A settembre le piccole Cicladi sono un sogno accessibile ed esclusivo
Isola antica, isola profumata, isola ardua, isola di tradizioni: Amorgos, la più orientale dell’arcipelago delle Cicladi, oltre Naxos e prima di Santorini, dista dal porto del Pireo 138 miglia marine che in termini di navigazione significano 8 ore di traghetto. Di più se le condizioni del mare non sono buone. Maggiormente veloci gli spostamenti estivi quando viaggiano gli Speed-Ferry, ma il consiglio è di accettare la lunga navigazione e andare in primavera quando le bungavillee cominciano a fiorire, le spiagge sono deserte, i turisti quasi assenti e tutti i profumi sono nell’aria.
Isola antica, abitata già in epoca minoica, conobbe la dominazione ateniese, quella romana, quella bizantina e quella veneziana e, per finire, quella turco-ottomana. Devastata dalle scorrerie dei pirati, finalmente fu greca e libera dal 1832. Ebbe nomi diversi: l’ultimo, Amorgos, sembra derivi da murgos, il procedimento per tingere di porpora i tessuti.
Due porti, Katapola ed Aegiali, meno di 2000 abitanti stabilmente residenti, una sola strada e 112 km di coste.
La sua capitale Chora (anche chiamata Amorgos), è in alto sulla costa della montagna, lontana dal mare perchè dal mare un tempo venivano solo pericoli e problemi. E’ un piccolo centro storico, aggrappato alla roccia ai piedi delle vestigia di un kastro veneziano del 1260.
Le case bianche sono addossate le une alle altre (foto in basso a sinistra) e scendono con labirintici percorsi (una volta necessari a confondere eventuali invasori) e coprono tutta la sella del colle e parte delle sue pendici.
I vicoli, le strade, le scale confluiscono in piazzette graziose dove ad ogni angolo c’è una chiesa, da quella minuscola che può contenere solo 3 persone, a quelle gemelle e appaiate. E di chiese, nel borgo, se ne contano oltre 30.
Nel punto più panoramico ed anche più ventoso, sul crinale del colle, disposti in fila indiana, i vecchi mulini a vento, sono in attesa del restauro che sarà effettuato a breve grazie ad un progetto Gal della Comunità Europea. Dai mulini la vista abbraccia il centro storico e poi si volge al mare e segue per un tratto la costa e, di isola in isola, arriva fino all’orizzonte.
Isola profumata. A ciuffi, a cespugli, a macchie, a distese, ovunque, nei campi, sul ciglio delle strade, sulla riva del mare o sulle coste ripide della montagna un tripudio di erbe aromatiche con profumi che stordiscono, in particolare salvia, origano, timo e menta riempiono l’aria di effluvi. La malva ha fiori di un viola intenso striato di blu, le margherite sono grandi come gerbere e il bianco dei petali è pennellato di giallo. L’isola sembra un erbario naturale: sono state censite 900 specie diverse di piante e c’è anche un progetto che prevede di fare qui un giardino che raduni tutte le specie aromatiche autoctone della Grecia. Ci sono poi i cespugli di “lumino”, una pianta con capolini verdi molto decorativi: non profumano ma hanno le foglie che si dispongono a formare fiori piccoli e fitti e sono carnose e spesse; sembra che un tempo, intrise di olio, fossero usate come stoppini per le lampade, poiché ogni foglia durava una notte.
Isola antica, isola profumata, isola ardua come sempre sono le Cicladi, montuosa e scabra, accidentata e scarna, la sua cima più alta è il monte Krikelos, 821 metri, e intorno rilievi e scoscendimenti ripidi, privi di alberi perché le greggi di capre vanno libere e mangiano tutto, distruggendo ogni nuova tenera vegetazione. Il panorama è magnifico, sempre il mare all’orizzonte, ogni tanto in alto un gruppo di case a far paese, case bianche con le caratteristiche tipiche dell’architettura cicladica che ripete, costante, un solo modulo: il cubo, un cubo una stanza, più cubi una casa. Ma le porte e le finestre sono blu (talvolta rosso ruggine) e sono decorate e diverse, arredano e personalizzano e fanno scenografia. La costa scende alta e poi si addolcisce in spiagge di sabbia, di ciottoli, o di ghiaia, acque terse e limpide e tavolozza sfrenata di blu e di verdi.
Si raggiungono facilmente le spiaggie di Maltezi, Ayia Anna, Kalotiratissa, Gramvoussa, Mourou, Paradissia, Ornos, Aghios Pavlos, Evrossos. Le altre sono da scoprire in barca. Intorno alla banchina del porto di Aegialis, piazzetta, minimarket, qualche negozietto di souvenir e i ristoranti con i tavoli all’esterno, strade e vicoli trasformati in corti private, arredate con sedie e tavoli dipinti d’azzurro, come nel caso del ristorante to Limani, nel centro di Aegiali, foto a destra (tel. 0030-22850-73269; http://limani.amorgos.net) dove la cucina di piccole specialità è ben fatta e ben presentata.
Una cucina di sapori
semplici e intensi
Locali simili che fanno piatti simili; cucina molto semplice che propone la tradizione locale: insalate con olive, peperoni e feta, poi melanzane e zucchine, fava (ovvero purè di un legume che è come un pisello, ma di colore giallo e dalla consistenza della fava), pesce, soprattutto calamari e poi agnello o capretto sempre saporito e molto ben cucinato. Accanto alla banchina sotto un pergolato, nel forno ventilato di ultima generazione, gira e rosola un capretto intero. L’eccellenza in un locale dalla vista magnifica, che si raggiunge dal porto di Aegiali dopo ben 600 scalini, elegante e curatissimo: il proprietario propone uno splendido caffè Illy, una spremuta d’arance, taglia torte freschissime e ci omaggia di un radioso sorriso: Kamara, a Potamos Aegiali, Tel. 0030-22850-73260; www.kamaracafe.com, foto a destra.
Cento chiese
e un monastero
nella roccia
Isola profumata, isola antica, isola ardua, isola di tradizioni, chiese ovunque, sempre bianche, poetiche, vive, dove alla essenziale semplicità esterna corrisponde all’interno uno sfolgorio di ori, luci, candele e una sovrabbondanza di immagini e di icone di santi. Durante il periodo pasquale poi c’è un attivissimo scambio di visite fra chiesa e chiesa: fra scampanii incessanti le immagini sacre vanno da una parrocchia all’altra secondo percorsi tradizionali, portate in processione. La processione passa e gli abitanti attendono sulla porta delle case, in mano ciotole in cui brucia l’incenso che si consuma in spirali di fumo azzurro e i profumi si aggiungono ai profumi e si va, l’icona avanti incorniciata di fiori e i devoti dietro, fino all’ultimo giorno delle celebrazioni quando l’icona più antica ritorna accompagnata a piedi dai fedeli per un percorso che, a farlo tutto, ci vogliono 4 ore, sentiero tra i monti che ricorda l’arcadia perduta, fino al monastero di Moni Hozoviotissas, monastero dell’XI secolo, immagine simbolo di Amorgos: imperdibile.
Ora c’è anche la strada asfaltata, ma fino a pochi anni fa ci si andava o a piedi o a dorso di mulo. Zona impervia a strapiombo sul mare, 300 scalini per salire fino all’ingresso, ancora scalini per raggiungere la cappella traboccante di ori, con le lampade votive in argento massiccio e a forma di turbante saraceno. Il panorama è stupendo, il monastero è una lastra sottile e bianca aggrappata alla falaise e si spalma in altezza sulla roccia. In basso il mare ha colori cangianti e le calette sono bianche di piccola ghiaia. Alla fine della visita i monaci offrono Zaki Ozzipouro, liquore a base di cannella e garofano, e loukoumia, dolci zuccherosi e morbidi.
Una donna e la SUA isola
sola profumata, isola antica, isola ardua, isola di tradizioni, isola di energia e sentimento declinati al femminile. Irene Giannakopoulos, è la proprietaria dell’Hotel Aegialis, l’albergo migliore dell’isola, stile mediterraneo, a mezza costa, con superba vista sul golfo e sul porto, dotato di piscina esterna ed interna riscaldata, Centro benessere e Centro congressi, un complesso cresciuto negli anni con lavoro e sacrifici. Agli inizi del Novecento il Governo greco decretò l’esproprio di alcuni latifondi di proprietà del clero: anche ad Amorgos alcuni terreni, divisi in parcelle, furono assegnati agli abitanti. Erano lotti considerati di scarso valore, terreni sul mare non buoni per l’agricoltura. La famiglia di Irene fu tra gli assegnatari ma, con lungimirante intraprendenza, decise che oltre a coltivare campi salmastri, avrebbe puntato sul turismo e così, allestite 5 camere, si improvvisarono albergatori.
Irene racconta che non c’era la banchina per l’attracco delle imbarcazioni: i turisti si andavano a prendere all’arrivo del traghetto, con la barca a remi. Sull’isola non c’era luce elettrica e lei, bambina, aveva il compito di tenere le angurie in fresco nell’acqua del mare. Ma i turisti cominciavano ad arrivare e fu normale aggiungere all’offerta delle camere anche la preparazione di qualcosa da mangiare: un’attività imprenditoriale andava prendendo forma. Fu presto chiaro alla famiglia Giannakopoulos che servivano capitali per strutturare l’attività e allora l’unica risorsa possibile fu decidere di emigrare in America per alcuni anni, lavorare per mettere da parte la somma necessaria per poi ritornare a casa. Così fu deciso e così avvenne.
Irene partì per gli Stati Uniti e quando tornò iniziò a costruire l’hotel Aegialis. Irene Giannakopoulos è un imprenditore abile e determinato che ha deciso di promuovere la sua terra, nell’interesse della sua attività, ma con sentimento e preservando la tradizione e la cultura che definiscono e fanno l’unicità della sua isola. Così 6 anni fa ha creato YPERIA, un marchio che significa Incontro Internazionale della Stampa e dei Media.
Yperia non è sostenuto da fondi statali o regionali, è organizzato, finanziato dallo sforzo congiunto di alcuni piccoli operatori turistici locali, radunati nella Associazione Culturale Tholaria, di cui Irene è Presidente. Yperia accoglie, ogni anno in aprile, cine-operatori, giornalisti, fotografi, esperti di turismo provenienti da tutte le parti del mondo.
Circa 40 invitati che 5 giorni sono ospitati all’hotel Aegialis, sono accompagnati a visitare l’isola, a seguire dal vivo eventi della tradizione e del costume locale, a conoscere la gastronomia, le tipicità e l’artigianato, a seguire le spiegazioni di esperti sulla storia e sull’arte cicladica, a visitare mostre di pittura e di fotografia con soggetti ispirati dalla natura dell’isola, a seguire conferenze e presentazioni di filmati turistici, inclusi quelli realizzati ad Amorgos nelle precedenti edizioni del Convegno e presentati negli spazi del Centro Congressi dell’Aegialis.
Non male per quella bambina a cui erano affidati i cocomeri e comunque un modello di promozione del territorio che fa riflettere, che non attende aiuti e sovvenzioni, si organizza con le proprie forze, flessibile ed autonomo ed i risultati…arrivano.