Amo scegliere i vini da sola. Amo partire dal vino e poi decidere il piatto in abbinamento. Il mio approccio, lo so, è tutto mio, ma preferisco scegliere in base al mio palato, al momento e alla compagnia. Non sarò mai una grande fan delle cene degustazione, dei “menù fissi” con abbinamenti scelti da altri. Magari saranno anche accostamenti perfetti, ma forse non sono io così perfetta da poterli apprezzare come meritano. Ciò nonostante, se ho la possibilità di incontrare un produttore, ascoltare la sua storia e conoscere i suoi vini -prima attraverso i suoi racconti- e poi degustando, allora che ben vengano le cene degustazione intese come emozionanti momenti di scambio.
Qualche giorno fa partecipato a “Next Stop Sicily”, cena degustazione con i vini dell’azienda Barone di Serramarrocco presso Piccadilly Roma, ed ho avuto la possibilità conoscere Marco Serramarrocco che ha raccontato la sua meravigliosa terra ed i suoi strepitosi vini, tutti di spiccata tipicità. Le aspettative erano alte e non sono state deluse: ad ogni assaggio ho provato un’emozione “siciliana”.
L’azienda è stata fondata nel 2001 da Marco che, dopo essersi laureato in Giurisprudenza a Cambridge, decide di lasciare la sua brillante carriera da avvocato per dedicarsi alla campagna, in particolare, alla produzione di vini di qualità.
Cantina Barone di Serramarrocco è situata a Trapani (la provincia con la più vasta superficie vitata d’Europa) sulla costa occidentale dell’isola, alle pendici del monte Erice a circa 400 m.s.l.m. Un territorio storicamente vocato alla vite: la collina siciliana con aree boschive, terreni con pendenze dolci e particolarmente fertili, di medio impasto calcareo – argilloso, ricchi di scheletro, su cui da secoli si pratica una viticoltura di qualità, complici le escursioni termiche e le brezze marine provenienti dalla costa, che stemperano le temperature estive e mitigano l’inverno. È la prima azienda a godere della DOP nella zona di Erice.
Marco ha da sempre favorito la qualità alla quantità privilegiando un’alta densità per ettaro a cui corrisponde una bassa resa per pianta, esaltando così il patrimonio organolettico delle uve coltivate. Adotta tecniche moderne che favoriscono un’agricoltura priva di pesticidi con trattamenti ridotti al minimo, rame e zolfo, in genere 2 o 3 volte l’anno. Utilizza un’irrigazione di soccorso grazie alla presenza di un lago naturale di 45 mc, inducendo “sofferenza” alle piante, spingendole così ad approfondire le proprie radici. Investe nella zappatura, che ha un costo importante, proprio perché sostiene che sia essenziale smuovere il terreno e dare così una giusta ossigenazione. Vieta la meccanizzazione perché ritiene che l’abilità dei vendemmiatori nell’individuare i grappoli giusti da raccogliere (secondo l’esperienza) sia insostituibile.
I vitigni coltivati sono: Pignatello, Nero d’Avola, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Zibibbo, Grillo ed altre varietà autoctone a scopo sperimentale, il tutto allevato a Guyot doppio, quello di tipo bordolese. La vigna di Serramarrocco si distingue in cinque “Crus” così denominati: Vigna del Capitano, Sammarcello, Sammichele , Sakkara e delle Quojane.
Il sommelier Fabrizio Lauria, proprietario di Piccadilly Roma, ha fortemente voluto i vini del Barone di Serramarrocco per presentare al pubblico le diverse sfumatura di una terra stupenda, interpretate da una realtà vitivinicola meravigliosa.
Veniamo alla degustazione, un vero e proprio viaggio sensoriale in Sicilia.
Antipasto: mini parmigiana, arancino su salsa aioli, crostini con acciughe
In abbinamento: Quoiane di Serramarrocco 2016
Quojane è uno zibibbo in purezza. In dialetto locale quojane significa poiane (uccelli rapaci diurni simili ai falchi) e il nome del vino è dovuto proprio alle poiane che nidificano tra i filari della vigna.
Di colore giallo paglierino tendente al dorato, si distingue per persistenza, intensità e complessità dei profumi di agrumi, cedro, frutta candita, albicocca, mela verde che si fondono con sentori di fiori di zagara, lavanda e menta, esaltandone la balsamicità silvestre. Bouquet intenso e un finale lungo ammandorlato. Grande corpo, sapidità equilibrata e dosata acidità. Un vino elegante che rappresenta al meglio il terroir della Serramarrocco.
Note: abbinamento pensato per reggere la nota sapida del piatto con una nota floreale e aromatica dello zibibbo vinificato in secco.
Primo: trenette con acciughe, pangrattato ostato e finocchietto selvatico
In abbinamento: Grillo del Barone 2016
Vino prodotto con il 100% di uve Grillo da uve raccolte nel vigneto delle Quojane. Vinificato in acciaio, è caratterizzato da un colore giallo paglierino con riflessi oro verdolino, si distingue per l’intensa composizione varietale degli aromi di frutta e agrumi tipica del territorio e per la sua siciliana mineralità. Una vendemmia con perfetta maturazione delle uve. Un vino complesso ma decisamente “piacione”.
Note: piatto aromatico con note sapide e dolci, matrimonio perfetto con il Grillo del Barone.
Secondo: tataki di tonno in crosta di pistacchio con tortino di scarola
In abbinamento: Barone di Serramarrocco 2012
Grande rosso siciliano, il Barone di Serramarrocco, superba espressione del Pignatello raccolte manualmente nella “vigna del Capitano”, rara ed antica varietà del territorio trapanese.
Colore rosso rubino, al naso molto intrigante con i suoi profumi di frutti rossi e maturi, note di liquirizia, tabacco, cioccolato vanigliato e profumi boisè. La ricchezza estrattiva e la complessità degli aromi balsamici di macchia mediterranea si esprimono al palato, con equilibrio ed armonia grazie ai tannini morbidi che sorreggono il bouquet fruttato in un lunghissimo finale.