Finita da poco la vendemmia, ho deciso di non parlare di vino, bensì di acqua, senza la quale non ci sarebbe vino.
Tanta acqua. Da 200 a 400 litri per ogni litro di vino prodotto con il nostro sistema agricolo che integra le piogge con l’irrigazione, fino a 680 litri in Australia, Cile, California, dove si impiantano vigneti a prescindere dal clima locale e dove, di conseguenza, si irriga massicciamente.
Il vino non ha colpe particolari: per un chilo di riso ci vogliono infatti 2500 litri d’acqua, per un chilo di orzo per birra 1420 litri, 125 litri per una sola mela, 5990 litri per un chilo di carne di maiale e ben 16000 per 1 kg di carne bovina, 8860 litri per un chilo di the.
Questi calcoli si chiamano impronta idrica e servono a stabilire il quantitativo di acqua che è stato utilizzato per produrre ogni tipo di alimento.
Esiste anche un’”impronta carbonica” atta a misurare quanta Co2 viene sprigionata nell’ambiente tra produzione e trasporto (per ogni litro di vino australiano importato in Italia, 9,4 chili di petrolio consumato e ben 29 kg di Co2!)
Ciò detto, possiamo affermare almeno due concetti fondamentali: 1) una bottiglia di vino, acqua, vetro, tappo e trasporto compresi, non può costare uno o due euro, se non speculando, come avviene nei casi di caporalato, sulla pelle dei braccianti agricoli e sui compensi conferiti ai viticoltori.
2) In un mondo dove 1 miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, dove 2 miliardi e mezzo di persone vivono senza acquedotti, dove i 2/3 della popolazione potrebbe trovarsi in condizioni di “stress idrico” già entro il 2025 a causa dello spreco delle risorse naturali e al surriscaldamento del pianeta, occorrerebbe trovare sistemi di produzione, stili di vita e di alimentazione più sostenibili.
Ora, io non sono assolutamente una fanatica del km0 perché amo troppo le biodiversità, ma ho cominciato a privilegiare le produzioni italiane, la filiera corta, la stagionalità e soprattutto chi produce cercando di ridurre al massimo l’impatto ambientale.
Se è vero quel che dicono gli esperti, e cioè che il nostro sud diventerà a breve il nuovo Sahara a causa della rete idrica colabrodo, delle scarse precipitazioni e delle fonti d’acqua in esaurimento, credo che ci accorgeremo presto che la nostra miopia non ha senso. Né futuro.
Di Elsa Mazzolini