Possibile mangiare in modo salutistico e gustoso? All’Impossible la quadratura del cerchio pare riuscita perfettamente. Ad Auro Bucci (al centro nella foto accanto) e la sua brigata è “bastato” sposare la mediterraneità della cucina italiana – per l’80% vegetale – con la filosofia e i rimedi della millenaria medicina giapponese. Un macrobiotico saporito oltre che salutista sembrava una sfida Impossible per l’appunto, eppure tenacia, caparbietà, senso della sfida e credo assoluto nelle proprie convinzioni hanno sortito l’effetto desiderato. Auro si scopre chef a trentadue anni dopo aver fatto i mestieri più disparati e senza un fondamento scolastico nel settore, ma riesce ugualmente a dar sfogo alla sua passione rimasta latente fin dall’età di tredici anni, quando spendeva la sua paga duramente racimolata durante il lavoro estivo, passando da un ristorante all’altro per degustare quanto di meglio poteva offrire la gastronomia d’allora. Impegnato negli ultimi dieci anni nella gestione del ristorante “La Clotz” in Val Ferret, a fine 2008 cede l’attività e si prende un anno sabatico per girare tra Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Israele in cerca di novità e idee da mettere in un nuovo progetto. Trova invece molte conferme alla propria filosofia culinaria da sempre improntata al biologico e biodinamico e da circa due anni l’Impossible è diventata la sua nuova creatura, dove è riuscito a fondere cibo e filosofia orientale in una serie di pietanze. “Noi siamo il risultato di quello che mangiamo” e partendo da questo principio, che impone l’uso di materie prime di assoluta qualità, nella cucina di Auro si aggiungono prodotti naturali appartenenti alla tradizione curativa del Sol Levante. Ecco che una “Millefoglie di spinaci e baccalà marinato, con salsa al balsamico di Modena” (foto 1) nasconde, tra gli ingredienti, succo di prugne umebosci: un toccasana digestivo. Oppure nel piatto vegano di “Ravioli ripieni di capperi, olive e porri su salsa di broccoli e sandwich di tofu” (foto 5) l’alga Nori ricopre il tofu insaporendolo. Il notevole consumo di miso e di oli vegetali e le selezioni di farine di riso, mais, quinoa e avena per la produzione della pasta fatta rigorosamente in casa, garantiscono anche una cucina gluten-free, da non sottovalutare in un mondo sempre più popolato d’intolleranti. Citiamo anche tra i piatti da provare la “Crespella vegana con seitan al curry e verdure in agro-dolce” (foto 2) oppure il “Filetto di maiale alla piastra, marinato al rosmarino con frittella di patate, verza saltata, lardo croccante e sesamo” (foto 3). Per i dolci si preferisce l’uso del malto di riso o del malto di mais in sostituzione dello zucchero, o di farine particolari come nel caso del “Tortino di cioccolato e quinoa con gelato di mandorle e cannella” (foto 4). Anche la carta dei vini è essenzialmente sbilanciata verso produzioni biologiche e biodinamiche rigorosamente selezionate da Marta Bucci (figlia di Auro) con netta propensione verso prodotti dalle qualità gusto-olfattive eccellenti. Non mancano comunque vini di caratura internazionale tra cui molti italiani. Oltre a Marta, in quest’avventura Auro è seguito dalla moglie Donatella Lovisolo e dagli chef Luca Leonildi e Minagawa Takeshi di Osaka. Novanta posti a sedere, raccolti nel caldo abbraccio del sottotetto di legno, rappresentano la capienza massima del locale che apre tutte le sere nella stagione invernale riservandosi una chiusura settimanale in bassa stagione. Non ci sono camere per la notte, ma gli eno-turisti possono approfittare della ricettività alberghiera della splendida Chamonix. In particolare dei numerosi b&b tra cui segnaliamo l’Auberge du Manoir (foto in alto): diciotto camere fruibili tutto l’anno con vista diretta sul ghiacciaio e piccola spa. La sua gestione familiare lo rende l’ideale punto di riferimento per quanti vogliano sentirsi liberi di organizzarsi il tempo delle escursioni tra le bellezze del Mont Blanc; poi alla sera è di rigore una capatina alla maison di Auro, dove mangiare salutistico e gustoso non è più Impossible.