Eleonor Espinosa, fra gli chef più celebri della Colombia, ha avuto un ruolo chiave nel revival gastronomico del paese, con il suo impegno a valorizzare e promuovere il valore della biodiversità locale. Attraverso la fondazione Funleo, Espinosa ha riscoperto la conoscenza ancestrale delle popolazioni di origini principalmente indigene e Afrocaraibiche. Leo Espinosa sostiene lo sviluppo rurale basato sulla sovranità alimentare e promuove l’accesso al mercato dei piccoli produttori, nonché spazi per l’istruzione, nutrizione, impresa e turismo. Ha sostenuto la creazione di un Centro comprensorio di gastronomia a Golfo de Tribugá, quale alternativa al traffico di droga e ha lottato per accrescere la consapevolezza della ricchezza culinaria della Colombia. Leonor Espinosa ha incoraggiato le comunità locali a trasformare la propria eredità naturale e culturale in strumenti di sviluppo socio-economico. (biografia più estesa nelle note per i redattori)
Leonor Espinosa è stata proclamata vincitrice del Basque Culinary World Prize su una selezione di 10 finalisti realizzata da una Giuria composta dai più famosi chef ed esperti in altri settori del mondo e la notizia è stata comunicata oggi presso El Claustro de Sor Juana. Come sede per l’annuncio del premio è stato scelto il Messico perché esprime la ricchezza e il potenziale della gastronomia latino-americana nonché le sfide che sta affrontando la cucina contemporanea.
Il Basque Culinary World Prize è organizzato e promosso dal Governo basco in base alla Strategia dei Paesi Baschi-Euskadi e dal Basque Culinary Center (BCC), un’istituzione accademica leader nella gastronomia a livello mondiale. Il vincitore riceverà 100.000 € da destinare a un progetto o a un’organizzazione a sua scelta che dimostri il ruolo più ampio della gastronomia nella società. Nel 2016, il premio è stato assegnato a María Fernanda Di Giacobbe, che si è aggiudicata la vittoria per il suo progetto Cacao de Origen in Venezuela.
La Giuria, presieduta da Joan Roca (Spagna), era composta da Gastón Acurio (Perù), Michel Bras (Francia), Dominique Crenn (USA), Yoshihiro Narisawa (Giappone) ed Enrique Olvera (Messico), ai quali si sono uniti degli esperti internazionali in altre discipline tra cui Laura Esquivel, autrice del famosissimo romanzo Dolce come il cioccolato, Kirmen Uribe, uno degli autori baschi più letti e tradotti, Cristina Franchini, esperta di Diritto Internazionale, Matthew Goldfarb, agricoltore biologico, sociologo rurale ed esperto di produzione sostenibile e María Fernanda di Giacobbe, vincitrice del Basque Culinary World Prize 2016.
Tra i 10 chef finalisti del premio figuravano José Andrés (USA), Ebru Baybara Demir (Turchia), Leonor Espinosa (Colombia), Dan Giusti (USA), David Hertz (Brasile), Anthony Myint (USA), Daniel Patterson e Roy Choi (USA), Melinda McRostie (Australia/Grecia), Niko Romito (Italia) e Ricardo Muñoz Zurita (Messico).
Questi chef hanno focalizzato la loro attenzione su temi quali innovazione, istruzione, salute, ricerca, sostenibilità, imprenditorialità sociale, filantropia e tutela delle culture locali. Si basano sul lavoro di un gruppo pionieristico che ha iniziato il movimento “Beyond the Kitchen” (oltre la cucina), composto da Gastón Acurio, Dan Barber, Heston Blumenthal, Massimo Bottura, Claus Mayer, Jamie Oliver, René Redzepi e Alice Waters.
Quando è stata proclamata vincitrice del Basque Culinary World Prize, Leonor Espinosa ha affermato:
“Il premio mette in luce quelle comunità che per anni hanno lottato per essere riconosciute per il loro valore ancestrale e contributo all’identità culturale nazionale. È un modo per attenuare il silenzio generato da conflitti armati, ingiustizia ed esclusione.
In questo processo di riconciliazione, il paese sta cominciando a capire l’importanza di porre fiducia nella gastronomia come strumento significativo per lo sviluppo economico di quelle popolazioni dove si trova la vera ricchezza che genera ricchezza”
Bittor Oroz, Viceministro per le politiche agricole, alimentari e della pesca del Governo basco, ha dichiarato:
“Le caratteristiche associate alla gastronomia basca riflettono ciò che vogliamo essere e i valori che vogliamo mostrare al mondo come Paesi Baschi-Euskadi. Un paese che si distingue per l’innovazione, l’imprenditorialità, la tradizione, il know-how e, ovviamente, i prodotti di qualità.
Joxe Mari Aizega, Direttore Generale del Basque Culinary Centre, ha affermato:
“Attraverso questo premio volevamo condividere delle stimolanti testimonianze di come la gastronomia può aiutare a migliorare la società. Il vincitore è un esempio tangibile di tutto ciò – del senso di responsibilità che comporta, oggi, essere uno chef. X ha una storia che è una fonte di ispirazione per l’industria e che non vediamo l’ora di condividere”
Dieci Finalisti del Basque Culinary World Prize 2017 sono:
David Hertz: Brasile
Eminente sostenitore della gastronomia sociale in America Latina, oltre dieci anni fa, David Hertz ha fondato a San Paolo il progetto no profit Gastromotiva per offrire formazione culinaria gratuita a giovani di zone povere e trovare loro un impiego nell’industria della ristorazione. Hertz ha costruito una rete di assistenza della comunità che include laboratori per bambini e corsi di cucina nelle carceri.
Gastromotiva gestisce quattro scuole in Brasile in cui si sono diplomate 2.500 persone, la maggior parte delle quali hanno trovato rapidamente lavoro nei ristoranti del paese. Questi successi gli sono valsi la possibilità di intervenire ai TED Talks e al Forum economico mondiale.
Il suo ultimo progetto a Rio de Janeiro, Refettorio Gastromotiva (creato durante le Olimpiadi di Rio in collaborazione con il progetto sugli sprechi alimentari di Massimo Bottura Food for Soul) aiuta a dare da mangiare alla popolazione delle favelas. Ben diversa dalla tipica ‘mensa sociale’, per costruire Refettorio Gastromotiva sono stati assunti designer e artisti che hanno fornito ai senzatetto un luogo in cui è stata dedicata un’amorevole attenzione sia alla cucina sia allo spazio fisico: in sintesi, una ”mensa sociale mascherata”.
Refettorio Gastromotiva ha aperto esclusivamente per gli indigenti della città, a cui sono stati serviti dei pasti caldi preparati con le provviste alimentari in eccedenza dei fornitori delle sedi olimpiche estive del 2016. Per diventare sostenibile, Refettorio Gastromotiva ha servito il pranzo a clienti paganti, utilizzando i proventi per sovvenzionare ogni sera cene gratuite per le persone in difficoltà. Un altro obiettivo principale del progetto è quello di cambiare il modo di pensare delle persone riguardo agli sprechi alimentari usando ingredienti che verrebbero altrimenti buttati.
Leonor Espinosa: Colombia:
Leonor Espinosa, uno dei più celebri chef della Colombia e una figura chiave nella sua rinascita gastronomica, ha coltivato e promosso il valore della biodiversità del paese. Attraverso la fondazione Funleo, Espinosa ha riportato in auge le conoscenze e le capacità ancestrali principalmente delle popolazioni indigene e afro-colombiane. Sostiene lo sviluppo rurale basato sulla sovranità alimentare e promuove rotte commerciali per i piccoli produttori nonché spazi di istruzione, nutrizione, imprenditorialità e turismo. Ha contribuito a raccogliere consensi per l’inaugurazione di un Centro Integrale di Gastronomia nel Golfo di Tribugá come alternativa al narcotraffico e si è impegnata attivamente per accrescere la consapevolezza della ricchezza gastronomica colombiana. Il lavoro di Espinosa ha incoraggiato le comunità a trasformare il proprio patrimonio biologico e culturale in strumenti di sviluppo socioeconomico.
Niko Romito: Italia
Lo chef autodidatta Niko Romito (originario dell’Abruzzo) ha lanciato il suo ristorante Reale nel 2000, con la sorella Cristiana. In appena sette anni, hanno ricevuto 3 stelle Michelin. Nel 2011, Romito ha aperto una scuola di cucina professionale in Abruzzo gestita insieme a Slow Food (un movimento globale che ama il piacere del cibo ed impegnato a favore della società e dell’ambiente), dove infonde alla futura generazione di chef la sua passione per i prodotti regionali.
In collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza, Niko Romito ha ideato un sistema che consente agli ospedali di servire pasti più sani e gustosi, aspetto che si ripercuote positivamente sul benessere psicofisico dei pazienti (in Italia, il 45% dei pasti ospedalieri finisce nella spazzatura). Attraverso il progetto Intelligenza Nutrizionale, Romito ha ridisegnato la catena alimentare ospedaliera mediante tecniche e concetti sviluppati nel suo ristorante stellato Reale al fine di migliorare la qualità organolettica dei pasti e di massimizzare il valore nutritivo degli ingredienti, il tutto rispettando il budget degli ospedali.
Anthony Myint: Stati Uniti
‘Più che contribuire al problema del cambiamento climatico, il cibo dovrebbe essere una parte della soluzione’. È quanto affermano lo chef Anthony Mynt e la scrittrice Karen Leibowitz, che hanno presentato un approccio consapevole all’alimentazione condividendo informazioni e strumenti in grado di generare un impatto positivo sull’ambiente. Tuttavia, non era sufficiente parlarne e basta. Così, Myint e Leibowitz hanno fondato anche ZeroFoodprint, un’organizzazione che collabora con i ristoratori per cercare di eliminare completamente le loro emissioni di carbonio. In qualità di proprietari di ristoranti come The Perennial, hanno lanciato The Perennial Farming Initiative per finanziare programmi di ”agricoltura progressiva” e promuovere cambiamenti nell’industria di settore, dal produttore al consumatore.
Anthony Myint è figlio di genitori cinesi emigrati dalla Birmania. Nel 2003, si è imbarcato in un viaggio per il mondo attraversando 31 paesi e 6 continenti. Nel 2004, si è trasferito a San Francisco dove ha lavorato come cuoco di linea. Nel 2010, ha aperto un ristorante solidale di alta cucina, Commonwealth Restaurant, che è stato nominato tra i Semifinalisti del premio James Beard 2011 per il Miglior Nuovo Ristorante.
Dan Giusti: Stati Uniti
Dopo aver abbandonato le cucine di René Redzepi (era sous-chef nel Noma), recentemente Dan Giusti ha creato Brigaid, un’iniziativa che aiuta le scuole a riconsiderare il design e la funzionalità delle proprie cucine. Il know-how di talentuosi chef arriva nelle cucine scolastiche per apportare cambiamenti reali e sostanziali. Qui si lavora per servire “cibo vero” e per ripristinare delle abitudini essenziali ma dimenticate, come quella di dedicare tempo ai pasti.
Daniel Patterson e Roy Choi: Stati Uniti
L’ampia esperienza nell’alta cucina di Daniel Patterson si fonde con l’enorme competenza nello street-food di Roy Choi per creare LocoL, un progetto congiunto di una catena di ristoranti degli Stati Uniti che si occupa di cambiare il paradigma della cucina rapida. Lungi dall’essere un’invenzione sull’alimentazione sana, LocoL è un progetto molto realistico che favorisce tutti i soggetti interessati. L’iniziativa sostiene una ‘rivoluzione del fast-food’ e modifica l’assai discusso legame tra razza, alimentazione e povertà, dimostrando che si può mangiare meglio pur pagando di meno.
Ebru Baybara Demir: Turchia
Nella regione di Harran a sudest della Turchia, dove sorgono dei campi con 14.000 profughi siriani, Ebru Baybara Demir dirige l’Harran Gastronomy School Project, un’iniziativa volta a migliorare le possibilità occupazionali delle donne turche e siriane, economicamente vulnerabili, attraverso la formazione culinaria. Inoltre, il progetto tende ponti tra la cultura turca e quella siriana e offre ai rifugiati la formazione in ambito di turismo gastronomico, sfruttando l’eredità storica e artistica della regione.
José Andrés: Stati Uniti
La rivista Time lo definisce una delle persone più influenti del pianeta. José Andrés non si accontenta di possedere un’ampia catena di ristoranti di successo né di essere una figura mediatica, ma, al contrario, si occupa di creare dei cambiamenti duraturi in molteplici aspetti dell’industria alimentare. Stabilitosi a Washington, lo chef spagnolo è entrato in politica per promuovere riforme migratorie e lavorative, nonché un ”approccio più intelligente alla politica alimentare”. Inoltre, ha sfruttato la propria visibilità per raccogliere fondi da destinare a progetti che utilizzano la cucina come motore di cambiamento sociale. Ambasciatore dell’Amministrazione Obama per la Cittadinanza e dell’Alleanza Global per le stufe non inquinanti promossa da Hillary Clinton, gestisce anche iniziative personali come la World Central Kitchen, oltre a programmi di istruzione e formazione in paesi come Haiti.
Melinda McRostie: Australia/Grecia
Sulla costa settentrionale dell’isola greca di Lesbo, la chef Melinda Mc Rostie ha fornito aiuto umanitario ai rifugiati dal proprio ristorante accanto al porto durante il culmine della maggiore crisi migratoria dalla Seconda Guerra Mondiale. Con l’aiuto dei volontari del luogo e di un crescente gruppo di volontari provenienti da tutto il mondo, Mc Rostie (e successivamente Starfish, la fondazione che ha creato per sostenere il proprio lavoro) ha offerto cibo, acqua, vestiti, cure mediche, informazioni e sostegno emotivo a più di 200.000 rifugiati. Starfish continua ad assistere bambini non accompagnati e famiglie vulnerabili che vengono trattenuti sull’isola con aiuti alimentari e materiali.
Ricardo Muñoz Zurita: Messico
Riconosciuto dalla rivista Time come ”profeta e preservatore della tradizione culinaria messicana”, Ricardo Muñoz Zurita è un attivista per la biodiversità che crede fermamente nella promozione del patrimonio gastronomico del suo paese. È riconosciuto dai suoi colleghi come uno dei principali i catalizzatori del boom della cucina messicana sia a livello nazionale sia internazionale. È autore dell’emblematico Diccionario Enciclopédico de Gastronomía Mexicana ed è anche un notissimo attivista per i diritti dei produttori locali.