L’anno 2015 si è aperto con un consuntivo che non invoglia all’ottimismo. I rilevamenti su un campione di 56 tribunali hanno evidenziato il 30% in più di fallimenti dichiarati, un aumento del 21% di ricorsi ai decreti ingiuntivi e il 46% di sfratti per morosità nelle abitazioni.
Intanto, a fronte di una crisi che morde ancora ferocemente, continua la serie di suicidi che però non fanno più notizia o che non sono comunque funzionali all’informazione di Stato, un’informazione asservita a interessi politici ed economici che ci colloca al 65° posto nella classifica mondiale relativa alla libertà di stampa. Siamo anche 86mi nel mondo (35mi in Europa) nella classifica che misura la libertà economica, con un livello di corruzione da paura, una spesa pubblica tra le peggiori in assoluto, un sistema giudiziario tra i più lenti e imprevedibili; siamo la Patria della contraffazione, della scarsa tutela della proprietà intellettuale, di una tassazione usuraia, di un’impossibile accesso al credito, di una burocrazia delle istituzioni che moltiplica a dismisura quella privata, di leggi che allentano inspiegabilmente la presa sui misfatti finanziari cosiddetti minori e sulla microcriminalità; siamo la nazione dei mancati investimenti in cultura e ricerca, della inesistente tutela economica di anziani e minori, di una speculazione edilizia che mina ogni giorno di più l’ambiente e il futuro dei nostri figli, del crollo verticale dei valori e dei principi di solidarietà sociale. Tutto questo, e non la congiuntura negativa in corso, ha distrutto il 15% del nostro invidiabile settore manufatturiero, ha fatto scomparire 35.000 aziende in pochi anni, ha prodotto il record europeo del 14% di disoccupati, il 44% dei quali nella fascia giovanile.
Il nostro è un Paese vecchio che ha stratificato e radicalizzato i propri mali, elevandoli a sistema. Ci vorrebbe una cura da cavallo per estirparli prima della rovina totale. Invece la testa del Paese, piuttosto che mettere sotto cura la parte malata del proprio corpo, ammala la parte sana di sé, quella che ancora produce e paga un prezzo esorbitante per la propria sopravvivenza, rubandole ogni risorsa, annichilendo ogni speranza, svilendo e umiliando ogni sforzo.
La storia ci ha dimostrato che al buio del Medioevo, segue la luce del Rinascimento.
L’ultimo sforzo ancora possibile, sarà dunque quello di crederci.