoli duri dal Piemonte, dall’Emilia Romagna e dalla Toscana, sono comunque davvero tante le regioni rappresentate. Gli eretici che incontro sono belle persone, alcuni pittoreschi, altri decisamente iconografici. Come già mi era capitato con gli altri gruppi del movimento ascolto parole avvincenti e romantiche, conosco uomini e donne a cui senz’altro aprirei volentieri la porta di casa mia. Ma i loro vini quasi sempre non li capiscono e spesso, addirittura, non mi piacciono. Quasi mi dispiace di avere in tutti questi anni sviluppato un gusto congruo al prodotto, ma questo è!
Ripenso a Gino, alle sue telefonate piene di entusiasmo, alle lunghe chiacchierate sul movimento e sui movimenti, sui gusti e sui diritti che ce li hai finche sei in grado di difenderteli, sulle opportunità da cavalcare e sui limiti da superare. Caro vecchio amico, non sta andando benissimo, oggi, quaggiù.