“A Montalcino non esistono annate, ma vendemmie”: così ha esordito Enrico Viglierchio – Direttore Generale di Castello Banfi – ad una cena durante il lungo week-end di anteprime 2013.
Ora, nel vino esistono tre cose: la vigna, la vendemmia e l’opera dell’uomo.
Considerando che sull’andamento metereologico di una vendemmia non possiamo intervenire, credo che questa riflessione sia più che corretta, sopratutto per le variazioni climatiche che stiamo attraversando negli ultimi anni.
Diciamocela tutta però, prima di gridare al “quasi miracolo”: la vendemmia 2013 non piaceva più di tanto e non era inizialmente molto amata. La maggior parte dei produttori erano titubanti, quasi preoccupati.
Agitazione é forse il termine più appropriato, perché la difficoltà sta nella gestione della vendemmia e nella sua interpretazione. Aggiungo di più: forse quando ci si imbatte in vendemmie più verdi come la 2013, non vengono più lette con la stessa facilità di una volta.
Ma torniamo alla nostra vendemmia 2013: avete presente i favolosi anni ‘80, ruggenti e scapestrati quando la Toscana fu incoronata regina delle regine del vino, esibendo i muscoli e alzando la cresta come un gallo grazie alle indiscusse potenzialità sopratutto a Montalcino?
Beh, ecco, questa vendemmia mi ricorda, sperando anche in longevità, sotto molti punti di vista, quelle vendemmie di tanti anni fa, atte a generare Sangiovesi di un tempo.
Ovvio che non si parla solo di Montalcino ma anche di altre zone vitate della Toscana, perché molte similitudini le si possono rilevare anche nel Chianti, sopratutto quello di altura.
Comunque parliamo di un vino lento, assonnato, che non ha fretta. Una di quelle vendemmie dove comanda la freschezza, l’eleganza, la sottigliezza, la sottrazione di materia ma dove la bilancia pende anche verso la concentrazione. Vini atti a divenire solo con il tempo.
Entrando nello specifico e nel tecnico, l’acidità, la freschezza (in alcuni casi al limite del verde), la diluizione, se vogliamo, e anche un’affascinante riduzione su molti Brunello di Montalcino 2013 che ho assaggiato, sono il comune denominatore di questa annata che, a tratti, ricorda molto la 2008 dove regnava un minor frutto, corpo e complessità.
Ma per capire chi è veramente questa vendemmia 2013 e darle un’identità, abbiamo intervistato un grande maestro assaggiatore, Federico Staderini. Un uomo che ha studiato a lungo il sangiovese e le sue numerose sfaccettature, oltre ad esse tra i più grandi interpreti di questo vitigno.
Dott. Staderini, innanzitutto la domanda, ovviamente, è di rito: cosa ne pensa della vendemmia 2013 a Montalcino?
È sicuramente una grande vendemmia senza ombra di dubbio. Ha goduto della normale gradualità di maturazione delle uve in vigna. La stessa gradualità della vendemmia 2016, per intenderci, tranne per il fatto che nella 2013 le rese sono state per natura più basse. Ovviamente parlo della Toscana che considero il mio unico osservatorio reale considerando che lavoro nella maggior parte dei casi in questa terra.
La vendemmia 2016 ha generato grandi vini ma con meno concentrazione rispetto alla vendemmia 2013. Non escludo che chi ha avuto occhio molto vigile diradando, abbia temperato questa tendenza vegetativa. Ma per sua natura, mi immagino che ci siano molti più vini di una struttura densa e fitta nel 2013 di quanti forse ce ne saranno nel 2016.
Quali sono le caratteristiche principali e comuni che si riscontrano nei Brunello di Montalcino 2013?
Io, di mia natura, mi concentro molto sui miei vini ed ho un vizio, ovvero quello di confrontarmi, se posso, con tanti altri produttori sul bicchiere, ma non troppo. Quello che posso dire è che ultimamente però ho avuto l’opportunità di assaggiare una serie di Brunello di Montalcino 2013 e quasi tutti mi confermano la stessa tendenza. Credo esista un’onda, una “piega” di stile, un moto ondoso che scaturisce da un fattore climatico, che parte dalla Maremma bassa, Capalbio per intenderci. Dopo sette giorni arriva a Montalcino nelle parti più calde, dopo 10/11 giorni raggiunge le parti più fresche per poi passare al Chianti Classico e terminare al passo del Muraglione, ai confini con la Romagna, ed è un’onda stilistica che vorrei dire rappresenta il “taglio” di quella annata. Ovviamente interagisce in maniera diversa, il che dipende dal microclima, da ciacun comprensorio e molto dalla varietà. Si è visto anche nella vendemmia 2017 tra le varietà più precoci e quelle più tardive. C’è molto più divario nell’età della raccolta sulle varietà precoci dove c’è stato un anticipo molto più ampio rispetto alla differenza delle vendemmie delle varietà tardive. L’assaggio comunque mi ha confermato che i vini della vendemmia 2013 a Montalcino sono vini compatti, alcuni già pronti e tutti con tanta energia interiore.
Credo che saranno molto molto longevi. Beneficeranno della maturazione in bottiglia. Però, sono tutti compresi in un punteggio alto di valutazione a differenza di altre annate, nelle quali la banda di variazione è più larga. Nel 2013 la variabilità è più ristretta e la media sospinta verso l’alto.
Secondo lei esiste veramente un problema di gestione delle vendemmie? Faticano i nostri produttori ad immedesimarsi e a cambiare mentalità quando si passa da vendemmie calde a vendemmie più fresche?
Non credo sia esatto. Parlo per esperienza personale lavorando a Poggio di Sotto, ovviamente. La preoccupazione maggiore non è questa, non è la diversificazione delle vendemmie. La grande preoccupazione è nei confronti delle contromisure da applicare in vigna per fronteggiare le vendemmie come la 2017 per esempio. E’ solo nella direzione del gran caldo che si riscontrano difficoltà, i risultati parlano chiaro. Nel 2013 i vini sono molto buoni, appunto per questo non credo che esistano difficoltà di interpretazione.
Che curva del tempo può sfidare un’annata come la 2013 a Montalcino? È in grado di partecipare alla storia di questo territorio?
Io conosco le reazioni del vino sangiovese da Brunello attraverso le più disparate condizioni delle annate solo da relativamente poco tempo; dal 2010, quando iniziai come garzone, se così si può dire.
Invece avere memoria non nitida ma nitidissima della serie storica nella nostra biblioteca privata degli aromi là dietro nel cerebro, come ben individuato dalle neuroscienze, è fondamentale per voler divinare sulla durata dei vini. Peraltro lo stesso principio di memoria storica vale quando si voglia comporre l’assemblaggio di un vino prima dell’elèvage sur bois.
Mi sono trovato nel 1987, credo intorno alla metà di novembre, ad una tavola dove erano assisi tre grandi personaggi di una famosa azienda di Pomerol.
Prima del pasto comune insieme a una tavolata di cantinieri in divisa azzurra, i tre si erano in precedenza barricati in cantina, sbarbate le linee telefoniche, per mettere insieme il taglio di quell’87 compulsando a tratto a tratto proprio la loro biblioteca degli aromi.
Ed erano passati a fatica 45 giorni dalla vendemmia. L’esercizio delle previsioni si fa con tanta esperienza alle spalle.
In più, l’età media dei vigneti in Italia potrebbe essere compresa tra i 17 ed i 24 anni, suppongo quelli di Montalcino compresi, mentre in varie appellazioni francesi tra le più prestigiose tra i 35 ed i 45 anni. Questo ha pure un gran peso nella longevità dei vini.
Ispirandomi a vendemmie del passato quali la 2001 – inizialmente pur più spigolosa di tannini della 2013, mi posso figurare che il Brunello 2013 – per i prossimi 15/20 anni lo si godrà con piena soddisfazione.
Di seguito i primi dieci Brunello di Montalcino 2013 che più mi hanno impressionato in degustazione:
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – POGGIO DI SOTTO
Al naso è profondo, elegante, raffinato, complesso oltre che intrigante. Piccola frutta rossa dolce e note di tabacco. La bocca è succosa, sapida e lunghissima. La chiusura è balsamica con note di liquirizia: 98/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO TENUTA NUOVA 2013 – CASANOVA DI NERI
Suadente e dal tannino levigato, penetrante e persistente. Al naso si riscontra frutta rossa, toni balsamici, menta e pepe. La bocca ha forza e grande equilibrio ma al tempo stesso eleganza: 96/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013: SALVIONI – LA CERBAIOLA
Al naso é molto fine, esile ed elegante. La bocca è di spessore e grande complessità. Tannino denso e molto educato con un finale che vira su sensazioni più officinali: 95/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO MADONNA DELLE GRAZIE 2013 – IL MARRONETO
Al naso è un vino sottile e molto floreale, elegante e leggiadro. La bocca rispecchia l’eleganza e la struttura. Un vino estremamente sapido, lungo e dal tannino già ben levigato: 95/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – LE POTAZZINE
Naso penetrante, elegante, molto profondo e pulito. La bocca è caratterizzata da una frutta rossa molto sottile ma succosa, una buona acidità oltre che da tannini fitti e ben amalgamati: 94/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO FORNACE 2013 – LE RAGNAIE
Un sangiovese elegante, di grande propensione all’invecchiamento. Un vino lungo, asciutto e pronto. La bocca è di grande persistenza, fresca ed elegante: 93/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – COL D’ORCIA
Al naso è austero e progressivo, grafite e frutta rossa, rigido. Più dolce in bocca dove si ritrova la stessa frutta. E’ un vino molto lungo ed estremamente elegante: 93/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – ARGIANO
Un naso molto pulito ed essenziale. La bocca è profonda, cremosa, una grande struttura che si tramuta in lunghezza. La chiusura è in versione elegante, sottile ma con un tannino nobile che aiuta la bevuta: 92/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – CAPANNA
Un vino di una grande freschezza, profondo, elegante, e ben ideato. Un naso ricco di bacche rosse e spezie. La bocca la si apprezza per la grande lunghezza e la grande succosità: 92/100.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2013 – CANILICCHIO DI SOPRA
Un vino dai tratti marcati e terrosi. Molto profondo come frutto, denso, teso e ben delineato. La bocca anche in questa fase è lunga ma cremosa, mantiene la giusta rigidità: 92/100.