A stagione estiva ampiamente conclusa, il titolare di un hotel quattro stelle romagnolo mi invia due mail ricevute a 15 giorni di distanza l’una dall’altra.
In una di queste, una signora conferma il soggiorno della propria famiglia con la richiesta di alcuni servizi che descrivo solo per sommi capi: cambio delle lenzuola e degli asciugamani tre volte al giorno perché “la bambina di un anno sporca quando sta in camera” e quattordici ricette per pranzi e cene della piccola con indicazioni tipo: ”200 ml di brodo fatto con zucchine, carote, cipolla, filtrato, più 9 cucchiaini delle verdure tritate, 3 cucchiaini abbondanti di mais e tapioca, due fette di prosciutto cotto tritato senza grasso, due cucchiai di parmigiano, tre di olio evo e mescolare almeno 15 volte. Oltre al seggiolone, preparare 8 cucchiaini perché la bimba li butta a terra continuamente”. Seguono indicazioni quasi analoghe per i pasti del cane (l’albergo ne consente l’accesso).
L’altra mail arriva appena terminato il soggiorno della signora di cui sopra, e dice: “Gent.mo Sig. Paolo, complimenti a tutto lo staff, gentile, accogliente, professionale, impeccabile (…).
Ci spiace però comunicarvi che non siamo riusciti a goderci nessuno degli ottimi cibi da voi preparati perché le urla dei bambini erano veramente eccessive e avevamo solo voglia di mangiare e scappare al più presto. I bambini ci piacciono (abbiamo due figli e due nipoti) ma davvero non capiamo come gli stessi genitori non intervengano per non fare urlare i figli senza motivo”.
Ognuno tragga le conclusioni che crede (la mia è che il problema sono i genitori, non i bambini) ma a tutto questo c’è un seguito gustoso che desidero annotare: pochi giorni dopo la conclusione del soggiorno di queste famiglie, una signora russa scende alla reception portando la lista di almeno 20 ingredienti a cui si dichiarava intollerante e chiedendo la sostituzione del materasso con uno di una marca da lei specificata e l’asportazione di tende e tappeti, cause allergie.
Il proprietario (forse un po’ provato) le ha chiesto più perentoriamente che gentilmente di fare i bagagli.
Una soluzione al problema delle pretese eccessive e della maleducazione non esiste, ma propongo ciò che in altre nazioni già è diffuso, ossia una black list dove segnalare gli episodi sgradevoli e i nomi dei clienti dannosi.
Per la serie: “Se li schedi, li eviti”.