Il nome arriva dal più famoso liquore prodotto in Cina. Il Mao Tai viene distillato dal sorgo fermentato nelle province del Sud Ovest, dalle parti del Guizhou. Proprio qui, una quindicina di anni fa, è nata la passione di Mark Barnett per i grandi sapori d’Oriente. Un americano tranquillo, che sognava le nuances vietnamite e le suggestioni cambogiane – in cucina – anche tornato nell’opaca provincia americana. Poi arrivò l’occasione, e Mark, sorriso a 64 denti e fisico da ristoratore professionista aprì il suo locale a Londra. Poche regole, ma una disciplina interna da rispettare alla lettera: personale in cucina (e in sala) esclusivamente orientale, scelta dei menu capace di andare oltre le consuetudini da guida Routard dell’Indocina, atmosfera come se ci si trovasse ad Hanoi il giorno di Capodanno e domani radessero al suolo la città con le bombe. L’obiettivo? Presentare allo snob (e a volte confuso) pubblico di Londoners una cucina “panasiatica”. Dopo parecchi anni di successi, lo scorso ottobre il locale ha subito un restauro. Le lacche rosa hanno lasciato spazio a un arredamento più hard, tutto nero e antracite. “Un po’ sadomaso”, spiega Mark Barnett, tra il serio e il faceto. Mao Tai è a Fulham, quartiere di Londra con la freccia in su, ed è stato ricostruito dopo un incendio avvenuto nell’aprile 2007. Elegantissimo, si diceva, ma non pretenzioso, sembra uscito da un romanzo di Graham Green sul Triangolo d’oro. Pesca – rigorosamente con le bacchette – dalle cucine nazionali di Hong Kong e della Malaysia, passando per Giappone e Thailandia. No, non è una follia. Nel senso che i menu sono costruiti con una logica legata più ai rapporti tra i sapori che alle tradizioni nazionali. Il risultato è un mix molto omogeneo di portate easy seguite da quelle di struttura, di leggerezza calviniana e ricerca. Mark Barnett a Londra ha sposato un’inglese e insieme hanno doto sfogo alla loro passione per l’arte culinaria di mondi lontani. Nel frattempo, i due hanno anche acquistato un po’ di terreni dalle parti di Montalcino. Non si sa mai, magari un giorno porteranno le delizie d’Oriente anche sui colli toscani… Al Mao Tai il tour inizia con grande soddisfazione dal cocktail bar, che esegue strepitosi drink, vecchio stampo e innovativi. Il più famoso è il Martini con chili e citronella, ma molti sono da provare: dal Jack Wantanabe, un cocktail con sake, lime e arancia, all’Iced Berries, un indimenticabile mix di spirits e frutti di bosco. Poi si passa al tavolo, dove a stupire sono soprattutto i dettagli, gli arredi, l’oggettistica di design. Da non perdere i dim sum, appetizer di origine cinese al vapore. Tanto buoni da aver vinto anche il premio Uk Best Dishes nel 2007. Poi non resta che farsi guidare tra roll vietnamiti di gamberoni crudi alla menta, vitello Tobaniaki con i funghi e tempura di granchio. La pancetta proposta nel Crispy pork belly è croccante e riempie la bocca – e il naso di profumi, il merluzzo nero con miso caramellato è un piatto alieno e affascinante. Ah, non c’è da spaventarsi per i costi. Mao Tai resta piuttosto cheap, a meno che non puntiate da tempo quella bottiglia sullo scaffale più alto, quella di sake biologico Yamahai Junmai Ginjo Nanago…
MAO TAI
58 New Kings Road, SW6
Londra
Tel. 020 7731 2520