Quando si pensa al mese di dicembre viene subito alla mente la tradizione, le feste e lo stare in famiglia. Occasioni più o meno formali nelle quali le regole di galateo ed il bon ton ci possono essere di grande aiuto per affrontare diverse situazioni, soprattutto quelle in cui ci possiamo sentire a disagio.
Sia che siamo anfitrioni che invitati, bisogna che osserviamo alcune norme per risultare persone rispettose e per essere rispettati.
Le cose da fare e non fare per invitare, accogliere, ringraziare e servire gli ospiti: affrontiamo qui alcuni passi fondamentali sull’arte dell’accoglienza. Tutto parte da un invito che può essere fatto in diverse maniere. Spesso si ricorre all’uso del telefono, una forma meno aggraziata rispetto all’invito fatto di persona, che sottolinea l’attenzione verso l’ospite e l’occasione. Un modo molto elegante e adatto anche alle occasioni formali è l’invito cartaceo, che possiamo considerare come caduto in disuso, ma che, proprio per questo, può diventare originale e attuale se personalizzato. Questo può essere consegnato a mano, oppure spedito, se vogliamo invitare qualcuno che abita distante da noi. Ricordiamoci di farlo per tempo, particolarmente per i parenti meno stretti e per gli amici.
Momenti come la vigilia o il pranzo di Natale sono legati maggiormente ad una convivialità vissuta in ambiente familiare piuttosto che al ristorante, soprattutto in periodi austeri come questo. In queste occasioni il ristoratore può comunque creare forme di invito, assimilabili a proprie azioni di marketing, per invogliare a trascorrere le festività nel proprio hotel o ristorante. Perché non invitare i propri clienti fedeli con un invito cartaceo che esprima in modo curato ed elegante il nostro calore e la nostra gioia nell’averli come ospiti per queste occasioni? Un gesto semplice, ma di grande efficacia. Da sconsigliare l’utilizzo della posta elettronica per rivolgere qualsiasi tipo di invito, che sia più o meno informale: è uno strumento non adatto e poco garbato per questo genere di avvenimenti.
Da invitati non bisogna mai presentarsi a mani vuote: pensiamo a un dono semplice da offrire, che sia una bottiglia di vino, dei dolci o una pianta da presentare con cura e da porgere, una volta arrivati, alla padrona di casa.
In un ambiente familiare o di ristorazione professionale è importante che gli elementi della tradizione siano presenti anche se in dosi differenti. In queste occasioni è meglio non essere troppo alternativi sia nella decorazione e presentazione della tavola, sia nell’ambiente.
Si possono non utilizzare colorazioni tipiche del Natale come il rosso e l’oro; un’alternativa può essere rappresentata da runner posti su tovaglie dalle tonalità chiare. Se abbiamo un bel tavolo in legno o in vetro, possiamo non utilizzare la tovaglia, ma solo il runner o, in alternativa, delle eleganti tovagliette americane. Per decorare, utilizzare dei centro tavola non troppo alti per evitare che ostacolino la conversazione: è una di quelle poche occasioni dove il fiore reciso può non apparire, per far posto ad elementi naturali che richiamano l’atmosfera invernale nei profumi e nei colori. Possono ad esempio essere utilizzate delle bacche, delle erbe aromatiche come il rosmarino, delle spezie come la cannella, della frutta come le arance da decorare con chiodi di garofano o, perché no, dei simpatici biscottini di pan di zenzero o di frolla da poter donare agli ospiti a fine pasto.
In una cena o pranzo informale in famiglia cerchiamo di stuzzicare la curiosità degli ospiti: un esempio sono delle piccole bowl di vetro nelle quali imprigionare delle essenze da scoprire, il tutto decorato con neve finta. Si può spaziare con la fantasia senza appesantire la tavola con troppi dettagli che creerebbero solo confusione e non un senso armonioso di eleganza.
Ricordiamoci sempre alcune regole base dell’accoglienza. All’arrivo dell’ospite al ristorante si porgerà un augurio adeguato, non dimenticando di sorridere, mentre un cameriere prenderà il soprabito e un altro addetto accompagnerà gli ospiti al tavolo.
Spesso si vedono cappotti e giacche appese a vista nella sala ristorante: questo è assolutamente da evitare, sia per lo sgradevole impatto visivo, sia per non inzuppare di odori i soprabiti.
Quando si parla di Natale non ci si può scordare certo dei bambini che, a volte, sono difficili da gestire per le loro necessità. Il consiglio se sono tanti e se la maggior parte ha meno di dodici anni è quello di farli accomodare in un tavolo separato e, se la cena dovesse protrarsi fino a tardi, di farli iniziare a mangiare prima degli adulti. Se sono pochi, allora siederanno con i genitori e saranno serviti per primi in modo da non farli spazientire. Al ristorante possiamo prevedere per i nostri piccoli ospiti uno spazio dedicato a loro con un’animazione specifica che li segua durante il pasto e sviluppi delle attività ricreative coinvolgenti, in modo da permettere ai genitori di restare seduti al tavolo in tranquillità.
Quando disponiamo i nostri invitati a casa (compito della padrona di casa) non dimentichiamo che il principio base è rendere l’ospite il più felice possibile sia per la scelta della sua collocazione a tavola, sia per la compagnia. Se non conosciamo l’invitato in maniera profonda, andiamo a rigor di logica: sarà bon ton dell’invitato non disquisire sul posto assegnatogli.
In casa o al ristorante rispolveriamo le precedenze del servizio. Come accennato, i bambini avranno la precedenza se siedono con gli adulti, ma solo in queste occasioni meno formali. La precedenza spetta solitamente alle donne, poi agli uomini in base all’età, prima i più anziani fino ad arrivare ai più giovani. Se vi sono uomini di chiesa, politici o alti funzionari, spetterà loro la precedenza nel servizio.
Da invitati ci potremmo trovare in cene o pranzi formali di lavoro per la chiusura del bilancio annuale, dove si prevedono mise en place corpose, composte da svariate forchette (ricordiamoci la scena del film Titanic nella quale la miliardaria Margaret, “Molly” Brown, suggerisce a Jack, Leonardo di Caprio, di iniziare sempre dall’esterno). La posateria posta nella parte superiore dinnanzi al piatto è dedicata al dolce. Per i bicchieri, da destra a sinistra, troveremo prima il bicchiere da vino bianco, poi quello da vino rosso e per ultimo quello da acqua, in ordine decrescente di grandezza.
Il galateo ci ricorda, come regola, quella di non usare il “buon appetito” in quanto è un augurio che riconduce al solo desiderio di sfamarci e dunque sminuisce il momento di convivialità ad un bisogno fisico; se altre persone sedute con noi ci rivolgono queste parole, è bene rispondere cortesemente con un: altrettanto.
Piatto della tradizione natalizia per gran parte delle tavole italiane sono i tortellini o cappelletti in brodo. Qui il galateo è chiaro: non si soffia sul brodo, come su altre sostanze calde, in quanto atto di maleducazione. Monsignor Della Casa scrive: “Perciò che si dice che mai vento fu senza acqua…” l’alito è vapore acqueo, quindi teniamolo per noi prima di invadere le pietanze altrui. Non si fa rumore quando si sorseggia qualcosa di liquido e, se dovesse rimanere un po’ di brodo, è meglio inclinare il piatto verso l’esterno aiutandoci a raccoglierlo con il cucchiaio. Se nel menù è presente della pasta lunga, non si utilizza mai il cucchiaio per arrotolare gli spaghetti o le tagliatelle con la forchetta, quindi questo non si deve predisporre neanche nell’apparecchiatura e sarebbe scortese chiederlo. Non si domanda alla padrona di casa una posata se non prevista nell’apparecchiatura, come è maleducazione chiedere il sale, sinonimo di poco gradimento di ciò che è stato preparato per noi.
Se per la vigilia, come tradizione, si prepara un menù di pesce, nella mise en place seguiamo il galateo utilizzando le posate apposite che stanno brutalmente scomparendo dai nostri ristoranti. Non dimentichiamo che il tovagliolo va posizionato sempre a sinistra del piatto, di fianco le forchette verso la parte esterna. Se siamo a casa, cerchiamo di prediligere i tovaglioli di stoffa a quelli di carta. Nei ristoranti evitiamo forme arzigogolate dei tovaglioli: più particolare sarà la forma data al tovagliolo, maggiore sarà stata manipolazione da mani che non sono le nostre. Quindi, conferiamoli una forma classica con poche pieghe o lasciamolo nel posto che gli spetta, di fianco alla posateria.
Da buon invitato bisognerà sapersi destreggiare anche nella conversazione; Monsignor Della Casa nel suo Galateo ci riporta alcune regole: “Né a festa né a tavola si raccontino istorie maninconose, né di piaghe né di malattie né di morti o di pestilentie, né di altra dolorosa materia si faccia mentione o ricordo”.
Dunque evitiamo di parlare di cose tristi, di denaro, di chiedere a una persona se è fidanzata o meno, di mortificare il vegano o il parente più grande bacchettandolo su ciò che mangia per via del suo colesterolo alto e così via, creeremo solo situazioni imbarazzanti e non utili al clima conviviale.
Dulcis in fundo, i regali.
Con un po’ di fantasia potremo fare felici tutti i nostri ospiti, sia al ristorante che a casa propria, confezionando qualcosa di carino da lasciar portare via. Oltre ad un centro tavola/cadeau, come detto in precedenza, possiamo pensare a qualche dolce regalo, appunto: praline di cioccolato incartate, un macaron rosso e oro in una scatolina di cartone oppure piccoli lavoretti manuali come degli origami che riprendano il tema natalizio.
“A Natale si è tutti più buoni”. In un periodo in cui l’avidità sembra essere una delle peggiori comuni forme di maleducazione, non dimenticatevi mai di ringraziare tutto lo staff che lavora per la vostra attività. Dovete sempre far sentire il vostro luogo di lavoro come un bell’ambiente sereno, dove poterci lavorare rappresenti un privilegio. Un dono più o meno originale sarà sempre ben accetto soprattutto quando viene esteso a tutta la famiglia del dipendente.
È concesso fare “Cin-Cin”?
Il rito del brindisi affonda le radici nell’antichità. È presente nella maggior parte delle culture e ha la funzione di auspicare qualcosa di buono verso persone, ricorrenze, accordi o altre occasioni. Il brindisi è un bel momento che corona la festa. Sembra che la pratica di far toccare i bicchieri fra loro sia nata nel medioevo dove tale gesto permetteva lo scambio di un po’ di liquido fra i commensali, in modo da appurare che non ci fosse veleno: costituiva dunque un atto di fiducia reciproca.
Il termine brindisi deriva dal tedesco bring dir’s, cioè “lo porto a te”, come forma di saluto esportato dai Lanzichenecchi in Spagna, che si trasformò in brindis, divenuto poi brindisi in italiano. Molto diffuso un tempo anche il termine Prosit che deriva dal latino con il significato di “sia a tuo favore, a tuo giovamento”, quello che oggi possiamo tradurre “alla salute” o come dicono i francesi “à votre santé”.
Ma veniamo al “Cin-Cin”. Questa esclamazione sembra derivi dal termine cinese qǐng qǐng che significa “prego prego”, utilizzato come saluto scherzoso dai marinai di Canton e poi esportato nei porti europei. Dato che ricorda, come forma onomatopeica, il tintinnio dei bicchieri, fu adottata proprio per il brindisi. Tale termine però sembra avere anche un significato imbarazzante in alcune lingue orientali, quindi facciamo attenzione a dove e a quando lo usiamo. Come per il “buon appetito”, seguiamo le norme di bon ton, dunque, se gli altri commensali pronunceranno la parola “Cin-Cin”, uniamoci anche noi senza far notare nessun disappunto. La cosa migliore è alzare il bicchiere verso il festeggiato o i commensali senza sbatterlo e augurare un semplice: “Salute”.
Un errore che è spesso ricorrente riguarda la scelta del bicchiere adatto per questo momento. La flûte è indicato per lo champagne o per gli spumanti secchi, mentre la coppa è appropriata per gli spumanti dolci, in modo da evidenziare il loro perlage. Se verranno servite entrambe le tipologie di spumante, possiamo optare per un bicchiere che costituisca un buon compromesso fra i due.