Una regione intensamente verde, con vaste aree boschive, migliaia di piccoli appezzamenti coltivati e centinaia di declivi vitati o punteggiati di ulivi. E’ l’Istria di oggi, per tanti aspetti così simile all’Italia di ieri.
La penisola infatti – che comprende Slovenia e Croazia – mantiene soprattutto nei paesi e nei suggestivi piccoli borghi, quel sapore e quella dimensione di vita a misura d’uomo in sintonia con l’ambiente, che nel ricordo noi siamo portati a ricollegare alla naïveté italiana degli anni ’60.
Ulteriore colore “identificativo” dell’Istria è il blu intenso del suo mare e delle bandiere che sventolano a sottolineare il prestigio ecologico e il rispetto della natura nei 537 chilometri di scogli rocciosi e baie silenziose profumate di salvia e di mirto.
E poi ancora Istria bianca a causa della pietra che prende il suo nome e che caratterizza non solo i palazzi e le case, ma anche i viottoli e le strade interne ai paesi, rafforzando quel parallelismo con l’Italia individuabile nei ponti, nelle chiese, nelle grandi dimore, nei selciati di Venezia costruiti proprio con questo materiale compatto e robusto, utilizzato in sostituzione del marmo fino alla fine del XVIII secolo. Di rimando, poi, lo stesso inconfondibile stile gotico internazionale innestato su matrici bizantine si ritrova, insieme al leone simbolo della potenza veneziana, nelle costruzioni di tutta l’Istria, a testimonianza di un legame strettissimo, intensificatosi durante la dominazione italiana dopo la prima guerra mondiale, e conclusosi con il doloroso e sanguinoso esodo istriano, ossia il rientro in patria dei nostri connazionali residenti nella penisola, ormai passata nelle mani di Tito (1944). Malgrado le alterne vicende, la lingua della minoranza italiana è comunque insegnata nelle scuole, accanto alle due lingue nazionali di Croazia e Slovenia, e parlata un po’ ovunque, grazie al turismo e alla TV.
Bianchi acciottolati, lucidati da un via vai continuo di turisti, mercatini di frutta e pesce, panni colorati stesi ovunque tra le viuzze, da una finestra a quella di fronte tra le case alte e i vicoli strettissimi, corridoi angusti che portano a scorci sempre diversi, ora sul mare, ora su minuscole piazze che sembrano salotti di famiglia.
Rovigno ha deciso di rimanere la cartolina di 50 anni fa che l’urbanizzazione moderna non può alterare e a cui i nostalgici e i romantici nulla possono rimproverare. Città di mare costruita sulla roccia, è isola che protegge il suo nucleo medievale, le antiche chiese – Santa Eufemia, edificio barocco veneziano in cima ad un colle panoramico a cui a settembre è dedicata una delle feste più popolari dell’Istria – i suoi due castelli medievali, un patrimonio umano e culturale al cui fascino non è possibile sottrarsi.
Questa solida identità fatta di storia stratificata è ormai armonicamente sedimentata, le tradizioni caparbiamente rispettate, così come è veramente rispettato l’ambiente. Ne è la prova il parco forestale di Punta Corrente, 54 ettari che sconfinano sul mare, in una quiete e tra una natura che avvolgono i sensi. I grandi alberghi sono ben mimetizzati tra il verde – compreso il recentissimo e imponente Hotel Lone, 5 stelle, massima espressione di architettura e design avvalorati dalla luce e dalla ricca vegetazione del luogo – tanto che l’unica struttura ricettiva sgradevolmente invadente verrà abbattuta a breve. Sfrutta il paesaggio integrandosi tra le rocce sul mare e la fitta boscaglia il bel ristorantino Blu (nella foto qui sopra), dove la romantica ambientazione (con possibilità di tavolo per due proprio su uno scoglio) si integra con una cucina moderatamente creativa.
A tredici chilometri da Rovigno e a venti da Pola, a ridosso della statale che collega l’Istria all’Italia e alla Slovenia, la cittadina di Valle vanta un bell’esempio di ospitalità calda e familiare nel rinnovato hotel La Grisa, camere comode ed eleganti diverse tra loro in una struttura dotata di una piccola corte interna e di una cucina piacevole che propone i cavalli di battaglia della tradizione, dal manzo istriano alle cappesante grandi o minuscole da zuppa, dalle creme di patate alle polente con funghi o frutti di mare.
Città degli artisti, Grisignana è uno splendido piccolo borgo fortificato in cima ad una collina, nel quale ogni strada, ogni casa, ogni più piccolo scorcio ha l’eleganza, il gusto, la bellezza delle opere d’arte.
Abitata oggi da soli 97 persone, che d’estate diventano 400 con l’arrivo degli artisti che qui hanno la loro abitazione/atelier, la suggestiva cittadina in pietra a vista è un incantevole susseguirsi di viottoli decorati che si aprono su piccole corti disseminate di gallerie d’arte (ben 26) che si alternano a spazi espositivi e studi di pittori e scultori.
Persino ogni locale pubblico denota cura per i più piccoli dettagli, fino a diventare esso stesso un luogo dove arte e cultura si fondono armonicamente regalando il piacere di una sosta che riempie gli occhi e il cuore, come il bellissimo caffè Kaya (foto qui sotto) con le spremute appena fatte, le torte fresche e l’ottimo caffè da bere nelle due sale interne arredate con gusto, sul terrazzo che guarda la vallata o nella piazza ombreggiata dai grandi alberi.
Cittanova, piccolo borgo marinaro con il suo porto che affaccia sulla via dei ristoranti di pesce e su una sonnecchiosa vita paesana rinvigorita, d’estate, da un turismo in cerca di tranquille emozioni. E per i cultori della buona cucina anche di sapori da ricordare: quelli di Marina, giovane cuoca dal viso monello che dà il nome ad un locale affacciato sulla darsena, dal primo piano di un piccolo edificio, esternamente sciatto (colpa di un’altra proprietà) ma accogliente e curato non appena si salgono le scale…
E’ da Marina – figlia di ristoratori, dapprima ribelle al proprio destino di erede naturale del lavoro dei genitori, ma poi docile e brillante interprete di una cucina che l’ha fatta prigioniera e di cui è sorprendentemente padrona – che nascono piatti frutto di innegabile talento.
Insieme al marito – che in sala ha l’orgoglio di portare proposte di pregevole fattura e di illustrarli insieme alle mille varianti della malvasia regionale, di cui è perfetto conoscitore – studia i modi per rendere onore ad un pesce fresco (anche se sul mare, sono pochi i ristoranti locali che lo propongono appena pescato e a rivelarlo sono le carte menu standard e i profumi assenti) che grazie ad una evidente sensibilità esecutiva enfatizza le sue migliori caratteristiche. E per soggiornare in una camera spaziosa vista mare, suggeriamo l’hotel 4 stelle Nautica, con accogliente salotto direttamente sulla darsena per colazioni e aperitivi.
Le ampie distese di vigneti che abbiamo attraversato nel nostro viaggio in Istria la dicono lunga sulla meritata fama di cui gode la penisola, dovuta soprattutto alla Malvasia istriana di cui la moderna enologia e la natura del suolo – terra rossa vicino al mare e bianca all’interno – offrono molteplici varianti. Una di queste è rappresentata dalla produzione di Kabola, una cantina modello nata nel 2005 e che colloca i suoi vigneti nella parte nord occidentale della penisola su terreni argillosi ricchi di marna. Tra le pregevoli malvasie che abbiamo degustato sotto un’enorme quercia (malvasia istriana e unica) va indicata la pregevole produzione di malvasia biologica prodotta in anfore tenute sotto terra. Di qualità anche l’olio, ottenuto da bianchera istriana.
Di eccezionale qualità anche l’olio Meloto che i fratelli Belci producono a Dignano d’Istria, a nord di Pola, dai 3000 ulivi di famiglia, alcuni con 400 anni di vita. Considerato tra i 20 migliori monovarietali del mondo da Flos Oleil 2011, nella categoria “fruttato intenso”, produce circa 2000 litri solo da monocultivar bianchera, busa (gusto erbaceo), rossignola dal sapore intenso di pomodoro e carciofo, e la finalmente riscoperta zizzolera, dal gusto piacevolmente amaro.
Non è un caso che l’ex presidente jugoslavo Tito vi abbia trascorso gran parte della sua vita e che il jet set internazionale – le più famose attrici, i più rinomati politici, i più facoltosi uomini d’affari – abbia fatto a gara per soggiornare in uno degli arcipelaghi più straordinari del Mediterraneo. Il Parco Nazionale Brioni è oggi stretto da vincoli rigidissimi che l’hanno salvato dalle speculazioni edilizie e ne hanno conservato natura e vestigia storiche.
Non si può descrivere ma solo vivere l’incanto di un mare visto passeggiando tra i resti di un abitato neolitico, o nel meraviglioso Castrum bizantino o tra le pietre bianche della più bella villa romana dell’Adriatico.
Grazie al clima mite, la rigogliosa macchia mediterranea ricopre un terzo dei 7 chilometri quadrati dell’isola maggiore (delle 14 che compongono l’arcipelago): qui trovano spazio un parco safari dove scorrazzano animali esotici di ogni tipo, un ulivo vecchio più di 1600 anni (foto in alto), gli splendidi boschi di quercia e lauro che arrivano a bagnarsi sulle spiaggette e che nascondono le solitarie e lussuose ville residenziali Primorka, Lovorka e Dubravka.
Campi da tennis e da golf, possibilità di immersioni subacquee, passeggiate tra le cave di pietra romane o veneziane sono solo alcune delle attrattive che gli alberghi Neptun Istria (88 camere) o Karmen (54 camere) o addirittura le tre esclusive ville sopracitate possono offrire a un turismo che cerca l’esclusività dei luoghi e delle proposte.