Ipotizzata una raccolta di uve in aumento rispetto l’anno scorso, ma senza recuperare però la nostra media del quinquennio. Regioni del Nord più penalizzate quantitativamente, e qualità variabile, ma non certo eccellente, salvo casi specifici. Forse, causa una caduta di produzione in Francia, torneremmo sul podio del primo produttore mondiale.
Vendemmia. Già, la vendemmia. Ha un sapore vagamente nostalgico l’attesa in merito alla raccolta dell’uva, evento che assume le valenze di un rito, carico di significati reconditi, quasi esoterici.
La spiegazione affonda nel passato, non troppo lontano, quando le famiglie contadine (un secolo fa oltre il 50% della forza lavoro del paese era impiegata in agricoltura) traevano dalla produzione del vino una parte importante del loro sostentamento. Oggi che quasi nessuno vive più di agricoltura (percentualmente) e che la ‘piacevolezza’ dei vini correnti è solo marginalmente determinata dalla qualità della vendemmia (si stupiscano pure i benpensanti) questa fregola in merito alla vendemmia quasi non si spiega, ma tant’è.
Già, tutti parlano di ‘presunta’ qualità dei vini quando ancora non si è raccolta l’uva, e così nascono aspettative e delusioni gonfiate ad arte dalla stampa, e non solo quella di settore. Ma si tratta di un reale problema per il consumatore? C’è forse influenza dell’annata, nel Tavernello (vino che arriva sulle tavole di milioni di italiani)? Trovate significative differenze fra un anno e l’altro nelle bottiglie sotto ai 4 euro che affollano gli scaffali dei supermercati? Appurato che per il 90% dei vini che beviamo il fattore annata spesso non è percettibile e comunque, in gran parte non è nemmeno riportato in etichetta (è al momento vietato in tutti i vini da tavola, che sono la metà della produzione nazionale), possiamo occuparci della vendemmia 2008. Ma non con elevatissima cognizione di causa, perché la bontà dei vini la si può ragionevolmente descrivere solo a posteriori, bicchiere alla mano; ora ragioniamo sull’onda di previsioni e pareri dei tecnici del settore.
Il vero dato interessante, per ogni vendemmia, è invece non la qualità ma la quantità del raccolto, perché su questo valore si basano tutti i movimenti di mercato e si formano i prezzi delle uve (non dei vini, che sono invece determinati dai trend di consumo). Altra nota caratteristica è che la vendemmia non si misura in peso (delle uve, come sarebbe ovvio attendersi), ma in ettolitri, di vino!
È anche interessante, nel villaggio globale dove le bottiglie viaggiano oramai senza limitazioni, inquadrare la vendemmia italiana in seno alla situazione mondiale, che stagionalmente si divide in due. Infatti la raccolta delle uve di ogni annata comincia nell’emisfero sud (da febbraio ad aprile), e prosegue in quello nord (da agosto a ottobre-novembre). Gli unici dati confermati al momento sono, ovviamente, quelli delle vendemmie “primaverili”, che vi riportiamo nel box.
Venendo alla vendemmia dell’emisfero boreale, dobbiamo anzitutto precisare che è la più cospicua (circa 220 milioni di ettolitri su 280) ed in gran parte determinata da quella europea, alla quale va aggiunta quella statunitense (che poi è al 90% californiana, dato che in quello stato si concentra la vitivinicoltura nordamericana). Qui i numeri 2008 sono ancora nel cilindro, quindi staremo a vedere. Maggiori informazioni abbiamo sulla nostra vendemmia, quella italiana, e, mentre i dati ufficiali li darà l’Istat fra diversi mesi, fino ad allora faranno testo le previsioni di Uiv-Ismea e quelle di Assoenologi. Vi riportiamo le prime, dato che sono state diffuse in anticipo rispetto a quelle dell’organizzazione di categoria dei tecnici del vino. Una premessa; rumors danno in severo calo la vendemmia francese (e stabile quella spagnola a 40 milioni di ettolitri); se così fosse noi torneremmo ad occupare il podio del maggior produttore mondiale, piazzamento che non frequentavamo più da oltre un ventennio.
La raccolta del 2007 è stata da noi scarsissima, quindi la maggiore produzione di quest’anno (+ 8-10%) non è da considerarsi eccezionale, anzi, rimane sotto la media delle ultime annate. Comunque, stando a quanto affermano Ismea e Unione Italiana Vini dovremmo arrivare a 46 milioni di ettolitri, secondo l’Assoenologi forse a qualcosa di più (se così sarà batteremo i francesi, che il loro ministero dell’agricoltura stima a quota 46) ma gli andamenti stagionali (già avvenuti ora, ma non al momento dell’estensione dell’articolo, Ndr) di fine settembre ed ottobre saranno decisivi a riguardo (anche nei confronti della qualità).
Un’annata, la nostra, certamente non particolarmente interessante, dato che le basse temperature primaverili (specie al settentrione) hanno determinato una limitata percentuale di allegagione che ha portato a grappoli poco compatti (minor peso). La situazione è stata poi gravemente compromessa dalle incessanti piogge che, soprattutto nei mesi di maggio e giugno hanno determinato l’instaurarsi di malattie fungine, generando in alcune zone cali produttivi anche del 50% e qualità non certo eccellenti.
La situazione, regione per regione
Se si scende nel dettaglio regionale si osserva un’Italia sostanzialmente divisa in due. Le regioni settentrionali vedono produzioni mediamente stabili o in flessione, mentre man mano che si scende verso Sud si hanno variazioni in aumento sempre più consistenti. Situazione invertita rispetto al 2007, dove le regioni meridionali, Sicilia in testa, furono le più penalizzate dalle anomalie climatiche e dall’insorgenza di attacchi parassitari.
In Piemonte non c’è grande entusiasmo, con cali produttivi del 15-20% rispetto al 2007 (previsti 2.247.000 ettolitri) e qualità mediocre. La primavera fredda e piovosa ha influito negativamente soprattutto sulle varietà più tardive come Barbera, Moscato e Brachetto, che hanno riscontrato anche fenomeni di cascola fiorale. Successivamente, le piogge insistenti hanno reso difficili gli interventi nel vigneto a difesa dai comuni patogeni, per cui botrite e peronospora hanno colpito estese aree. Alla fine anche l’oidio (a causa del caldo) ha gravato su diversi vigneti.
Significativo calo (10-15%) anche in Valle d’Aosta, causa attacchi parassitari superiori alla media. Previsti 15.000 ettolitri.
Dimagrita pure la produzione della Lombardia data a 912.000 ettolitri, a causa di un’eccessiva piovosità che ha danneggiato i vigneti. A una buona cacciata, infatti, è seguita una fioritura mediocre e simile allegagione. Il clima umido, inoltre, ha favorito lo sviluppo di numerose malattie fungine, specie in Oltrepò pavese. La qualità tuttavia è attesa buona; anche in Franciacorta con basi spumante che hanno conservato acidità ed aromi (anche se alcune zone sono state danneggiate dalla grandine). Per la Valtellina, in controcorrente, si parla anche di un aumento della quantità rispetto lo scorso anno.
La cattive condizioni meteo sono alla base della flessione produttiva anche della Liguria (-15-20%), che già non dispone in media di quantitativi corposi; quest’anno dovrà accontentarsi di 73.000 ettolitri.
Per il Trentino Alto Adige, invece, si prospetta una produzione sostanzialmente in linea con quella del 2007 (1.221.000 ettolitri). Normale lo svolgersi degli stadi fenologici della vite con piogge che hanno favorito un rigoglioso sviluppo vegetativo e richiesto interventi di sfogliatura e cimatura. Nella provincia di Trento fioritura e allegagione sono state buone e non si rilevano particolari danni da patogeni grazie a interventi tempestivi. Nella provincia di Bolzano a una buona fioritura ha fatto seguito un’allegagione mediocre. Qualche danno è stato causato dalla grandine.
In Friuli Venezia Giulia il volume produttivo è dato in calo del 5-10% rispetto allo scorso anno e dovrebbe assestarsi a 952.000 ettolitri. Ritardato rispetto alla media stagionale il ciclo fenologico della vite, con vegetazione lussureggiante grazie alle abbondanti precipitazioni dei mesi di maggio e giugno; ingenti gli attacchi di patogeni (mal dell’esca, peronospora e botrite). A complicare le cose i temporali estivi con la grandine, e la bora di agosto.
Il ritardo vegetativo ha caratterizzato anche il vigneto del Veneto. Sebbene le previsioni produttive si presentino abbastanza diversificate tra le diverse aree della regione, si stima che il risultato finale possa replicare quello dello scorso anno (7.604.000 ettolitri). Buono lo stato delle uve nel Soave ed in Valpolicella, anche se l’elevata piovosità ha complicato le operazioni di difesa fitosanitaria. A Valdobbiadene (Prosecco) si sono aggiunti i danni della grandine di fine giugno e inizio luglio.
Produzione prevista in leggero aumento in Emilia Romagna, che dovrebbe portarsi a 6.411.000 ettolitri. Anche qui il clima freddo ha determinato uno sviluppo vegetativo in lieve ritardo rispetto alla media stagionale e si sono verificati diversi attacchi di peronospora.
Recupero interessante (del 20-25%) rispetto al 2007 per le Marche, regione che lo scorso anno aveva sofferto molto per la crisi idrica; dovrebbero salire a 927.000 gli ettolitri di vino. Notevole il carico di grappoli nei vigneti, anche se spesso è presente la peronospora, specie dove non si è intervenuti per tempo con la difesa.
In aumento, seppur in tono minore, anche la produzione Toscana, dove si attendono 3.035.000 ettolitri (+5-10% rispetto al 2007). Buona la situazione su tutto il territorio regionale, dalla fascia costiera all’entroterra. Una piovosità superiore alla media ha acceso focolai di peronospora e botrite, peraltro ben controllati da tempestivi trattamenti, per cui ci si aspetta un’interessante qualità delle uve.
Anche per il Lazio si stima una produzione superiore rispetto a quella dello scorso anno, a livello di 1.978.000 ettolitri. La primavera è stata molto piovosa e con temperature inferiori alla media stagionale, tuttavia la fertilità è stata buona e si contano numerosi grappoli sulle viti. Successivamente, con l’innalzamento delle temperature e i terreni ancora umidi, si è rilevato qualche focolaio di peronospora e di l’oidio.
Leggero calo produttivo per l’Umbria, dove sono attesi 973.000 ettolitri di vino. Infatti, ad una partenza vegetativa promettente ha fatto seguito una primavera con piogge frequenti che non hanno permesso ai viticoltori di entrare tempestivamente a trattare i vigneti. In alcuni aree della provincia di Perugia è arrivata poi anche la grandine.
Scendendo verso il sud della Penisola i recuperi produttivi attesi sono molto significativi a partire dall’Abruzzo, dove si stimano pari a 2.812.000 gli ettolitri di vino (+ 25-30% rispetto al 2007). Ci si attende anche una qualità più ottima che buona. Gli attacchi di peronospora e oidio sono stati pochi e subito circoscritti.
Bene anche in Puglia, con una produzione (previsti 6.518.000 ettolitri) che dovrebbe tornare in linea con la media degli ultimi cinque anni. Lo sviluppo vegetativo è stato anticipato rispetto alla norma ma non si sono verificati allarmi per lo stato di salute dei vigneti. Anche le avversità climatiche non hanno prodotto danni di rilievo e le grandinate di giugno hanno insistito solo su un ristretto territorio settentrionale della regione.
In recupero pure il vigneto della Campania, dove la situazione sembra evolversi secondo un calendario normale. Si attendono 1.818.000 ettolitri (+ 10% sul 2007) anche se fastidiosa è stata la peronospora, con presenza superiore alla media a causa delle eccessive piogge primaverili e di inizio estate.
Attese per un riallineamento della produzione sui livelli medi degli ultimi cinque anni per Calabria, Molise e Basilicata, per complessivamente 1.029.000 ettolitri di vino. Gli areali molisani e calabresi hanno risentito di carenza idrica, mentre gli attacchi di tignola hanno colpito alcune varietà bianche. Ci si aspetta una buona qualità specie in Calabria.
Il ritorno sulle medie stagionali è stimato anche in Sicilia, regione che più di ogni altra lo scorso anno aveva subito perdite produttive dovute a siccità e maltempo. Si attende infatti una decisa ripresa produttiva (6.175.000 ettolitri; + 35% sul 2007) grazie a una stagione che, fino ad ora, è risultata ottimale, con vigneti assolutamente sani. C’è ottimismo anche sul versante della qualità delle uve.
Passando, infine, all’altra grande isola, la Sardegna, si prevede un leggero (- 5%; 819.000 ettolitri) calo dei volumi rispetto al 2007 e una buona qualità delle uve. Tuttavia ha colpito duramente la siccità, penalizzando i vigneti non dotati di impianti di irrigazione. Inoltre la situazione non è omogenea, al Nord e al Centro c’è una buona produzione, mentre al Sud il vento di scirocco di maggio ha determinato una maggiore perdita di prodotto.
Vini dell’altro mondo!
La vendemmia 2008 nei paesi dell’emisfero sud è stata generosa con un aumento (stimato; fonte Oiv) della produzione di vini del 5% circa rispetto lo scorso anno; il che porta il quantitativo del nettare di Bacco australe a 51,4 milioni di ettolitri. Tanti, pochi? Non tanti in rapporto alla media della produzione mondiale (280 milioni di ettolitri, circa), di cui rappresentano meno del 20%, ma assai ‘pesanti’ sul mercato globale, dato che daranno vita ad un quarto di tutti i vini esportati nel mondo. Infatti prerogativa dei vini dell’emisfero sud è quella di essere in buona percentuale bevuti nell’emisfero nord, massimamente negli Usa ed in Europa.
Ecco i numeri della vendemmia 2008 dei Paesi produttori dell’emisfero australe, espressi in milioni di ettolitri di vino: al primo posto l’Argentina, con 15,2, seguita dall’Australia con 11, dal Sudafrica con 9,8, dal Cile con 8,5, dal Brasile con 3,5 e dalla Nuova Zelanda con 1,7 (sembrano pochi, ma vengono quasi tutti esportati!).
Microvendemmia a Trinità dei Monti
Nelle prime ore del mattino del 4 settembre, docenti ed allievi dell’Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni di Roma hanno raccolto poco più di 150 chilogrammi di uva nei giardini del Convento Francese del Sacro Cuore, sotto l’occhio vigile e compiaciuto dei padroni di casa: il consigliere ecclesiastico dell’ambasciata francese presso la Santa Sede Xavier D’Arodes e Fratello Nicolas della Chiesa di Trinità dei Monti.
Cinque anni fa, una rappresentanza di viticoltori di Narbonne mise a dimora nel giardino circa ottanta barbatelle di vitigni nativi della Languedoc (Carignan Nero – Syrah – Grenache nero – Picpoul – Moscato di Alessandria – Mourvèdre) e fu avviato un accordo di collaborazione con le due Città del Vino, Roma e Narbonne, la Scuola Enologica Emilio Sereni e l’Ambasciata francese presso la Santa Sede per la sua gestione e valorizzazione.
Alla pur piccola produzione dello scorso anno, 40 bottiglie presentate con successo al Vinitaly di quest’anno, segue questa più sostanziosa vendemmia 2008: 100 bottiglie.
Per marzo, in occasione dell’imbottigliamento, è prevista una cerimonia ufficiale di lancio della nuova annata nella sede dell’ambasciata francese presso la Santa Sede, magari in concomitanza con la designazione del nuovo ambasciatore, oggi vacante.