Cosa vende un ristorante?
Oggi, più che mai, un ristorante vende un’esperienza.
Esperienza fatta di cibo, di accoglienza, di luci, di colori, di odori, di suoni, di gentilezza, di igiene, di location, di personale, di professionalità, di arredamento, di senso di ospitalità, di buon rapporto felicità/prezzo, etc.
Affinché il cliente possa vivere un’esperienza positiva e non negativa occorrerà che in azienda sia “attivata” una buona organizzazione e si respiri un sereno clima collaborativo.
Un buon clima collaborativo presuppone ci sia una buona comunicazione interna voluta e attivata dal leader del gruppo, che solitamente coincide con il gestore del ristorante.
Chi è un leader e che cos’è la leadership? Il termine “leader”, sinonimo del latino “dux”, deriva dal verbo inglese to lead, che significa guidare, condurre, dirigere un gruppo di persone che vengono definite appunto followers, cioè coloro che seguono.
La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che la leadership sia il processo volto a influenzare le attività di un individuo o di un gruppo che si impegna per il conseguimento di obiettivi in una determinata situazione.
Esistono diversi stili di leadership, le variabili che li determinano sono: il capo e i suoi valori, i collaboratori e le loro esperienze, il contesto, la natura e il grado di difficoltà del compito.
Nel 1939 Kurt LEWIN, insieme a due collaboratori, LIPPIT e WHITE, pubblicò i risultati di un esperimento che sarebbe passato alla storia: alcuni adulti furono incaricati di dirigere gruppi casuali di bambini assumendo, di volta in volta, diverse modalità di conduzione del gruppo, quindi diversi stili.
In tal modo si realizzava un particolare “clima”, determinato dalle condizioni sociali e ambientali, all’interno del quale si instaurava una particolare leadership:
• la leadership “democratica”, in cui le decisioni sono generate dalle discussioni guidate dal leader, il quale a sua volta tiene conto delle decisioni del gruppo;
• la leadership “autoritaria”, in cui le decisioni sono prese esclusivamente dal leader;
• la leadership “laissez-faire” (permissiva), nella quale il leader non partecipa direttamente alle attività del gruppo, i cui membri godono così della più ampia libertà di azione.
Risultarono evidenti differenze tra i gruppi a gestione democratica e quelli a gestione autocratica: nei primi prevalse la collaborazione tra i membri e la creatività individuale; nei secondi si manifestarono tensioni, aggressività e, in certi casi, apatia. Nei gruppi con la leadership permissiva, poi, si manifestarono senso di fallimento, frustrazione e aggressività tra i membri e nei confronti del leader.
Nella funzione della leadership, quindi, è importante l’attenzione al compito e al raggiungimento dell’obiettivo, ma altrettanto fondamentale, per il livello di produttività, è l’attenzione all’atmosfera e al clima in cui il lavoro viene svolto. Riflettiamoci su.